Iniziammo la lezione, capì che quella professoressa aveva qualcosa contro di me.
Quella mattina avevo deciso di mettere una felpa bianca, e proprio prima di uscire avevo fatto un taglio sulla mia pancia, e il sangue era rimasto sulla felpa, non me ne ero accorta.
E ora? E se qualcuno lo avesse visto? Che faccio ora?
L'ora dopo, quando cambiò professore, chiesi di andare in bagno, è il professore mi mandò, cercai di nascondere il più possibile il sangue e in fretta scappai in bagno.
Aprì il rubinetto e con dell'acqua scolorì il sangue, finché diventò di un rosa chiarissimo, quasi non si notava che era macchiato. Ma aspetta, ma Luigi e gli altri mi rincorreranno tutto il tempo alla fine di scuola. Come avrei fatto?Rimasi 20 minuti a ragionare, ma se sarebbe venuto il professore?
Tornai in classe, il professore non mi disse nulla, solo di tornare veloce al mio posto e di leggere la pagina 241.
Mi sedetti e iniziai a leggere: "Quando la pianta sbocciò, la ragazza si sentì felice, con molta gioia di vivere, si sdraiò sul pavimento e rimase a ridere, a ridere così tanto da fargli male le costole. E l'anziana cieca della porta accanto la sentì, e sorrise. I ragazzi sotto la camera, la sentirono e la presero per pazza. Ma alla ragazza non importava quello che dicevano, cosa pensavano di lei, lei era felice e voleva passare quel momento come se non avesse mai pianto."
"Va bene così grazie, Maria continua a leggere" disse il professore.
Mi sentì un sospiro profondo dentro, e il taglio bruciare così tanto che non sono riuscita a non rannicchiarmi su me stessa.
Mi venne un colpo di fulmine, un'illuminazione se si può dire così, magari anche lei un giorno poteva ridere. Ma, credo non possa succedere.
Tra poco sarebbe arrivata l'estate, e il mare, e il caldo, caldo che io non avrei potuto sentire, e i pantaloncini buttati senza mia madre se ne sarebbe accorta, e io, che non avrei più visto i miei compagni. O almeno solo per quei 3 mesi.Tra meno di 1 mese la scuola sarebbe finita, ma io non volevo buttare al vento quel libro che io potevo leggere la notte, con la scusa di dover fare i compiti. No, ti prego, no.
"Ehi! Insomma? Stai dormendo?!" parole, parole, stavo solo fantasticando a occhi aperti, rimasi 5 secondi senza rispondere ma a guardare il professore. Le uniche parole che mi uscirono dalla bocca furono: "Scusi prof."
"In questi giorni mi sembri davvero strana, stai male?"
"No no, sto benissimo." Dissi io. Niente di più falso.
"Va bene, allora..." il professore interruppe la frase. Suonò la campanella di emergenza, tre suoni, sotto il banco. Cose inutili che si imparano alle elementari. Alla fine del suono tutti in fila, prima parte l'apri fila e in seguito tutti gli altri.
Gente per il corridoio che urlava: "Terremoto! Terremoto!"
Gente contenta invece per aver interrotto i compiti e si torna a casa. Finalmente.
Sapete, anche io voglio tornare a casa, è in stare più a sentire quell'idiota di Luigi che mi vuole inseguire fino a casa e picchiare. Vedo sia davvero fantastico, anche se lunedì l'avrei dovuto affrontare di nuovo.Eh già, ci mandarono tutti a casa, tutti felici, con lo zaino sulle spalle e baci ai professori.
Luigi, mi guardava anche male.
Non è finita neanche malissimo devo dire.
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Storia di un'autolesionista
Short StoryCiao a tutti, non vi svelerò il mio nome per privacy, sono un'ex autolesionista. Questo sarà un racconto sfogo. Se siete autolesionisti, leggetelo. Anche farsi schifo è da autolesionisti, non voglio facciate il mio stesso errore. Devo dire, però, c...