CAPITOLO 2. SEI Più FASTIDIOSO DELL'INFLUENZA IN ESTATE

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Non appena mi gettai sul letto, come si getterebbe un elefante in un fiume, Roby iniziò a raccontarmi qualche piccolo dettaglio della sua famiglia. Mi spiegò anche il perché suo fratello si trovasse nella nostra università.
Josh, aveva 24 anni e come mi aveva già anticipato precedentemente, frequentava un'università poco lontano dalla nostra. Si era iscritto alla facoltà di Politica. Aveva perso un anno a causa di qualche problema e lite con alcuni ragazzi, che lo avevano portato all'espulsione. Il loro papà, siccome è sempre stato una persona molto influente nel settore delle finanze, e voglia il cielo che quell'università non lo sapesse, era riuscito a non far inserire l'accaduto nel suo curriculum. Purtroppo, questo non lo aveva salvato dall'espulsione, motivo per cui era finito nel nostro campus.

«Meg, lui si è sempre sentito di troppo nella nostra famiglia. Quindi, ha accettato l'offerta di nostro padre di venire a studiare qui, dato che quest'anno si dovrebbe laureare, esattamente come noi».

Di tutto quello che mi aveva raccontato non so' spiegarvi il perché, ma il mio cervello si fossilizzò solo su una parte della frase "...lui si è sempre sentito di troppo nella nostra famiglia..." Comunque sia, ci sarei tornata di sicuro in un secondo momento.

«Credimi se ti dico che è un bravo ragazzo e, siccome qui non ha ancora amici...ci ha invitate a cena fuori. Ti prego, fai uno sforzo e vieni con me!».

Mi aveva anche raccontato che i suoi vecchi amici non erano persone molto raccomandate. Soliti tipetti da confraternita che si ubriacavano e fumavano tutte le sere, finendo spesso protagonisti di numerose risse. Aveva davvero bisogno di sostegno e per quanto potesse essermi antipatico, mi ero accorta che la mia cara amica era molto preoccupata per la sorte di quella testa calda.

«Va bene, basta così! Lo faccio solo perché ti voglio bene, sappilo! Però, promettimi che non faremo troppo tardi. Domani ho un corso alle 8.30 e... ora che ci penso, anche tuo fratello, visto che seguiamo insieme». La rassicurai facendole una smorfia per risollevarle il morale e lei ricambiò con un sorriso a trentadue denti.

Che non uscivo spesso era risaputo e la mia amica Ally, infatti, me lo rinfacciava quasi ogni giorno.
Ah! Se avesse scoperto che stavo per abbandonare la mia tana durante la settimana, rifiutando quasi sempre i suoi inviti, di sicuro avrebbe iniziato uno dei suoi monologhi.
Pazienza! L'indomani le avrei inviato un messaggio per invitarla a bere un caffè.
Nel frattempo, mi dedicai al mio look, abbastanza casual. Optai per un jeans chiaro, una maglietta bianca non troppo leggera, perché faceva abbastanza freschetto e completai il tutto con le mie amatissime converse. Pettinai i miei lunghi capelli, racchiudendoli in uno chignon ed infine, contornai con un po' di matita gli occhi, giusto per nascondere la stanchezza. Nonostante l'impegno, continuavo a somigliare ad una tossica.

«Sei pronta? Josh ci sta aspettando in macchina». Macchina? Quanto lontano avevano intenzione di andare? La caffetteria dove lavoravo aveva anche una sala ristoro, potevamo andare benissimo lì.

In pochi minuti spegnemmo la luce, chiudemmo la porta e ci incamminammo verso l'auto di Josh che ci aspettava appoggiato alla portiera con le braccia incrociate. Aveva un jeans abbastanza attillato, una maglietta bianca e una giacca di pelle leggera color cuoio. In quel momento, avrei potuto pensare persino che fosse carino se non avessi conosciuto il suo carattere irritante.

«Allora vi date una mossa? Sto morendo di fame...» disse aprendoci le portiere per farci entrare nell'abitacolo il prima possibile. Non saprei dire se lo avesse fatto per farci muovere o perché era proprio nella sua natura, ma ormai ero prevenuta nei suoi confronti, quindi, non mi ci soffermai più del dovuto.

Il viaggio, per fortuna, non era stato lunghissimo, poiché ci fermammo in un pub non molto lontano dal campus.
Una volta entrati e scelto il tavolo, la cameriera ci consegnò i menù plastificati e ci lasciò un po' di tempo per decidere. Guardandomi intorno era tutto così rustico. Il locale aveva un parquet in noce e le pareti si abbinavano perfettamente al pavimento, mentre, in fondo alla sala, si poteva intravedere un piccolo palco. Probabilmente, durante il fine settimana organizzavano concerti con band locali, o semplicemente, serate karaoke.

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