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Quanto di più doloroso

[Marinette]





«Chat?».

Marinette allontanò lentamente il volto dal petto dell'amico, sciogliendo piano quella stretta in cui, perfino nel peggiore dei momenti, aveva potuto sentirsi al sicuro. Sotto l'orecchio destro percepiva il cuore pulsare feroce dalla stoffa della tuta; a contatto con i capelli, lasciati liberi sulle spalle, un respiro leggero. Nulla di sbagliato, tutto nella norma.

Avevano vinto, fra non molto sarebbero stati portati in salvo e ogni cosa sarebbe tornata al proprio posto. Avrebbe dovuto inventare qualche scusa per giustificare la sua presenza lì, forse anche quella della controparte civile di Chat, ma sarebbe andato tutto bene.

Portò una mano ad accarezzarsi lo sterno, acidità e nausea d'un tratto persistenti.

Allora cos'era quella sensazione? Come una specie di morsa allo stretto dello stomaco, così violenta da far risalire in gola il sapore amaro della bile. Un sesto senso che, senza troppi preamboli, l'avvisava di stare attenta perché qualcosa non andava.

Agitò appena le spalle, reprimendo a stento un conato di vomito. Cosa le stava succedendo? Prima della mente, il corpo aveva già recepito un messaggio importante, non le era dato sapere quale.

Repentina, la mano destra salì fin alla base della gola, il capo balzò indietro.

La giovane si apprestò a cambiare posizione, sporgendo il busto verso l'esterno e sottraendosi alla stretta del ragazzo. Senza opporre resistenza, le braccia di lui scivolarono dalle sue spalle, poggiando con un tonfo sul pavimento carbonizzato. Fu il secondo segno, quello, subito a seguito del silenzio che regnava nella sala.

In un primo momento, Marinette non vi fece caso, troppo occupata a cercar di interpretare gli strani segnali che il proprio corpo le stava mandando. Quando notò la posa innaturalmente rilassata in cui giacevano gli arti che la stavano cingendo, venne percorsa da un brivido irrazionale.

Capì ed ebbe paura. Paura di scoprire che ad attenderla, alzando il mento, non avrebbe trovato il solito sguardo ridente, l'abituale sorriso giocoso.

Si sporse appena verso l'alto, quel tanto che bastava per guardare in volto l'amico. Cercava la conferma che si stesse sbagliando, che Chat stesse bene, per quanto le condizioni fisiche lo permettessero. Niente di più, niente di meno. Non voleva crederci, cadere nella morsa irrazionale del terrore.

Posando però gli occhi sulle palpebre chiuse del ragazzo, il solco tra le sopracciglia marcato a causa del dolore e la bocca tirata in una smorfia, sussultò.

Portò entrambe le mani alle labbra, schiuse per l'orrore.

No.

«Chat Noir!», le sfuggì, il tono più alto di sette ottave rispetto al normale.

Palmi ben aperti delle mani sulle guance di lui, mosse tremante le dita sugli zigomi, attorno le labbra. Sembrava caldo, presente. Impose a se stessa la calma, tirando lunghi e veloci respiri.

Sta riposando un attimo, si convinse, fra non molto riaprirà gli occhi.

Attese un attimo, un altro ancora, ma il supereroe sembrava determinato a non voler proferire parola.

Quanto di più sbagliato [Miraculous Ladybug]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora