Capitolo 2

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L'iniziale routine, fatta solo di spostamenti continui tra camera da letto e cucina, finì con l'annoiare il cervello di Sherlock, facendo passare al povero John giornate in cui voleva strozzare il coinquilino nonché ora attuale... Fidanzato? No troppo per giovani... Ragione di vita? Troppo romantico e un po' da sdolcinati direbbe Sherlock... Compagno? Sì, compagno gli piaceva, d'altronde lo erano sempre stati.

Il consulente non faceva altro se non dire continuamente che era "Annoiato", sparare sullo smile giallo rifatto sul muro, azzeccando di tanto in tanto la mira facendo dei buchi sulla faccetta sorridente e non sulla carta da parati (la Signora Hudson avrebbe sicuramente aumentato l'affitto a causa sua!) e riempirsi le braccia di cerotti alla nicotina dato che John aveva nascosto le sigarette da qualche parte e in un modo o nell'altro il moro sarebbe sicuramente riuscito a trovarle.

Ma fortunatamente l'esplosione del locale da parte di Sherlock (a detta di John) venne sventata da una chiamata.

"Finalmente un caso!" pensarono allo stesso momento i due coinquilini, però la telefonata non era da parte di Lestrade ma di Mycroft. Malvolentieri il riccio rispose al telefono e mise in vivavoce per fare ascoltare anche a John.

"Che vuoi Mycroft?! Non ho tempo per le tue faccende da Reginetta del Governo Inglese..." - cominciò irritato.

"Ciao fratellino, come andiamo? Pensavo che dopo gli ultimi giorni avessi dimenticato le nostre divergenze e che ci saremmo comportati da buoni fratelli." - disse il maggiore degli Holmes.

"Vai al dunque, a meno che non stai facendo qualche lezione sull'anatomia insieme a Lestrade e hai deciso di allungarti in sproloqui inutili a causa delle endorfine..." - continuò il moro venendo subito interrotto (proprio sul più bello!)

"SHERLOCK! - urlò John, sentendosi più lui in imbarazzo che Mycroft dall'altra parte della cornetta - Smettila! Non è educato!"

"Ma se ha cominciato lui!" - esclamò il consulente indispettito e guadagnandosi un'occhiataccia da parte del biondo.

"Sei fortunato Sherlock ad avere uno come il Dottor Watson che ti mette in riga, da quale soldato era - ridacchiava Holmes - Comunque, ti avevo chiamato per avere della consulenza per un caso!"

"Era ora! - esclamò il moro - Parlami del caso."

"Audrey Pulver, ventisette anni, - cominciò Mycroft - uno dei migliori agenti sul campo. È stata trovata morta nel suo appartamento, il corpo pieno di lividi ed ematomi di origine sconosciuta. Nessuno è entrato o uscito dal suo appartamento dopo che si era ritirata dal lavoro sotto copertura, con identità falsa e travestimento, che l'MI6 le aveva dato per scovare una talpa nei servizi segreti."

"Qualche cosa di strano sul corpo della vittima, oltre ai lividi e agli ematomi" - domandò Sherlock, voglioso di avere un caso fra le mani.

"Salta all'occhio soltanto che ha ancora il rossetto sulle labbra ma per il resto nulla."

"Okay. Accetto il caso."

"Ottimo fratellino, non avevo dubbi. Si occuperanno del caso anche l'Ispettore Lestrade e la sua troupe. A breve ti manderò le coordinate dell'appartamento di Audrey Pulver."

"Ti farò sapere se ho novità."

"Lo stesso per me."

Sherlock chiuse la chiamata e andò in camera a cambiarsi. Ne uscì con camicia bianca, giacca e pantaloni neri dello stesso colore delle scarpe. Si mise i guanti, infilandosi il cappotto e legandosi la sciarpa blu al collo.

"Allora vieni?" - domandò al biondo che, già pronto, lo osservava prepararsi per uscire.

"Tu vuoi che venga?"

"Certo! Sarei perduto senza il mio blogger!" - gli sorrise Sherlock vedendolo avvicinarsi.

"Io aggiungerei anche qualcos'altro" - sussurrò John al suo orecchio sinistro e ridacchiando superò un consulente investigativo con le guance arrossate.

Arrivati sul posto, indossando i guanti per non contaminare le prove e affrontando i commenti sempre poco carini del Sergente Donovan e di Anderson, i due entrarono nella camera da letto dove era stata trovata la ragazza, la quale giaceva ancora morta sul letto e, come descriveva Mycroft, piena di lividi.

Sherlock si avvicinò al corpo, cominciò ad esaminarlo, concentrandosi di più sul particolare del rossetto.

"Il rossetto sembra essere stato messo post-mortem." - dichiarò il consulente.

"Impossibile! Non è entrato o uscito nessuno da questo appartamento!" - esclamò Lestrade non riuscendo a credere alle parole del moro.

"Presumo anche che sia stata una donna, a giudicare dalla precisione con cui è stato messo. La vittima prima di morire non era sola..." - disse il riccio più a se stesso che a Lestrade.

"Sherlock vieni a vedere." - lo chiamò John dal bagno. Il consulente lo raggiunse.

"Guarda, due marche di rossetto differenti..." - continuò.

"Visto John, frequentarmi fa bene alle tue particelle grigie. Ottimo lavoro!" - disse il più piccolo dando una gomitata al biondo per fargli capire che in un certo senso scherzava.

"Sicuro che c'era un'altra persona? Può essere che le piacevano entrambe le marche." - disse John confuso.

"No, mio caro John. Come vedi - nel mentre Sherlock aprì un cassetto che era pieno zeppo di rossetti della marca che piaceva alla vittima - Audrey amava solamente questi."

"Fantastico!" - esclamò il dottore, che adorava le sue deduzioni. Sherlock come risposta arrossì nuovamente in quella giornata.

"Lestrade! - disse il riccio all'ispettore mentre metteva l'altro rossetto dentro una busta trasparente e consegnandola al diretto interessato - Fai esaminare le impronte, scopriremo subito chi è l'assassino e chiuderemo questo noiosissimo caso. Vieni John, andiamo."

E il duo cominciò a incamminarsi verso casa.

Red Beard (Johnlock)❤Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora