1.Cuffie,musica e mistero

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É una calda giornata d'estate e mi trovo sul mio letto nella mia solita posizione e col mio solito top nero e degli shorts bianchi. Tranquilla e spensierata ascolto musica a non finire quando d'un tratto inizio ad immedesinarmi nel vero contesto della canzone e di scatto mi sollevo dal cuscino e i ricordi iniziano ad affollare la mia mente. Sono confusa ma nello stesso momento voglio ritornare lì, in quei giorni e in quel preciso istante in cui afferrai la sua mano e cercai in tutti modi di non lasciarla mai più. Sto parlando di Jason,il ragazzo con cui ho trascorso i miei più bei sette mesi della mia vita fra risate, baci e abbracci. Ma tutto questo, come probabilmente in qualunque relazione di due adolscenti è finita con il solito tradimento da parte sua. In quel momento non sapevo come reagire, ero indecisa se dargli uno schiaffo o se lasciarlo lì senza fargli capire la rabbia che provavo e alla fine è stato ciò che ho deciso di fare: lasciarlo senza dir nulla e rinchiudermi in un angolino con mille dubbi e domande in testa. È stato decisamente il giorno in cui avrei voluto mollare tutti i miei sogni rinchiudendoli in un cassetto al buio, senza alcuna fessura, senza alcuna speranza e smettere di lottare ma nonostante ciò ho dimenticato questo pensiero e ho continuato la mia vita, strano da parte di un adolescente ma ciò che ho pensato è stato quello di non buttare via solo ed esclusivamente per una persona che non mi merita tutto ciò che mi sono costruita in sedici anni con fatica ma con ottimo risultato. Alcune volte però rifletto sulla mia scelta e dubito del fatto che forse non potrei riuscirci, non potrei insomma riuscire a dimenticarlo del tutto per sempre nonostante sia già passato un anno. Tutti questi miei ricordi sono interrotti dalla voce stridula di mia madre che mi avvisa di andare a tavola. Entrata in cucina noto un'aria piuttosto strana, come se qualcosa non andasse bene. Cerco n tutti i modi di capire cosa stesse succedendo domandandoglielo ma tutto inutile, non voleva discuterne.
Sono insospettita, inoltre, del fatto che mamma come suo solito dopo pranzo non si sia messa sul letto a leggere il suo libro ma al contrario si sia messa a fissare il soffitto. Jasmine  è a casa di una sua amichetta, mio padre ė a lavoro ed io sono qui con ancora gli occhi lucidi per quei ricordi e con le cuffie alle orecchie.
Inizia a calare il sole sento il campanello della porta: ė papa che dopo una lunga giornata finalmente si gode un po' di riposo e assieme a lui è ritornata a casa anche la mia piccola.
Sento dei passi avvicinarsi alla porta della mia stanza mi strofino gli occhi e mi metto in una posizione migliore, quando entra mio padre e capendo il mio stato mi fissa per qualche secondo e mi stringe in un abbraccio. Subito dopo entra Jasmine e con un innocente sorriso mi dice:
"Ciao sorellona mi sei mancata" ed io rispondo:
"Anche tu piccolina mia!"
E con tutto l affetto che provo per lei, dimenticando il mio stato la stringo forte a me facendole appoggiare la testa sul mio cuscino e pensando a quanto possa essere stata fortuna a ricevere dalla vita questo grande gioiello.
Arrivata l'ora di cena noto lo stesso che mamma ė un po turbata e papa che la fissa con aria altrettanto pensierosa. Non riesco a tollerare il fatto che loro mi possano nascondere qualcosa ma sono troppo presa dai miei ricordi che, termino di mangiare e vado in camera e mi butto sul letto ad ascoltare per l'ennesima volta la musica.
Sono le 22.50 e io sono ancora qui, con le mie cuffie, assolta in una nube di sogni che in quelle condizioni penso non si possano mai avverare.
All'improvviso sento un urlo provenire dalla camera da letto, perciò, spaventata corro a vedere cosa stia succedendo quando i miei occhi intravedono mia madre spaventata in un angolino sul letto e mio padre che cerca in tutti i modi di calmarla.
" Per favore Carol vai via, lasciaci da soli!" Mi urla contro papà, ed io di tutta risposta:
"D'accordo papà se è proprio questo ciò che vuoi ritorno in camera mia ma dopo non cercare aiuto perché non saprò niente e non potrò aiutarti!"
Da quelle parole i miei comprendono il mio senso di innocenza e la voglia matta di sapere tutto per poi aiutarli. Così, la mattina dopo viene a svegliarmi mamma e che con una carezza sui capelli mi dice: "Ehi piccola, sveglia e quasi Mezzogiorno!"
Si, lo so, avevo dormito parecchio ma mi è servito dopo tutte quelle notattate a pensare a lui.
Finisco di fare colazione, mi preparo piu veloce che mai e mi precipito a fare delle compere per mia madre con un po' più di voglia del solito solamente perché avevo intelligentemente pensato di convincerla a dirmi tutta la verità.

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