La rosa.

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Il ragazzo camminava per le vie di Brooklyn. Non sapeva dove fosse diretto sapeva solo che aveva bisogno di camminare per cercare di smaltire quel senso di vuoto che da settimane lo assillava. Percepiva una strana sensazione, come se la parte di lui lo avesse abbandonato come se un giorno svegliandosi avesse cominciato a vivere una vita che non gli apparteneva. Assorto nei suoi pensieri il bruno ragazzo comincio a far correre gli occhi sulla città dove era cresciuto: anche quella gli sembrava diversa come se le mancasse qualcosa, come se ci fosse qualcosa di segreto, qualcosa che lui non riusciva a vedere.
Tutto d'un tratto gocce di pioggia, picchiettando sulla sua testa, cominciarono a bagnarlo.
Il cielo divenne plumbeo, di un grigio profondo e grandi nuvoloni neri riversarono pian pian gocce sempre più grandi di pioggia. In poco tempo si diffuse un odore di terra bagnata e polvere che si insinuò prepotentemente nelle su narici, evocandogli ricordi lontani.
*Inzio flashback*
Stava saltando nelle pozzanghere che di formavano lungo le strade e con lui c'era una dolce bambina dai capelli mossi e rossi. Entrambe avevano sulle spalle uno zainetto, erano appena usciti dalla scuola e Simon la stava accompagnando a casa. La bambina si voltò con i suoi penetranti occhi verdi e rise, era adorabile con quel suo nasino all'insù e le sue delicate lentiggini.
*Fine flashback*
Da qualche settimana cominciava a ricordare avvenimenti della sua infanzia e puntualmente era presente questa bambina che si so forzata di ricordare ma che sembrava far parte solo del suo passato: non si ricordava nulla di lei, nè perché la dovesse riaccompagnare a casa, nè il suo nome... gli sarebbe piaciuto ricordare. Poi sentì un tuono seguito da un lampo di luce,e la pioggia aumentó sempre di più. allora
di ripararsi in un vicolo. Era stretto e probabilmente portava alla periferia della città, che contrastava con la modernità e la bellezza di Brooklyn: era l'altra faccia della moneta.
Girovagó un po', curiosando qua e là, sorgendo un topolino che correva furtivo e un cassonetto stracolmo di rifiuti; ovviamente l'odore non era dei migliori, pungente e fastidioso.
Camminando sotto l'orlo di una tettoia, per non bagnarsi, a terra trovó una rosa, attaccato vi era un biglietto che recitava di greco una strana frase. Tradotta voleva dire: "Sto arrivando".
Ammiró per qualche secondo il fiore, era il suo preferito: i petali di un rosso cupo sembravano vellutato e il cuore del fiore sembrava celare un importante tesoro, i gambi spinosi poi erano ciò che forse più gli piaceva: rappresentava perfettamente il concetto di "bellezza e sofferenza". La sfiorò delicatamente con le sue dita affusolate, percependo il contatto con la soffice corolla. Quel biglietto gli sembrava stranamente familiare, lo osservò attentamente per capire dove avesse già letto quella frase... forse a scuola durante una lezione. Nonostante ciò sentiva di trovarsi in una circostanza più che ambigua e una domanda continuava a risuonare nella sua mente: chi stava arrivando? Forse il biglietto e la rosa erano stati buttati per terra casualmente e non avevano nulla a che fare con Simon... o forse si.

*Spazio me*
Ciao a tutti! Scusate dell'assenza ma sono stata molto impegnata e non ho potuto scrivere molto, ma mi farò perdonare.  Spero che questo capitolo vi piaccia e vi ringrazio di ogni stellina e ogni commento che lasciate... grazie veramente di cuore. Vi voglio bene.
Baci❤
   Chiara❤

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 07, 2017 ⏰

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