Tredicesima lettera.

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Ehi, piccolina, sono il tuo papà.

Sei insieme alla mamma? Sta dormendo da tre mesi ormai, in un letto d'ospedale, privo di ogni emozione. Eppure qui dovrebbero essercene tante.

Non voleva scriverti cose brutte, credo che nemmeno avrebbe voluto che io avessi detto che lei è in ospedale ma, fingere che lei sia a casa e che lei stia bene, non rientra nei miei valori.

Eppure nascondo un grande segreto...

Entrambi ci siamo affezionati molto a te, ti stiamo trattando come se esistessi ancora, come se ti potessi offendere. Siamo rispettosi perchè tu sei ancora viva nei nostri cuori.

Thais è immobile. Io la vedo e mi innamoro come la prima volta, quando la baciai in un luogo improbabile e lei mi ricambiò il gesto, intensificandolo con le nostre emozioni.

Sono andato al negozio d'antiquariato, per comprare altri palloncini ma, ridendo e credendomi matto, il commesso mi ha detto che non li hanno mai venduti.

Mi sento uno stupido a scriverti le prime cose che mi vengono in mente, ma tu mi fai star bene, riesco ad essere me stesso a sfogarmi, forse perchè in realtá so che queste lettere non verranno mai lette da nessuno.

Ti prego, Gioia, fa che la tua mamma ritorni da me, ho bisogno di quel "noi", quella semplice parola che ci faceva sentire a casa anche quando non lo eravamo, che ci faceva star bene anche quando lo eravamo.

I suoi mille sacrifici per me, i miei mille sacrifici per lei.

Siamo legati da una forza indissolubile che ci tiene in piedi anche quando siamo a terra.

Ho bisogno della tua mamma.
Io la amo: nonostante tutto, nonostante tutti, nonostante me.

Ottobre, 1999.

"Sentiranno la gioia o il dolore dell'altro. Continueranno a cercarsi e per quanto proveranno a tagliare e lasciarsi tutto alle spalle, quel filo continuerá ad unirli."

Un pugno di pallonciniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora