CAP.11 UN INCUBO BIZZARRO

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Uscita nel corridoio, mi sedetti subito. Avevo le mani che bruciavano ancora per la fatica e un strano sentimento di stanchezza aumentava con il passare dei minuti. Stavo seduta a pensare. A pensare a quello che avevo fatto, a quello che stavo facendo. Ero confusa da ciò che mi stava succedendo. Mi stavo rendendo conto che forse non ero così talmente inutile. A casa, a Londra, non facevo molte cose. Ero sempre stata abbastanza pigra . La scuola mi impegnava quasi tutte le ore del giorno e quando ritornavo ero semplicemente stravolta .Lo zaino che mi portavo sulle spalle, se pur per pochi metri, mi faceva venire sempre un gran un mal di schiena. Credo di non essere mai stata una ragazza solo "muscoli" e niente cervello. Anzi mi reputo più una persona intelligente. Non una ragazza che sa ogni cosa, ma una che riesce a capire ciò che si deve fare nei momenti di grande difficoltà. In questa prova avevo provato ad affidarmi al mio istinto. La prossima volta, però, mi sarei preparata. Intanto nel corridoio più aspettavo e più il bisbiglio dei ragazzi aumentava di volume. Iniziavo a sudare e la voglia di andare via da quel posto si faceva più forte. La ferita sulla spalla si era leggermente aperta durante la prova, e questo spiegava il giramento di testa.Ora non sanguinava più, poiché il sangue era già coagulato. Nonostante fosse passato già un po' idi tempo dalla fine della prova, avevo ancora il cuore che batteva forte. Il respiro era affannato, ma non avevo più addosso la sensazione di non riuscire a respirare. In qualsiasi posizione mi mettessi , ero scomoda. Avrei voluto sdraiarmi sul pavimento per rilassarmi, ma ciò non era reso possibile, a causa delle sentinelle che ci guardavano in cagnesco. Eseguivano gli ordini e probabilmente uno di questi era quello di non farci assolutamente muovere. Non vedevo l'ora che ritornasse solo silenzio nella mia mente,mentre in quel momento dentro di me si stava scatenando una battaglia. Ero troppo stanca e affaticata per non riuscire a perdere i sensi. Appoggiai la schiena e la testa a una piccola parte della parete del corridoio. Le palpebre si fecero più pesanti e tutto si oscurò di colpo. Chiusi gli occhi, mi lasciai cadere nel vuoto più profondo, accompagnata da voci ormai troppo lontane per essere capite.

Attorno a me ci sono altre persone. Ci troviamo ai bordi di una piscina. Siamo tutti fermi a fissare l'acqua. Immobili la guardiamo. Così vicina e allo stesso tempo così lontana. L'acqua è limpida, e si riesce a vedere il fondo.Ci sono dei pesci che nuotano tra alghe e coralli di colori tra il viola e il rosso chiaro. La presenza di sabbia sul fondo fa pensare al mare, eppure si tratta di una piscina. Una vasca piena di acqua che dà vita ad esseri viventi. Siamo ancora tutti fermi. Mi avvicino più all'acqua per poterla toccare. Sfioro con l'indice l'acqua fredda e cristallina e decido, dunque, di berne un sorso. L'acqua pizzica in bocca. È salata. Appena me ne accorgo mi tiro su e mi guardo intorno. La gente raccolta prima attorno alla vasca si è allontanata di circa 2 metri. Fino a quel momento non capivo molto di quel che stava succedendo. Poi guardai le facce di ognuno di loro. Erano spaventate ed esprimevano paura. Quasi tutti avevano la mascella serrata e rigidi tenevano le braccia lungo il corpo. Mi girai di nuovo , adesso rivolta verso l'acqua. Non era più ferma , al contrario. Onde alte più di un metro si innalzavano vorticando. Un essere di dimensioni impressionanti se ne stava sull'altro bordo della vasca. Ora era lui a restare fermo. L'acqua pian piano si calmó. Intanto avevo cercato di allontanarmi,ma senza vittoria. Ero troppo spaventata per muovermi. Le gambe mi tremavano e con esse anche le mani. Sapevo che prima o poi sarei morta sul colpo, se non mi fossi data una calmata. L'essere marino che assomigliava a un incrocio tra un iguana e una lucertola gigante aveva iniziato a muovere la grande e potente coda, piena di artigli. Quando mi accorsi che le persone ,che erano dietro di me, stavano per mettersi a correre per scappare,decisi di farlo anch'io. Iniziai a correre con tutte le forze che avevo in corpo, ma niente. Nessun risultato a ogni mio passo.Ero completamente bloccata. Non riuscivo a muovermi. Mi sembrava di poter fare migliaia di passi, ma l'esito non cambiava. Provavo a correre più forte, ma nulla. Allora decisi che forse se avessi cambiato direzione avrei avuto qualche chance.Purtroppo il mio corpo non rispondeva a nessuno dei miei comandi. Era in tilt. Mi sembravo pazza, come se avessi avuto la follia di Einstein: provare a fare la stessa cosa, aspettandosi risultati diversi.Eppure non mi ricordavo come ero arrivata in quel posto, né il perché. Mi girai di nuovo, un ultima volta per vedere l'essere che avrebbe dato fine alla mia vita. La grossa e strana lucertola si era allontanata di una decina di metri di distanza. Capii cosa volesse fare subito. Stava prendendo la giusta rincorsa. Vidi tutta la scena. Gli occhi rimasero sempre aperti , come la bocca d'altro lato. All'inizio il gigantesco animale fece oscillare la coda da una parte all'altra. Poi si preparò alla corsa che gli avrebbe fornito lo slancio necessario. Si tirò una zampa sul petto per poi far scivolare la bizzarra mano palmata che l'animale si ritrovava sul pavimento. Era ricoperto interamente di squame marroni e verdi e dal muso una appiccicosa bava colava.Iniziò a correre. Arrivato al bordo della vasca si diede un impeto con le zampe anteriori abbastanza sufficiente da farlo atterrare perfettamente sull'altro lato.Ero vicinissima a lui. Fermata dal terrore lo guardavo, fisso negli occhi. Aveva le pupille dilatate. La pupilla nera sovrastava sull'iride giallo. Aveva inoltre palpebre opache doppie. Grazie a una ricerca di scienze sugli studi di Darwin , mi ero documentata molto sulle iguane.Per esempio la loro capacità di visione è molto maggiore di quella degli esseri umani.In più le iguane usano la vista per localizzare le prede e anche per identificare i colori . In quel caso ero io la preda e mi osservava da parecchio tempo. La piega di pelle sotto la gola si chiama "giogaia" e serve per l’autoregolazione della temperatura corporea. Mi veniva in mente tutto quello che avevo studiato e che mi aveva affascinato. Continuavo a fissare quell'animale talmente spaventoso. Mi accorsi della presenza del terzo occhio, chiamato anche parietale sopra la testa (al centro) che funziona da ricettore della luce; proprio come la pelle delle lucertole. Era di colore rosso, non come gli altri due. La paura ormai aveva bloccato anche la mente. Non riuscivo più a pensare. Guardai ancora quegli occhi così vicini, così terrificanti. Poi la sua bocca si aprì e non sentii più nulla.

Mi svegliai di colpo, sbattendo la testa sulle aste del letto a castello.Mentre mi massaggiavo la testa pensai a quello che era successo. La vasca, le persone,l'acqua e persino la  strana creatura erano tutto frutto della mia immaginazione. Era stato solo un incubo, eppure talmente realistico. Mi alzai dal letto e pensai a quello che era successo. Non ricordavo nemmeno di essere andata a dormire.

Chi mi aveva portato nel letto?Cosa era successo dopo la prova?Perché non ricordavo niente?Cosa significava quello strano incubo?

Zia Lily diceva sempre che ogni sogno, ogni incubo ha un significato . Se il mio incubo aveva senso, allora significava che il mio terrore consisteva nella paura di non riuscire a reagire, di non sapermi muovere e combattere. Non volevo che fosse così, ma dentro di me sentivo di provarlo. L'unico modo per sconfiggere la mi paura era affrontarla, e io lo avrei fatto il prima possibile.

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