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I sensi di colpa erano la cosa peggiore che gli poteva capitare.

Forse era stato anche per quello,per quel suo persistente avvallamento,che si era proposto come volontario.

Sapeva o almeno tentava di convincersi che quel ragazzino troppo magro non poteva essere il loro principale sospettato.

Sicuramente non sapeva neppure che volesse dire "ammazzare".

Ingoiò il nodo che gli si era creato bevendo frettolosamente un' altro caffè amaro.

Il bicchiere di plastica scottava ancora tra le sue mani.

Erano grandi,spaccate sulle nocche,in alcuni punti persino livide e in quella destra una cicatrice divideva il palmo in due parti.

Guardò il liquido denso mentre il vetro della macchinetta rifletteva la sua figura prestante.

Il senso di colpa era davvero un grandissimo figlio di puttana.

Sentiva come di aver mancato qualcosa,di non essere riuscito ancora a togliersi quel peso dalla coscienza.

Di quei cadaveri che non era riuscito a salvare.

Percepiva come la scomoda consapevolezza che il vero esecutore fosse lontano,irraggiungibile.

Ormai tutti stavano prendendo quel caso con una leggerezza inaudita,tutto quello che desideravano era dare un volto e un nome.

Non sarebbe importato a nessuno se quello fosse stato davvero o no il serial killer.

Desideravano solo scollarsi di dosso quel oneroso fardello che avrebbe potuto rovinare la loro brillante carriera,oppure la pensione.

Ashton avrebbe voluto con tutto se stesso cercare di essere come gli altri.

-infondo lui il suo lavoro lo aveva fatto,era un eroe,aveva preso il "Fotografo"- se la ripeteva come una cantilena,tentando di autoconvincere persino se stesso.

Buttò il bicchiere vuoto nel cestino mirando il bersaglio da quasi due metri di distanza.

Accavallò le gambe portando la testa riccioluta all'indietro.

Si era offerto volontario solo perché il caso era suo,di conseguenza sua era la responsabilità di possibili imprevisti.

Il così detto dieci per cento,Calum rientrava in esso.

Inoltre Ashton non aveva né moglie né figli e per lui sarebbe stato più facile interagire con un ragazzino così giovane.

Bolt e Felix ormai erano adulti,non avrebbe mai avuto la faccia tosta di chiedergli un così grande sacrificio.

Si torturò le piccole pellicine che nascevano alla base dell'unghia,mordendole di tanto in tanto.

Era nervoso.

Ormai Zack lo stava segretamente interrogando da quasi due ore,ancora non sapeva dove li avrebbero mandati.

Gli unici a conoscenza dei dettagli erano loro.

La sua mente era traforata da una miriade di domande e lo scarso uso di sonno lo rendeva paranoico.

Finalmente l'ispettore uscì dalla camera degli interrogatori,gongolante si sedette accanto al ragazzo.

Gli passò un modulo.

«Tutto fatto,il moccioso ha accettato»

Stette in silenzio mentre il ticchettio dell'orologio rimbombava nelle sue orecchie -era due minuti indietro- pensò.

Lucky Boy ⏩Casthon Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora