Capitolo 16

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CHRISTIAN
«Dicevi?» le sussurrai all'orecchio e nel contempo mi perdevo in lei. «Ti prego.» imploró. Era tutto maledettamente eccitante. Eravamo esposti alla mercè di chiunque avrebbe deciso di recarsi in spiaggia. Ne dubitavo fortemente, dato che erano le undici passate. «Ritira quello che hai detto prima.» Facevo fatica io stesso a controllarmi. «Lo ritiro! Ma vai più veloce, ti prego..» Soddisfatto e paradossalmente al limite della sopportazione, aumentai il ritmo all'inverosimile e fui costretto a tappare la bocca ad entrambi con un bacio mentre contemporaneamente giungemmo all'apice del piacere.

«Non avevo neanche termini di paragone.» disse lei sfinita sulla sabbia. Scoppiai a ridere e con me il mio cuore, che amava sapere che fossi stato l'unico per lei. «Mai mettere in dubbio le capacità di un uomo a letto.» «Quanto sei vanitoso.» Sally poggiava la testa sul mio petto, che, ancora provato dalla dimostrazione di prima, si alzava e si abbassava velocemente. «Chris?» «Mmh?» «Ti amo.» Il cuore scoppiò un'altra volta. Una strana sensazione si diffuse nella mia pancia. Ero diventato un femminuccia cazzo. «Lo so.» «Sei anche presuntuoso.» «Troppi complimenti in una sola sera.»
***

Erano passati un po di giorni dall'uscita con Sally e, di conseguenza, dal sesso sfrenato in spiaggia. Notavo in lei dei cambiamenti, riguardanti non solo l'umore, ma anche l'aspetto fisico. Ultimamente passava molto tempo in bagno ed il suo colorito pallido dovuto alle frequenti nausee iniziava a preoccuparmi. Non pensavo che un'influenza potesse durare cosí tanto. Era in camera con Sara, e casualmente riuscí a captare alcune parole passando davanti la loro porta.

«Quand'é stata l'ultima volta che hai avuto il ciclo? Sappi che c'è un'alta probabilità che tu sia incinta.»sentí dire dall'amica. Mi fermai immediatamente, con gli occhi sbarrati e l'ansia che mi attanagliava il petto. Io padre? Ma scherziamo? Sapevo che origliare non era in cima alla lista di cose giuste da fare, ma in quel momento non me ne fregava un cazzo.

«Non lo so..non mi ricordo..non sono mai stata attenta a queste cose.. È sempre stato un po irregolare.» la sua bellissima voce in quel momento era colma di paura.

«Te la senti di andare in farmacia e toglierti il dubbio?»

Non sentí la risposta ma immaginai e sperai che fosse un sí.

Andai in cucina e mi sedetti sul divano blu in attesa che Sally arrivasse. Non le avrei detto niente. Avrei aspettato che fosse lei a dire qualcosa. Ma quando entrò nella stanza, notai il sorriso stampato in faccia che stonava con il tono di voce che avevo sentito qualche minuto prima. Sapevo che quel sorriso era finto. I suoi occhi parlavano per lei. 
Notai anche aveva preso le distanze da me, e quegli stessi occhi fin troppo logorroici e veritieri, si erano posati su di me per non più di tre secondi. Erano cosí profondi che riuscí a leggervi anche la paura. Un emozione che in quel momento condividevo anch'io.

«Noi andiamo a fare un giro. Torniamo tra poco.» annunciò Sara.

«Posso venire anch'io?»

«No Stefano. Sono cose da donne.»

Avrei voluto alzarmi e urlare che un figlio non è un argomento che coinvolge solo la popolazione femminile, ma mi costrinsi a stare zitto.
Abbi pazienza, diceva la mia voce interiore che avrei tanto voluto prendere a pugni. La ignorai cosí come aveva fatto Sally con me, che era uscita senza dirmi una sola parola.

L'attesa mi stava divorando. Dovevo essere comprensivo e maturo. Era un argomento troppo delicato e distante dal mio mondo. Avevo un lavoro certo, ed i soldi non mi mancavano, ma le mie paure non riguardavano il lato economico dell' argomento. Non sapevo cosa significasse la parola padre, il mio mi aveva abbandonato quando avevo otto anni tradendo non solo suo figlio ma anche quella che diceva essere la donna della sua vita. Poco più tardi mia madre intraprese la strada della prostituzione ed io entrai in un mondo poco adatto ad un bambino che aveva solo bisogno di protezione e amore.

Della mia infanzia travagliata Sally ne era a conoscenza prima della nostra seconda occasione. Quello che non sapeva era che facevo ancora parte di quel giro illegale. Tuttavia, quando glielo dissi, mi tolsi un peso.

«Tutto bene amico?» Marco era seduto di fianco a me e mi studiava preoccupato. Annuí e se non ne fu convinto, non lo diede a vedere.

Dopo circa un quarto d'ora - il più interminabile della mia vita - sentí la serratura scattare e poco dopo fecero capolino Sally e la sua amica. La prima bofonchiò un ciao e si diresse in bagno.

«Sapete com'è.. Quando i bisogni chiamano..» tentò di giustificarla Sara. Di lei sapevo ben poco, ma di certo avevo capito che era una pessima bugiarda. I miei amici scoppiarono a ridere e fecero battutine ignoranti sul fatto che da quel momento avrebbero iniziato a chiamarla più spesso. Io mi alzai fulminandogli con gli occhi e feci per raggiungere Sally quando Sara mi chiamò. Ignorai anche lei affrettando il passo e giungendo davanti la porta del bagno. Abbassai la maniglia ma non si aprí. Bussai coprendo i gemiti di pianto che provenivano dall'altra parte.

«Sally sono io. Apri questa cazzo di porta o la sfondo.» Obbedí e quando lo fece mi si spezzò il cuore alla vista dei suoi occhioni coperti di lacrime. Mi sentivo annegare dentro quelle pozze azzurre cosí profonde. Continuava ad essere bellissima comunque.

«Sono incinta.» disse con la voce rotta dal pianto.

«Shh tranquilla. Va tutto bene. Risolveremo tutto insieme.» l'avvolsi in un abbraccio e le sussurravo parole dolci accerezzandogli i capelli. Mentre lo facevo, mi rendevo conto che tutto quello che usciva dalla mia bocca, era vero. Ce l'avremmo fatta. In risposta, lei mi strinse di più.

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⏰ Last updated: Jul 27, 2017 ⏰

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Non amarmi solo d'estateWhere stories live. Discover now