Daruma

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Note: Storia partecipante al concorso di amantedeglianimali e di solix96, seconda prova che ha per traccia: scrivere una one-shot (anche minore alle 500 parole) triste.
Tempo limite: 1 Ottobre. (Ho seriamente rischiato di venire squalificata!)

Daruma

Pioveva quel giorno, le scarpe erano umide e maledettamente scomode, Soul giurò di sentire le gocce scivolare fredde lungo le caviglie, inzuppando le calze e rendendo il tutto ancora più opprimente di quanto già non fosse per la situazione, per il posto in cui si trovavano.

Si guardò intorno con finto disinteresse: tutti erano tristi, lo sguardo basso, cupo, alcuni singhiozzavano, altri avrebbero iniziato a momenti; tra la folla scorse anche la chioma azzurra di Black Star con al fianco una Tsubaki dagli occhi rossi. Era teso come una corda di violino, lui, tanto che a vederlo sembrava sul punto di cadere a terra per un semplice soffio di vento, ma non lo avrebbe fatto, potesse cadergli il mondo addosso, quel pazzo non si sarebbe mai spezzato. Ma ci era andato vicino, oh eccome, tutti loro avevano rischiato di crollare, lui più degli altri e, francamente, non era nemmeno sicuro di essersi realmente rialzato dopo essere stato piegato dal corso degli eventi.

Non aveva mai creduto a stronzate come il fato o il karma, eppure, mentre la sua bara veniva portata davanti alla buca dove lui stesso aveva chiesto di seppellirla, Soul si chiese se le cose sarebbero potute andare diversamente, se Maka avrebbe potuto avere più di un posto tranquillo e silenzioso vicino a delle rose bianche, lei sicuramente ci avrebbe creduto, lui certamente sperato.

Alzò lo sguardo verso il cielo, perlomeno le gocce avrebbero nascosto le lacrime amare che il ricordo del loro addio gli aveva provocato, la cosa però sembrò non far sentire meglio Soul: forse far vedere a tutti le sue lacrime, per una volta sarebbe stato positivo, per una volta far vedere di star soffrendo perché non l'avrebbe mai più rivista sarebbe stata un'ottima cosa, per lei lo avrebbe fatto.
Si avvicinò alla tomba ormai chiusa senza guardarla davvero, superandola e posando subito lo sguardo sulla calca di persone che aveva davanti, sperando che la cravatta rimanesse al proprio posto durante il suo discorso.

"Non so che cosa vi aspettiate da me, francamente non intendo dire a voi ciò che vorrei ripeterle dato che non ho più segreti con lei, ciò che dovevo dirle gliel'ho detto a tempo debito. Ma il mio nome è Soul Eater Evans, sua buki da una vita e fidanzato da due giorni."

La folla tacque, si sentì qualche soffiata di naso e il leggero scrosciare della pioggia sugli ombrelli; Soul non lo aveva e i capelli avevano da poco cominciato a gocciolare. Sospirò.

"Voi sapete cosa sia un daruma?" Qualcuno mormorò qualcosa, un'ingenua bambina dai tratti orientali alzò la mano per rispondere, ma venne subito obbligata ad abbassarla dall'occhiataccia della madre.

"I daruma sono statuette votive giapponesi, sono orribili a dire il vero, rappresentano un qualche loro dio barbuto o qualcosa di simile. Si dice che se si esprime un desiderio e si colora l'occhio della divinità, questo si realizzi, così che tu possa colorare anche l'altro occhio. A quel punto sembra si raggiunga la felicità.
Noi ne avevamo uno a casa, glielo aveva mandato sua madre da uno dei suoi viaggi e Maka aveva espresso il desiderio di crescere e farsi una vita con me al suo fianco."

Fece una pausa, mentre un piccolo singhiozzo gli premeva alla gola con insistenza.

"Mi ha raccontato del suo desiderio esattamente due giorni fa, doveva aver capito di stare per morire perché mi ha detto tutto ciò che aveva tenuto al caldo dentro di sé. Sono stato un idiota a non rendermi conto prima di ciò che provava, avrei potuto usare il tempo che ho avuto a disposizione con lei per rendere la sua vita quanto di più simile al suo sogno irrealizzabile. Glielo dissi, e lei mi rispose che lo avevo fatto, che lei non avrebbe potuto avere vita migliore di quella che le avevo regalato io e i suoi amici." Si scambiò un'occhiata con Black Star e gli sorrise appena, stancamente.

"So che starete pensando: 'Che stronzate', lo pensai anch'io sul momento, poi mi resi conto che non lo stesse dicendo per tirare su di morale me, nonostante fosse lei quella malata, no, lei ci credeva davvero.
Ovviamente avrebbe desiderato crescere, sposarsi, avere figli e nipoti e vivere quell'esistenza perfetta che tutti sognano, però è stata felice di ciò che ha avuto, ha vissuto appieno il tempo a lei dato e si è lasciata andare dopo non aver avuto più nulla in sospeso.
Quella pupilla vuota nel daruma rimarrà per me una dannazione, indelebile e prova della mia debolezza quanto la cicatrice che ho al petto, perché lei mi ha chiesto di colorarla al posto suo e non so se sarò mai in grado di accontentare questa sua richiesta, perché vorrebbe dire accettare che se ne sia andata per davvero."

Le persone erano in silenzio, pendendo dalle sue labbra come se fosse un presentatore di qualche spettacolo, eppure lui non aveva idea di che stesse dicendo.

"Ciò che intendo dire con questo merdoso discorso è che è un mucchio di cazzate quello del funerale fatto per il morto, perché Maka se n'è andata col sorriso e siamo noi quelli in lacrime. Queste cerimonie servono ad attenuare il dolore di chi è rimasto in vita, quando in realtà dovremmo solo essere grati di avere avuto più tempo di chi è stato meno fortunato di noi. La ferita di una perdita passa prima o poi, bisogna solo aspettate che si cicatrizzi, che rimanga solo il ricordo, triste o allegro che sia e so che, quando non ci sarà più, la ricorderemo col sorriso, proprio come quello con cui lei ci ha lasciato."

Si allontanò dal microfono mentre Tsubaki si faceva avanti con un foglio spiegazzato tra le mani tremanti e l'albino si allontanava a passo deciso, chiedendosi se tutte le puttanate dette sul finale, sarebbero potute andare bene anche per lui. Ovviamente non era così, non credeva sarebbe mai stato in grado di accettare quel "mai più" ancora vorticante nella testa.

Non avrebbe più visto i suoi occhi verdi, sempre pronti ad accarezzare con malcelata dolcezza le pagine dei suoi libri maledettamente noiosi. Mai più.
Non avrebbe più sfiorato la sua pelle, il tepore di notti al temporale che mai sarebbero tornata da loro, da lui. Mai più.
Non l'avrebbe più sentita ridere, piangere, urlare, bisbigliare un segreto che avrebbe voluto tenere solo con lui e nemmeno ringhiare il suo nome per l'ennesima cazzata fatta. Mai più, mai più, mai più...

Non avrebbe più avuto Maka, mai più. Lei se n'era andata.

Pioveva quel giorno, il daruma dall'iride scarlatta non avrebbe mai avuto il suo occhio verde, perché il desiderio di Maka non si sarebbe mai realizzato del tutto, lui lo sapeva e non avrebbe mai accettato la sua scomparsa, non ci sarebbe mai stata un'altra cicatrice, solo una ferita aperta.

Se avessi creduto al fato come facevi tu, forse le cose sarebbero potute andare diversamente.

Con la speranza che sia solo un arrivederci,
thedarkiti

Tribute [Soul Eater]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora