9 - HANGOVER!

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In apparenza, ragionò Arianna, il cielo mostrava i classici effetti del crepuscolo polare, l'evento in cui non si oscura mai del tutto perché il sole scende solo di sei gradi al di sotto della linea d'orizzonte

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In apparenza, ragionò Arianna, il cielo mostrava i classici effetti del crepuscolo polare, l'evento in cui non si oscura mai del tutto perché il sole scende solo di sei gradi al di sotto della linea d'orizzonte.

Ma loro erano in jeep sulla A1, non al Polo.

Per fortuna il mezzo era blindato perché da oltre un'ora facevano lo slalom in autostrada per schivare cervi, pecore, gruppi di volpi o cinghiali che invadevano la corsia. Senza contare gli uccelli che si schiantavano contro il parabrezza ormai ridotto a una frittata di piume e sangue.

Viaggiavano lanciando urla ad ogni chilometro.

«Stiamo calmi», Giancarlo era sudato e sanguinante, «siamo quasi al bivio per Soriano».

Sebastian sospirò: «Basta che la direzione sia questa».

«Ve l'avrò ripetuto almeno dieci volte. Il tuo amico entomologo, prima che la radio smettesse di trasmettere, ha detto Monti Cimini. Il segnale proviene da lì». Giancarlo imboccò lo svincolo. «Quando avremo interrotto 'sto cazzo di segnale ultrasonico metteremo fine a 'sto safari.»

Sebastian replicò: «Allora non avete ascoltato nemmeno una parola di ciò che vi ho spiegato».

«Hai detto che centinaia di balene si sono spiaggiate in Patagonia, in Giappone e in Nuova Zelanda», disse Arianna.

«Che negli Stati Uniti e in Svezia» continuò Giancarlo, «sono caduti dal cielo merli morti a migliaia–»

«Che in Argentina c'è stata un'invasione biblica di insetti, gli Heteroqualcosa...» finì Arianna.

«Heteronychus Arator», la corresse Sebastian.

«Sì, quelli».

«Non c'erano segnali ultrasonici lì!» dichiarò Sebastian. «Non so a cosa serva questo segnale, ma non ha fermato le migrazioni. E di sicuro non le ha causate».

Notizia che scosse non poco l'equilibrio già precario di Arianna.

«Ci siamo!» urlò Giancarlo.

Avvistarono una recinzione che portava il cartello: Centro Ricerca e Smistamento dati. Attenzione! Zona Limite Invalicabile

Al di là troneggiava un edificio in cemento armato che si estendeva in lunghezza, su un piano solo, con ampie finestre ermetiche e un'unica entrata possibile. O visibile.

Una serie di tralicci, ripetitori e maxi-parabole campeggiava su piattaforme sopraelevate a poca distanza.

«Deve essere da lì che lanciano i segnali» disse Giancarlo.

Il francese notò un toro sul limitare del recinto. «Non è prudente scendere».

«Proviamo a suonare? Magari ci aprono» azzardò Arianna.

«Stagista, taci e reggiti forte», Giancarlo ingranò una retromarcia fulminea e si lanciò in quinta contro il cancello, sfondandolo di netto.

«E vai!» urlò invasato.

Con una sgommata che stridé tutt'intorno, inchiodò proprio davanti all'ingresso dove un grosso cartello arrecava con un pennarello rosso la frase:

Qui Hangover!

Si osservarono spaesati.

Scesero prima che mandrie al galoppo penetrassero attraverso il varco lasciato dalla loro entrata trionfale.

Nessuno controllava il perimetro sebbene quella struttura fosse una via di mezzo tra militare e scientifica.

I tre s'infilarono dentro. Il corridoio era asettico e attraversato da maglie di neon fuori uso.

Udirono voci sovrapposte.

Attraverso una porta socchiusa intravidero una fila di monitor che trasmetteva immagini fisse su folle in lotta, animali ammassati a terra e code di Taxi gialli incastrati su strade di città: il fenomeno era accaduto in tutto il mondo, non solo in Italia.

Stavano ancora elaborando lo sgomento quando un uomo in camice bianco spalancò la porta e gli si parò davanti.

«E voi chi diavolo siete?» domandò.

L'alito alcolico e la posa sbilenca suggerivano che si trattasse di uno scienziato alticcio.

Giancarlo non perse tempo: «Stampa! Siete voi che inviate il segnale ultrasonico? Dovete interromperlo!».

Arianna e Sebastian indietreggiarono. Forse il caporedattore era stato un po' troppo avventato.

Lo scienziato fece loro l'occhiolino: «Ve lo fate un goccio?».

Li spiazzò.

L'uomo si diresse all'interno aprendo la visuale a una decina di persone, tutte in camice bianco, che tracannavano alcolici di ogni sorta.

Indicò uno dei monitor e biascicò: «Su Times Square li portavano via in taxi, fino a due ore fa. Avevano finito le ambulanze», scoppiò a ridere. «Poi il satellite ha smesso di trasmettere».

«E il segnale che inviate?» insisté Arianna.

«Ah, il segnale. Sì. Serve a deviare le migrazioni, non possiamo fermarle. Ma dovevamo evitare che seminassero il panico e sbranassero la gente come era avvenuto in altri paesi. Solo che poi quelli non ci hanno capito più niente. La Terra gli diceva di fuggire, noi di fermarsi, e sono come impazziti. E si sono autoeliminati. Abbiamo creato un bel danno all'ecosistema» e di nuovo rise.

«Ma tanto, ormai» disse uno dietro di lui.

Arianna si strinse nelle braccia. «Che significa la Terra gli diceva di fuggire

Lo scienziato allungò loro una bottiglia di Rum invecchiato vent'anni e disse: «Siete in crociera. All'improvviso una folla di topi spunta dal nulla e corre a poppa. Cosa pensate?»

I tre non replicarono e non afferrarono la bottiglia.

Quello rise ancora: «Pensate che la nave stia affondando. Ecco, la nave sta affondando.»


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