Vespucci abitava in un palazzo d'epoca a due passi dal Colosseo, un quartiere in cui Roma è vuota nel sottosuolo e bastava il passaggio di un autobus per far tremare le fondamenta, ma i vetri? Le finestre, sebbene blindate, sembrarono sul punto di scardinarsi.
Giancarlo imprecò. «Adesso che c'è?»
«Non è un terremoto» disse con un filo di voce lo scienziato. «L'oscillazione va nella stessa direzione della propagazione. Il movimento è orizzontale, come la velocità».
Sebastian guardò fuori, «Il movimento di cosa? Qui non si vede niente».
Arianna si accasciò su una sedia rivestita di velluto che pareva un trono e avrà avuto cento anni più di lei. «Di altri terribili volatili. Dico bene, professore?»
«No», rispose. « Sono molte le specie che percepiscono questi ultrasuoni. Come i muridi.»
Arianna non lo capì.
Fu Giancarlo a interromperli: «Con muridi intende ratti?».
«Venite!» Sebastian aveva scovato uno schermo a tubo catodico che lo scienziato teneva per terra a sorreggere una teca di calabroni o roba simile.
Il telegiornale mostrava Piazza San Pietro invasa di mosche morte e macchie scure e molto veloci la tagliavano in tutte le direzioni.
Il cronista diceva: L'invasione dei ratti sta generando il caos. Il Governo ha dichiarato lo stato di calamità naturale e le forze dell'ordine sono in massima allerta per far fronte al fenomeno inspiegabile che ha colpito il nostro paese nelle ultime ore. Si stima che le vittime al momento ammontino a più di—
Cambiò canale. Un prete fissava la telecamera con occhi invasati: è l'apocalisse che si avvera. Pentitevi e convertitevi voi che—
Sul canale successivo un gruppo nutrito di uomini con maschere in faccia, le stesse che usa Anonymuos:
Svegliatevi, gente! Ci stanno decimando! È la programmazione Monarch!
Giancarlo spense all'istante. «Ma non lo capite? Questa è disinformazione!»
«E se invece qualcuno avesse ragione?», replicò Sebastian.
Arianna osservò il volto inespressivo dell'entomologo: «Come mai ognuno ha la sua teoria e lei sembra avere in tasca la verità ma non parla? Cosa diceva a proposito degli ultrasuoni?».
«Se anche avessi capito qualcosa non è alla stampa che la direi ma alla comunità scientifica».
«Lei ha il dovere di informare la comunità, sì, ma non è quella scientifica è quella in cui vive!» urlò Giancarlo.
«Ratti enormi!», esclamò Sebastian col cellulare puntato contro la finestra.
«Anselmi, prendi la Panasonic!», ordinò Giancarlo.
Lo scienziato li avvertì: «Non vi conviene uscire là fuori. Le mosche sono durate mezz'ora, i ratti pesano di più, dureranno ore».
Arianna passò la telecamera al caporedattore e si rivolse a Vespucci: «Come se li fa i calcoli? O ci spiega o la smette di terrorizzarci!».
«Più un essere vivente è grande più tempo occorre prima che muoia» le spiegò tornando verso il suo microscopio. «Potrebbe avere effetto anche su di noi» e indicò l'auricolare che Giancarlo portava all'orecchio. «Lei è il più eccitato del gruppo perché finora non ha mai interrotto la connessione. E le onde si propagano.»
Giancarlo mise giù la telecamera e si strappò l'auricolare con una mossa fulminea.
Sebastian non perse tempo: «Dobbiamo scendere in strada, da qui non si vede niente».
«Dici per scappare il più lontano possibile o per salvare il mondo?» fibrillò Arianna, «Perché sulla prima ti appoggio ma per la seconda è già pronto un nograzie!».
«Sei o no una giornalista?», la provocò.
«Io scendo!», s'inserì Giancarlo, telecamera di nuovo in spalla e auricolare schiacciato sotto alla suola della scarpa da tennis. «E te pure, ragazzina! Altrimenti ti licenzio!»
Arianna esplose: «Io voglio scoprire la verità ma non voglio rischiare il culo!».
E Giancarlo: «Prima lezione per la stagista secchiona che pensa di fare informazione dietro a una scrivania: la verità si scopre rischiando il culo! Meno rischi meno sai, meno sai più non servi a niente!».
«No, io non sono di tua proprietà! Ho già abbastanza morti in famiglia che facevano quello che dici te!» urlò lei scappando via dal salone.
Dal corridoio in cui si era rifugiata ascoltò chiaramente la voce di Giancarlo definirla una ragazzina deficiente e d'istinto piazzò un pugno contro il muro. Proprio a lei doveva capitare? Le ricerche, gli studi, la sua decisione di non farsi coinvolgere, tutto inutile se non vai a farti ammazzare per strada? Possibile? E doveva fare la stagista proprio nell'anno dell'apocalisse?
Iniziò a singhiozzare e a parlare da sola: «Non ci riesco, non posso, mi fanno schifo i ratti, sento il prurito dappertutto» e finì in ginocchio. «Non posso, non ci riesco, non so neanche se mio fratello è ancora vivo. Non siamo eroi, non possiamo salvare il mondo noi!».
Gli occhi cristallini di Sebastian le arrivano dritti in faccia, erano gli stessi che avrebbero dato luce alle tenebre e che adesso sembravano incapaci persino di fermare le lacrime di Arianna.
Le parlò calmo, la voce era bassa: «Il mondo non si salva con la maschera e il mantello, Arianna. Il mondo si salva con la verità. E non possiamo scoprirla da fermi».
Muoviti, Anselmi!, si udì.
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LIMITE INVALICABILE
Science FictionCOMPLETA - Storia finalista agli WATTYS 2017 e inserita nell'elenco WATTPAD HQ Primo Piano Italiano. VINCITRICE CONCORSIAMO 2K17 New Entry Arianna, giovane stagista romana, lavora per un quotidiano nazionale. Qualcosa non va e lei è la prima ad...