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Alle undici e mezza di notte la redazione del "Blue and Gold" , nel seminterrato della scuola, era illuminata solo da candele poiché la luce se ne era andata già dalle dieci. I tre ragazzi erano rimasti a fare ipotesi fino a tardi, mentre fuori un temporale imperversava da circa un'ora. Le stelle erano nascoste dalle nuvole e della luna si scorgeva a malapena un bagliore. Pile di fogli ricoprivano il tavolo che era posizionato al centro della stanza in cui aleggiava l'odore di fumo delle sigarette fumate da Carter. L'aria era tesa, ma nessuno si era arrischiato ad uscire nel bel mezzo di un black out, per di più con una tale tempesta che continuava da ore fuori.

Carter e Jughead continuavano a mandarsi frecciatine e sguardi che avrebbero potuto uccidere, mentre Betty interveniva per placare gli animi. Quando si mettono nella stessa stanza due uomini che si contendono la stessa donna e il motivo del loro litigio, di solito la situazione termina in un litigio di grande portata, ma Betty, che comunque non era consapevole che il motivo di tale tensione fosse lei, aveva fatto di tutto per evitarlo. Il tempo passato insieme era stato comunque fruttuoso ed erano giunti alla conclusione che miss Grundy poteva essere l'assassino che stavano cercando. Da alcuni registri che avevano trovato in segreteria risultava infatti che la professoressa aveva insegnato privatamente a Jason Blossom. Carter aveva ipotizzato che il rapporto tra insegnante e allievo poteva essere sfociato nella stessa situazione che c'era ora tra la Grundy e Archie. Jason ad un certo punto si sarebbe stufato di quel rapporto e si sarebbe fidanzato con la sorella di Betty: Polly. 

Miss Grundy a quel punto, non avendola presa bene e avendo paura che Jason confessasse tutto alle autorità si sarebbe procurata una pistola illegalmente, senza registrazione e porto d'armi. Infine avrebbe deciso di mettere a tacere tutte le minacce di Jason di raccontare tutto, se  non lo avesse lasciato in pace. Di mettere a tacere lui. Per sempre.

- E come spieghi il decesso dell'undici luglio, e non del quattro, detective dei miei stivali?- Jughead si era rivolto a Carter con aria di sfida. Betty gli lanciò uno sguardo di ammonimento.

- Lo spiegherei, ragazzino, dicendo che la nostra professoressa potrebbe aver sedato temporaneamente il ragazzo, per poi caricarlo in macchina. La sostanza che potrebbe aver utilizzato sarebbe stata smaltita abbondantemente dal corpo di Jason entro l'undici luglio. Ecco perché non ne sono state trovate tracce nel sangue, durante l'autopsia. Finito l'effetto della sostanza calmante Jason sarebbe stato tenuto fermo con delle corde -ecco spiegati i segni sui polsi- fino alla data del decesso. 

- Se questa ipotesi è vera, Archie è in pericolo!- esclamò Betty

- Se questa ipotesi è vera, deve essere verificato solo da un processo: mettere a confronto la pistola della Grundy e il proiettile trovato nel cranio di Jason. Se corrispondono, abbiamo risolto il caso.

- Carter non sto scherzando! Archie potrebbe essere  in pericolo anche adesso... Jugh sai se si sta ancora vedendo con Miss Grundy? 

- No, non lo so.- Jughead si era alzato da terra, improvvisamente in pensiero per l'amico.

- Va bene, adesso lo chiamo, lo devo avvertire di stare alla larga da lei... Se gli fosse successo qualcosa, ne morirei!- Mentre parlava Betty cercava il cellulare nella borsa, stava componendo il numero quando parlò Carter:

- Betty non ti azzardare a comporre quel numero. C'è la polizia di mezzo, c' è il mio lavoro di mezzo, queste sono informazioni riservate, e soprattuto queste sono solo ipotesi!- dalla sua voce trapelava una rabbia a stento controllata.

- Tu non capisci! C'è di mezzo la sua vita. Lo so bene che a te non importa niente delle mie amicizie, a te interessa solo del tuo lavoro e...

- E di te?- Chiese lui tra i denti.- Mi importa di te che vai a fare la puttana tra le braccia del tuo migliore amico in qualsiasi occasione? Credi che non sappia che stavi scappando da lui la notte che mi hai baciato?

- Calmati Carter, non ti rivolgere a lei così!- Si intromise Jughead

- Ah, adesso sarei stata io a baciarti?- Chiese Betty tra le lacrime - Vai a raccontare a qualcun'altra la storia dell'energia che hai sentito! E sai qual'è la parte peggiore di tutta questa situazione? E' che io ti avevo creduto! Che ingenua, avrai pensato, e lo sono stata davvero; a credere che potesse esserci un piccolo spazio nel tuo cuore anche per me!

- Andiamo via Betty, ti riporto a casa!- Jughead le si era avvicinato e la stava portando via stringendola in un abbraccio.

- No Jughead! Fammi parlare con lei, questa storia non ti riguarda.

- Non la lascio sola con te- Il ragazzo strinse Betty di più e tentò di portarla via, ma lei si divincolò dall'abbraccio.

- No Jugh, è tutto a posto. Ti raggiungerò in macchina.

- Rimarrò qua fuori, appena avverto un solo movimento sospetto ce ne andiamo senza discutere Betty- disse con lo sguardo fisso negli occhi lucidi di lei, poi le diede un bacio sulla fronte e si allontanò, sempre tenendo d'occhio il poliziotto.

Erano rimasti soli nella stanza. Due paia di occhi che lasciavano trasparire ira. Due cuori che traboccavano di emozione.

- Non piangere, per favore... non volevo che finisse così- Sussurrò lui.

- Chi ha detto che quello che abbiamo, anche se è poco, dovrebbe finire?- Carter si avvicinò per abbracciarla, lei non si scostò.

- Lo sai anche tu che quello che abbiamo è sbagliato. Non è ancora troppo tardi per dirsi addio.

- Ma io non voglio dirti addio!- esclamò Betty- Cosa abbiamo sbagliato?

- Il momento. Sai, stavo parlando di denunciare la Grundy per pedofilia, quando mi sono accorto che potrei essere denunciato anch'io. Non pensavo per davvero quello che ti ho detto, prima; ma in quel momento, quando eri così preoccupata per lui, ho visto chiaramente Archie, il ragazzo che aveva il tuo amore e che poteva accoglierlo a braccia aperte, senza avere paura di amarti.

- Ma lui non mi ha amata, quando tu invece l'hai fatto. Ho smesso di aspettarlo, voglio che tu lo sappia.

- Io non smetterò mai di aspettare te, Betty

- Promettimi che ci riproveremo quando sarà il momento adatto.- la ragazza prese le mani di Carter tra le sue.

- Te lo prometto.- sussurrò lui tra i suoi capelli.Poi rimase in silenzio, come per imprimere quel momento nella memoria.- Cosa abbiamo combinato? Eppure lo sapevamo che quel bacio sarebbe stato uno sbaglio. Tu mi avevi promesso che all'universo non sarebbe importato niente, allora perché questo senso di colpa mi opprime?

- Perché all'universo non importa ciò che fai, ma gli importa di punirti quando vedi la luce in fondo al tunnel, quando inizi pensare che un po' di speranza possa esserci anche per te.

- Solo una cosa: non dimenticarmi troppo in fretta.

- Io non ti dimenticherò mai, Carter.

E non lo avrebbe fatto. Aveva ancora impressa nella mente l'immagine nitida di loro due sotto un cielo stellato, al centro di un ponte sotto al quale scorreva un serpente dalle squame dorate.

RIVERDALEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora