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Quanto di più sbagliato 

[Adrien]





«Sta tranquilla, Ladybug. Va tutto bene. I miei occhi sono sempre rimasti chiusi, non ho visto nulla».

La strinse più a sé, mentre una scia luminosa percorreva il volto della ragazza. Pur lontano dalla sua vista, lo sguardo di lei bruciava.  E lo percepì subito, il bruciore di quello sguardo, il fuoco che divampando aveva preso la forma d'acqua. Fu alla liberazione d'una lacrima, poi d'un'altra e una ancora. Credette di piangere egli stesso ed ebbe la sensazione che, se soltanto avessero voluto, entrambi avrebbero potuto annegare nel mare  bagnato delle loro guance. 

Bastava quello, rifletté. Bastava averla accanto, accoccolata fra le sue braccia. Il resto non importava: avrebbe atteso, pazientato fin quando non sarebbe stata lei stessa, con volontà propria, a rivelargli la propria identità. Desiderava più di qualunque altra cosa sapere chi in realtà si celasse dietro la maschera a pois che tanto lo aveva conquistato, credeva fosse quello il fine più alto a cui avesse mai voluto arrivare.

Eppure, solo in quel momento, capiva quanto in realtà si stesse sbagliando. 

"Devo scoprire chi è Ladybug". Era una certezza che la sua mente aveva costruito come a rassicurarlo, a donargli un fine ultimo; era quanto di più sbagliato avesse mai potuto pensare. Una bugia stupida, plausibile, ma falsa. La verità era ben diversa.

Non doveva sapere, ma semplicemente capire.

Non voleva renderla sua, ma farla felice

Non gli serviva Ladybug, aveva un estremo bisogno di lei, lei e solo lei — con o senza l'aria da beniamina.

Che ci fosse anche dell'altro era ovvio, il suo stesso essere un uomo gli impediva di eliminare i pensieri, via via sempre più pressanti. Tuttavia, Chat Noir  — Adrien — passava ovviamente in secondo piano di fronte alle necessità della ragazza. Poteva calpestare l'orgoglio, mettere da parte i problemi, le ansie di tutti i giorni; ingoiare l'amaro, ricacciare i sentimenti e la curiosità: tutto pur di renderle ciò che meritava.

«Non sei pronta e va bene. È tutto okay», sussurrò, poggiando il mento sui capelli corvini dell'altra.

Le carezzò lentamente le spalle, cercando di calmare i singhiozzi che avevano preso a scuoterla, e circondò la vita sottile col braccio libero. Un gesto caldo, privo di malizia. 

Lei si sistemò meglio tra le sue gambe, intenzionata a rendersi il più piccola possibile, ma agendo in tal modo fece urtare la schiena del ragazzo con il muro antistante. 

Chat represse una smorfia di dolore, le labbra strette sino a divenire una pallida linea sottile. Non voleva si accorgesse che la brutta ferita alla base della schiena era tornata a pulsare. Attese qualche attimo, tempo di riprendere il controllo sul proprio corpo e accantonare il dolore cieco che aveva fatto stringere gli occhi all'inverosimile. Poi salì, con dita più leggere di una farfalla, fino al capo della Lady.  

Scivolò sino alle orecchie e prese il piccolo volto fra le mani. Poggiò la fronte contro quella dell'altra — sentiva il suo respiro appena più veloce infrangersi sulle labbra — e passò ripetutamente i pollici sulle gote di lei, in un movimento lento e ripetitivo. Piano, terrorizzato all'idea che qualunque movimento brusco, benché minimo, potesse turbarla.

Quanto di più sbagliato [Miraculous Ladybug]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora