Pioggia

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Si rigirò nuovamente nel letto, chiedendosi per l'ennesima volta in pochi minuti il motivo per cui quello stupido acquazzone estivo si fosse dovuto abbattere su Death City proprio in quel momento, alla bellezza delle tre del mattino. Al successivo rimbombo e ai consoni fasci di luci che penetrarono senza impedimenti nella stanza dalla trasparenza della finestra, Soul maledì per l'ennesima volta quel decerebrato di Black Star per avergli sfasciato le ante con la sua "entrata trionfale del Martedì pomeriggio", che includeva, ovviamente, l'entrata plateale di "Tsubaki, guarda quanto la mia magnificenza sia grande ora che mi sono arrivati gli ormoni" dalla finestra della sua povera stanza, rendendo quei poveri cardini inutilizzati e le ante stesse un dolce ricordo, visto che, sempre pompato nell'autocompiacimento di saper far colpo sulla propria arma nel modo corretto -e qui Soul ne avrebbe da ridire-, il migliore amico le aveva lanciate chissà dove, facendole scomparire dalla faccia della Terra. Maledetto rompipalle.

Non che fosse tutta colpa del turchino: in realtà l'insonnia di Soul era anche dovuta al suo udito finissimo, dovuto molto probabilmente agli esercizi sfiancanti che il padre gli aveva imposto di fare da bambino per migliorare il suo "orecchio d'artista" o cagate simili, cosa che faceva diventare il suono del tuono una sottospecie di bomba atomica che si ripeteva ogni tre minuti. Dio che odio, si potevano bandire i temporali dal mondo?

Allo "scoppio" successivo, Soul si tirò faticosamente su a sedere sotto il peso del sonno, due terrificanti borse violacee sotto gli occhi e una voglia matta di disintegrare la prima cosa che gli fosse capitata sotto mano. Si recò verso la cucina, pronto ad annegare il doloroso amore per il cuscino in una grande tazza di the, l'utopica speranza di non dover ricorrere direttamente al sonnifero, quando si fermò al centro del salotto, la propria meister seduta a gambe incrociate sul divano con un libro in grembo e la luce accesa al minimo per permetterle di leggere qualcosa senza disturbare.
Ma che cazzo? Che razza di fissata patologica avrebbe tirato quell'ora per leggere un libro che, Soul lo aveva notato, era minimo la terza volta che iniziava da capo nel giro di un anno? Beh...Maka a quanto pareva.

Soul non fece domande, era ancora troppo stanco per poter anche solo strascicare qualche parola di senso compiuto, nonostante la mente fosse già in funzione. Decise, quindi, di andare a prepararsi il the, ci avrebbe pensato poi a mandare a dormire quella scema che, tra l'altro, da stanca diventava ancora più nervosa e questo implicava, irrimediabilmente, Maka-Chop ancora più potenti, la ricerca dei muscoli necessari per infliggere tanto dolore ancora in corso e una voce ancora più stridula e seccante, tanto da poter essere comparata ai bombardamenti travestiti da innocui tuoni. Seh, innocui 'sto cazzo, accidenti se era stanco!

Mentre scaldava l'acqua al fornello, Soul si ritrovò a pensare che Maka fosse proprio simile a quel maledetto temporale e, l'arrivare a fare certi pensieri, lo convinse che il cervello non si fosse davvero svegliato come aveva creduto sino ad un secondo prima; non avrebbe di certo perso tempo a fare certi ragionamenti se fosse stato realmente in sé. Eppure, venendo trasportato dalla noia di vedere l'acqua cominciare a bollire, si rese conto di aver fatto un paragone piuttosto incalzante.

Maka era come un temporale: rumoroso, seccante e dalla durata effimera. Perché lei scoppiava in fretta, era una ragazza che non aveva problemi a passare alle mani -ai libri- già da subito se veniva stuzzicata in qualche modo, ma la rabbia durava poco, così come la sua presenza, lei era fatta così: come una tempesta scoppiava, ti tirava dentro al suo turbine lasciandoti persino qualche livido in testa e, con quella sua stessa velocità nell'iniziare, lei spariva, ritornando una silenziosa secchiona amante del silenzio e della solitudine. Però il dolore del Maka-Chop restava, come la pioggia sulle strade dopo una torrenziale inondazione e tu sapevi era tutt'altro che effimero quel colpo, l'emicrania ti avrebbe accompagnato per una settimana e, molto probabilmente, la tempesta in minigonna te ne avrebbe rifilato un altro ancor prima che ti fosse guarito il precedente. Una parte di lui gli fece ricordare un'altra particolarità che avevano in comune i due: il potere di tenerlo sveglio la notte contro la sua volontà. Ma a quel punto un imbarazzato Soul decise di non soffermarsi troppo sulla questione, riportando alla mente le tragiche notti passate a fare pensieri -e, sottolineò a se stesso, solo pensieri- alla chi più ne ha più ne metta sfumature di grigio -ma che superavano di netto il cinquanta, questo era sicuro- sulla ragazza che aveva etichettato lui stesso "priva di sex appeal", mandando a quel paese coerenza, pudicizia e rendendosi consapevole del fatto che Black Star non fosse l'unico con qualche ormone di troppo, ma preferì saggiamente tenersi tutto per sé.

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