La mattina seguente mi svegliai piangendo.
"Perché lo sto facendo? Perché voglio farmi male?"
Mi asciugai le lacrime, e andai in bagno. Mi guardai per un lungo istante allo specchio, vedevo una ragazza grassa, piena di difetti, con una voce da paura, le gambe grosse, le braccia deboli e tagli sul braccio sinistro. Vedevo un mostro, che non aveva motivo di vivere.
Uscita dal bagno cercai una tuta, per coprire le gambe grosse e una lunga felpa, per nascondere tagli e pancia. Misi le mie converse, preparai il mio zaino e via.
Quella mattina non volevo mangiare, volevo cercare in tutti i modi di dimagrire, e saltare la colazione era un buon inizio.Cavolo ero già in ritardo, corsi verso la mia scuola, ma mi vergognavo anche di passare da quel lungo corridoio, non volevo sentire tutti gli insulti verso di me.
Mi venne l'idea di mettere gli auricolari e ascoltare della musica, e così feci.Suonò la campanella di inizio, eccomi attraversare quel terrificante corridoio, con ragazzi e ragazze che mi guardano con disprezzo. Non diedi molto peso alla faccenda, volevo solo arrivare in classe, sedermi al mio banco e fottermene di tutto.
No, non è così semplice, quando sei sensibile ogni cosa ti fa stare male, ma tu devi stare comunque attenta a non piangere e a fingere di essere felice.
"È facile essere felice" direte, ma vi assicuro che non lo è. Fingere di essere felice è come quando da piccoli vi cadeva la pallina del gelato dal cono, e ne volevate subito un altro, ma i vostri genitori non ve lo compravano...vorrei tanto essere rimasta piccola, quando avevo paura di morire...
Le cose sono cambiate, adesso ho paura di vivere...ti senti come un sacco da box preso a pugni, e vuoi solo sparire, perché a nessuno importa come ti senti...Mi sedetti al mio banco, prima e seconda ora, italiano.
"Oggi c'è la verifica." pensavo fra me e me, perché non avevo nessuno a cui dirlo.
Sono le 8:20, la professoressa non è ancora arrivata. Quando ad un certo punto sento tirarmi i capelli, mi girai, in fretta, c'era Luigi, dietro di me, con degli scarafaggi giocattolo, ho la fobia di quelle robe!!
Caddi a terra, sfinita, ero svenuta.
Sentivo i miei compagni urlare in coro "Che sfigata, si spaventa per degli insetti gommosi." fu questa frase che mi fece riaprire gli occhi. C'erano tutti i miei compagni attorno, gli agenti dell'ambulanza, i miei genitori e tutte le professoresse.Che ci facevo a terra?
"Tesoro, sei svenuta, per tanto tanto tempo." Disse la professoressa.
"C-cosa?" Risposi io balbettando.
"Abbiamo chiamato i tuoi genitori. Riprenditi presto."
Delle risate si sentirono di sottofondo, i miei compagni ridevano, ridevano ancora.Solo dopo scoprii che la fobia degli scarafaggi non c'entrava nulla, erano stati quei tagli, ero stata io.
Mi sentivo bene, mi sentivo reale.
Avevo deciso di segnare con una lametta ogni mio errore, ed essa era diventata la mia unica migliore amica.
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Storia di un'autolesionista
Short StoryCiao a tutti, non vi svelerò il mio nome per privacy, sono un'ex autolesionista. Questo sarà un racconto sfogo. Se siete autolesionisti, leggetelo. Anche farsi schifo è da autolesionisti, non voglio facciate il mio stesso errore. Devo dire, però, c...