8 - Ritirata

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Era  pomeriggio inoltrato, ma sui sedili posteriori della jeep militare i  tre sentivano ancora la morsa collosa di un caldo torrido

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Era pomeriggio inoltrato, ma sui sedili posteriori della jeep militare i tre sentivano ancora la morsa collosa di un caldo torrido.

«Non capisco, fai ricerche sulle migrazioni anomale da tre anni?», Giancarlo frizionò la fronte con cura, aveva una ferita profonda.

Sebastian guardò Arianna prima di rispondere.

«Lo faccio da quando i primi ospedali da campo in Africa furono bombardati».

Nella mente di Arianna l'immagine dei genitori dilaniati divampò come un lampo. Non fece un fiato, ma si spostò leggermente sul sedile per far sapere che era pronta a incassare tutta la storia.

«Ero inviato per Le Monde», continuò. «Seguivo un contingente di pace per documentare lo scempio perpetrato dai separatisti... ma una volta arrivati impiegammo poco per capire che non erano stati loro.»

Ed ecco che un francese semisconosciuto con una qualunque versione della verità stava diventando agli occhi di lei un Messia.

La ricetrasmittente posizionata sul cruscotto gracchiò facendoli sobbalzare.

Tenente Rota, qui base. Tenente Rota, rispondi. Passo.

Guardarono fuori. Nessuno dei militari sembrava aver captato il messaggio.

Quale minaccia spaventava di più Arianna? Sapere che da un momento all'altro sarebbe arrivato l'ordine di giustiziarli o che ogni sua certezza stava per sgretolarsi?

E mormorò: «Se non sono stati i separatisti, chi è stato, allora?».

Sebastian accelerò la spiegazione: «I campi erano stati attaccati e... », esitò, «... mon dieu, faticai io stesso a crederci. La ferocia di felini e volatili senza controllo non aveva lasciato superstiti. Dopo gli attacchi, gli animali migrarono alla cieca e in seguito crollarono a terra morti. Non si trovò mai una spiegazione così il Governo decise di mentire. Insabbiarono la cosa e distrussero tutte le prove con un raid aereo.»

La radio riprese a trasmettere frequenze di richiamo andate a vuoto.

Di nuovo, controllarono l'esterno. Prima o poi uno degli uomini in divisa avrebbe sentito quella dannata radio.

Arianna insorse: «Ma adesso che le migrazioni sono arrivate in Europa e forse anche nel resto del mondo il Governo non può più mentire!».

«Francese, se quello che dici è vero, non c'è tempo da perdere», la mano di Giancarlo era pronta a far scattare l'apertura della portiera, «scappiamo, prima che bombardino anche noi».

Tenente Rota. Tenente Rota, qui base. Passo.

Stavolta la voce metallica scavò un solco nella loro anima.

Sebastian indicò fuori: «Troppo tardi.»

Un ufficiale si stava avvicinando alla jeep.

Ogni suo passo toglieva fiato ad Arianna, come calci in pieno petto.

Il militare spalancò la portiera, s'infilò al posto di guida e mise mano alla radio.

«Parla il tenente Rota. Avanti, caporale.»

Tenente, sono mortificato ma... ha l'ordine di attuare il Codice Omega. Passo.

Silenzio.

Arianna incrociò gli occhi tesi dei compagni.

Rota disse: «Ripetere l'ordine».

Codice Omega, ripeto: codice Omega. Passo.

«Perché l'ordine arriva da te? Solo il Colonnello mi può–»

Il Colonnello Timi... Si è sparato alla... il Colonnello si è ucciso. Mi dispiace, signore. Mi dispiace.

Rota si accasciò sullo schienale con un sospiro.

Tolse il cappello d'ordinanza, lo posò con cura sul sedile.

Restò fermo così per un po'.

Poi inserì la chiave nel blocchetto dell'accensione della jeep.

Li osservò dal retrovisore e parlò piano, quasi sussurrando: «Non attraversate zone rurali. Non attraversate campi aperti. Abbiamo bonificato le città ma non posso garantire che le autostrade e le vie consolari siano sicure. Cani e cinghiali sono stati avvistati in massa nelle periferie. Dio sia con voi».

Detto questo, scese e si allontanò verso i suoi.

Sebastian esclamò: «Ci lascia andare!».

«Così pare» replicò Giancarlo, e schizzò sul sedile anteriore. Quando accese il motore, però, un militare appena ventenne puntò il mitra.

Soldati! Attenti!

L'ordine di Rota confuse il giovane arruolato. Il superiore gli fece segno di lasciar passare l'auto, e questi finalmente abbassò l'arma.

Giancarlo proseguì in una lenta marcia, passando accanto ai soldati bloccati sull'attenti.

«Non so cosa diavolo sia un codice Omega, ma prima hanno sciolto il Governo e passato il potere ai militari e ora...», osservò il tenente Rota agitare la mano per richiamare il gruppo sui convogli, «...e ora hanno sciolto anche loro».

La jeep continuò su via di San Giovanni in Laterano dove sporadici pennacchi di fumo generati dalle carcasse arrostite a terra ricordavano che poco prima c'era stato il caos.

«Ci hanno liberato» mormorò Arianna, «... o abbandonato?».

Giancarlo non accelerò. «Qualunque cosa stia succedendo, sapete che c'è? Prenderemo il Nobel per la Pace e il Pulitzer per la scoperta appena avremo fermato il segnale ultrasonico e ristabilito l'ordine», la sua fronte riprese a sanguinare colando fino all'occhio sinistro ma stavolta la pulì con gesti frenetici.

«Sì, ma quel colonnello che si è suicidato? Non vi preoccupa?» disse Arianna, il volto pallido.

«Io mi preoccuperei del sole, piuttosto» ribatté Sebastian. «Non accenna a calare... e sono le nove di sera».

LIMITE INVALICABILEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora