Capitolo 8

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CHRISTIAN
Tenere a bada i ragazzi che si avvicinavano alla mia Sally era un impresa a dir poco ardua. D'altronde, se fossi stato al loro posto, anch'io non avrei esitato nel metterle le mani addosso. Avrei voluto che le cose fossero più semplici. La verità era che Sally non mi avrebbe mai perdonato, o almeno, non del tutto. Perdonava facilmente, è vero, ma non dimenticava con la stessa facilità. Anzi, non lo faceva mai. Ero stato troppo impulsivo quella sera. Non era il momento giusto per parlare.
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Il giorno del trasloco fu decisamente movimentato. Le ragazze, o meglio, Sara, era davvero pignola. Credo che il pavimento si sia consumato a forza di cambiare la postazione del divano. Alla fine decidemmo che addossato al muro del salotto, andava bene. L' appartamento era spazioso, d'altronde saremmo stati in tanti a convivere. L'idea di passare più tempo con Sally mi eccitava come un bambino il giorno di Natale. Avrei avuto più tempo e modo di recuperare. Era stata abile nell'evitare il mio sguardo, ma io la lasciai fare. Non mi andava di discutere con i nostri amici presenti, perció questa volta aspettai. Dopo aver portato le cose più pesanti, come il televisore che apparteneva ad Alessandro e alcuni utensili domestici, ci fu una vera e propria corsa per accaparrarsi la stanza migliore.
«Non è giusto! Siate gentiluomini per una volta e lasciateci la stanza più grande.» piagnucoló Sara. « Voi donne tirate fuori la questione della parità dei sessi solo quando vi fa comodo!» disse Luca scherzando. Sara e Sally lo ignorarono e si stabilirono definitivamente in quella stanza. Effettivamente quella era l'unica camera che possedeva un letto matrimoniale, e io non avevo intenzione di dormire con uno dei ragazzi, perció non obiettai.
Vi erano altre due stanze: in quella più vicina al bagno - con i due letti singoli -  si stanziarono Luca e Alessandro, dal sonno più leggero. La stanza in prossimità della cucina, nonchè di fronte a quella delle ragazze - spettava a me,Stefano e Marco, dal sonno più che pronfondo. Non avremmo avuto problemi con il vociare mattutino proveniente dalla cucina. Stefano propose una serata in casa per festeggiare la nuova grande convinvenza. Il trasloco ci aveva sfiniti: avevamo lavorato un giorno intero. «Io ci sto.» disse Sally dal divano su cui era stesa. «Anche perché domani è il mio primo giorno di lavoro e al momento non riuscirei a muovere neanche il mignolino del piede.» «Da quando in qua tu lavori?» le chiesi sorpreso. «Da domani?» mi rispose lei con fare ovvio.

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La maggior parte di noi aveva esagerato con il vino, ma dopotutto rendeva l'atmosfera ancora più allegra, perció andava benissimo così. Ad un certo punto Alessandro si alzó in piedi barcollante sulla sedia per catturare l'attenzione di tutti e dopo essere quasi caduto due volte, finalmente, riuscì a parlare. «Ragazzi so che quest'appartamento è già pieno,ma mio cugino sta avendo alcuni problemi e non posso negargli l'ospitalità. È una situazione temporanea, non preoccupatevi.» e terminó il discorso ruttando. Probabilmente il cugino di cui stava parlando era Giacomo, un paio d'anni più grande di noi, ma con una testa decisamente fuoriposto. Era terribilmente incasinato. Un tipo tutto tatuaggi e muscoli. Bisognava riconoscere che aveva il suo fascino, anche se era una grandissima testa di cazzo. «Non ci sono problemi.Se tuo cugino è in difficoltà, è nostro dovere aiutarlo.» Odiavo e amavo al contempo questo lato di Sally. Era dolce come un agnellino con qualsiasi essere vivente, e si fidava da subito. L'aveva fatto anche con me due anni prima, ma io sono stato uno stronzo. Avevo perso la possibilità di ottenere lo stesso trattamento che riservava agli altri. In un'altra circostanza sarei stato fottutamente felice del fatto che mi trattava diversamente, ma non riuscire più a farla ridere e guardarmi come faceva due anni prima, mi stava uccidendo.

Non amarmi solo d'estateWhere stories live. Discover now