Le voci e i rumori sovrapposti aumentavano: voci, rumori, boati, voci, rumori, boati. E quando furono insopportabili, l'attenzione di Arianna si concentrò in un punto oltre la spalla di Sebastian ancora chino su di lei.
Lentamente mise a fuoco due oggetti sopra una cassapanca.
Scattò in piedi.
Li afferrò e li mostrò al francese. «Walkie-talkie!».
Un minuto ed ebbe l'attenzione dei presenti.
«Comunicheremo con questi», spiegò di getto Arianna, e si rese conto d'aver quasi gridato. «Io vi seguirò da un punto d'osservazione in alto e vi indicherò la strada. Forse scopriremo da dove arrivano i ratti.»
Giancarlo la scrutò un istante, «Bella trovata per restare col culo al coperto, stagista».
«La signorina non ha torto» intervenne l'entomologo. «Può tornare utile capire se i ratti hanno una direzione. Ho tracciato un algoritmo per i ditteri, se i muridi seguono lo stesso percorso forse posso localizzare la provenienza del segnale».
«Quale segnale?» chiese Sebastian.
La voce di Arianna si alzò ancora: «Il segnale che sta facendo impazzire insetti e roditori: gli ultrasuoni. Da qualche parte qualcuno trasmette».
Sebastian indirizzò su Arianna uno sguardo ammirato.
Al contrario Giancarlo mostrò il solito sarcasmo: «Sei cospiratoria quanto quelli di Anonymous, Anselmi».
«Dovrete fare in fretta» disse Vespucci, «quei walkie-talkie non sono affidabili, li usavo vent'anni fa per non perdermi nelle grotte quando con i colleghi andavamo a caccia di feci di chirotteri.»
«Certo» disse Giancarlo, «a caccia di feci». Mise a tracolla la telecamera e impugnò la ricetrasmittente, «Muoviamoci, francese».
L'entomologo rovistò in un cassettone e tirò fuori un binocolo. Si rivolse ad Arianna: «Venga con me».
*
Arianna seguì Vespucci su per le scale del palazzo con i brividi addosso: un piano dopo l'altro aumentava l'eco della marcia sincrona dei ratti che sembrava salire lungo le pareti, nelle tubature interne, dentro la colonna portante. Arrivati in cima, tre giri di chiave e la porta di ferro che concedeva l'accesso al terrazzo condominiale si aprì.
Lo scienziato tirò fuori un Taser dalla tasca della vestaglia. Disse: «Nessuno le coprirà le spalle, perciò prenda questo».
Arianna lo agguantò ma non spiegò che piuttosto che dare la scossa a un enorme ratto e assistere all'arrosto, l'avrebbe puntata su di sé per svenire prima di essere rosicchiata.
Vespucci le passò anche un cronometro: «Mi ascolti, deve dirmi quanto impiegano a fare un metro. Non ci interessa da dove arrivano» la guardò con tenerezza, «deve osservare dove sono diretti. Il flusso è costante e segue un solo verso, ha capito?».
Lei annuì stordita: la stava davvero aiutando, non l'aveva neanche contraddetta col caporedattore.
«Prelevo qualche campione dal pianerottolo, vedo se riesco ad analizzarli», così dicendo il professore si allontanò.
Sola. Un binocolo e un cronometro al collo, un'arma e una radio in pugno. Sola. Pazza e sola. Incosciente e sola.
Anselmi!
La radio gracchiò provocandole un sussulto.
Che cazzo, dove stai?
Arianna si trattenne dal rispondere a tono.
Uscì sul terrazzo, era sgombro. Nessun ratto. Non le parve vero.
Corse al parapetto.
Per un momento, un solo momento, si dimenticò dell'incarico: aveva davanti Roma.
Da lassù aveva l'impressione di planare sul Colosseo, poteva spiarlo in ogni anfratto segreto, poteva vederlo muoversi e sovrastarla.
Muoversi? Portò il binocolo agli occhi. L'arena ospitava una corsa forsennata di ratti.
Anselmi, rispondi!
Arianna puntò alla strada e individuò Giancarlo. Stava arrampicato su un palo della luce a riprendere il fiume in piena di roditori che gravitava su via di San Giovanni in Laterano.
Cosa vedi?
Da quel palo al successivo correvano tre metri di distanza: azionò il cronometro, scelse un ratto e lo tenne nel binocolo fino a che non lo vide superare il secondo palo, poi bloccò il conteggio.
«Il flusso è diretto a nord!» gridò nella radio. «Dov'è Sebastian?»
L'ho perso!
«Cosa?»
Arianna si sforzò di tenere lucido lo sguardo nel binocolo e spostò frenetica l'inquadratura finché non intercettò un gruppo di persone accerchiate: Sebastian cercava di aiutare quella gente a scappare.
Un tremore le scosse il ventre.
Chiamò Giancarlo: «Sebastian è in pericolo, devi aiutarlo!».
Sei impazzita? Non lo vedi come sto?
Arianna scattò sulla porta, saltò le scale e quasi volò sul corrimano e si affacciò trafelata all'ingresso dello studio: «Professore! Il suo conteggio su un raggio di tre metri!». Mollò il cronometro e corse via.
Dalla tromba delle scale, l'entomologo le urlò: «Dove va? Vuole morire?».
Per un attimo Arianna arrestò la discesa e alzò lo sguardo. «Sebastian ha bisogno d'aiuto!»
Vespucci le apparve colpevole, forse sentiva di non aver fatto abbastanza per loro, meno ancora per il nipote del suo collega.
«Dica a Seb che sono maschi. Sono tutti maschi!»
La notizia accelerò il flusso di adrenalina nel sangue di Arianna.
Mostrò a Vespucci il walkie-talkie. «Lo tenga lei e restiamo in contatto!» e lo lasciò sul gradino.
Poi, terrorizzata, riprese la discesa.
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FantascienzaCOMPLETA - Storia finalista agli WATTYS 2017 e inserita nell'elenco WATTPAD HQ Primo Piano Italiano. VINCITRICE CONCORSIAMO 2K17 New Entry Arianna, giovane stagista romana, lavora per un quotidiano nazionale. Qualcosa non va e lei è la prima ad...