Cibo e capre

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[DA CORREGGERE]

Albus se ne sorprese, ma la cena a casa di Bathilda non fu così male. Tutt'altro, fu decisamente deliziosa, così come lo fu la padrona di casa.

Albus sapeva bene che Bathilda era una donna estremamente buona e intelligente da tutte le volte in cui era venuto a casa sua, quando ancora non c'era Gellert, per parlare con lei di questo o di quel libro, argomento di cui la signora Bagshot era visibilmente informata.

Non era stato felice di rivederla, quando era tornato a casa, ma la frustrazione e il fatto che fosse stata la stessa Bathilda ad annunciargli la morte della madre erano le cause a cui attribuiva la rabbia che aveva provato nei suoi confronti.

La cena, tuttavia, si svolse in tutta tranquillità, e dopo che Albus ebbe spedito un gufo a suo fratello per avvertirlo che sarebbe rimasto sia a mangiare che a dormire da Gellert, il ragazzo si sentì più in pace con sé stesso, e naturalmente, con suo fratello, anche se non ebbe risposta da parte sua.

La notte a casa di Gellert si svolse in modo normale, per quanto potesse essere normale una notte tra due maghi che potevano tranquillamente fare magie e che progettavano l'asservimento totale di ogni singolo Babbano della Gran Bretagna.

Parlarono di piani, progetti e imprese che non è bene ricordare, così come l'intera notte che Albus e Gellert passarono insieme.

La mattina seguente, si svegliarono a tarda ora, poiché l'orario in cui si erano addormentati non era stato dei migliori.

Si vestirono velocemente e scesero a fare colazione.

Una colazione-pranzo, visto che erano le 11:30 passate.
Bathilda li sgridò per l'ora che avevano fatto alzati, ma poi li lasciò mangiare tranquilli, consapevole che qualsiasi altro ragazzo, della loro età, avrebbe fatto esattamente la stessa identica cosa che avevano fatto loro.

«Oggi devi andare da qualche parte, zia?» fece Gellert, mentre cercava di mettere in bocca più cibo di quanto ne potesse contenere.
«Non parlare con il boccone in bocca, caro. Comunque sì, devo andare ad un incontro con uno degli esponenti storico-letterari più importanti di questo secolo»
«Davvero?» fece Albus, non appena ebbe finito di masticare e rischiando di strozzarsi con un pezzo di pancake.
«Sì» rispose la donna, mentre cercava nella borsa le chiavi di casa «Vuole il mio autografo»
Uscì di casa, molto distrattamente.

Albus e Gellert scoppiarono a ridere, con una mano davanti alla bocca per evitare di sputare pezzi di cibo da tutte le parti.

Quando si furono calmati, si misero a rassettare la cucina, rimettendo a posto biscotti e pulendo piatti e bicchieri, il tutto in modo rigorosamente magico.
Finito di riordinare, i due si diressero verso la camera di Gellert per recuperare le cose di Albus, che comprendevano, in pratica, solo le sue scarpe.
Infilatele e pronti per uscire, i due ragazzi si incamminarono verso la casa di Albus.

Come al solito, fu un viaggio breve.
Essendo vicini di casa, c'era da aspettarselo.

Albus aprì la porta di casa con le sue chiavi, entrarono e si sedettero al tavolo della cucina, non trovandovi nessuno.
«Aberforth non c'è?» chiese Gellert, stupito.
«Sarà su da Ariana»

Un leggero malessere lo avvolse. Sarebbe dovuto essere anche lui da Ariana, da sua sorella. Avrebbe dovuto prendersi cura di lei, e non andare a casa di un suo amico lasciandola sola con Aberforth.
Non che Aberforth non sapesse occuparsene: in questo era certamente più bravo di Albus.
Ma se fosse successo qualcosa? Se Ariana avesse di nuovo perso il controllo? L'altra volta per poco Albus non era morto, Aberforth da solo non avrebbe saputo come fare, e nemmeno come sopravvivere.
Questa volta Albus sentì una vera e propria ondata di panico salirgli su per lo stomaco.

«Albus?»
Il ragazzo si risvegliò sentendo la voce di Gellert.
«S-sì?»
«Stai bene? D'improvviso sei diventato pallidissimo...»
«Sto bene, sto bene»
«Sicuro?» gli fece Gellert, scrutandolo preoccupato «Hai cominciato anche a sudare...»
«Sto bene» ripeté per la terza volta Albus «È tutto apposto»

In ogni caso, sarà meglio controllare.
«Aberforth! ABERFORTH SILENTE!»
L'altro Silente dagli occhi azzurri scese le scale di corsa.
«Mio Dio!» disse «Che diavolo è successo?»
«Niente» fece Gellert, con aria innocente «Volevamo solo sapere se eri in casa» sorrise.
Aberforth aveva l'aria di uno che doveva solo scegliere l'arma con cui uccidere Gellert dal suo arsenale.
«Be', come vedi, ci sono» gli rispose, abbastanza stizzito.
«Calma» disse Albus «Non c'è bisogno di litigare. Non serve a nessuno»
«Scherzi?» fece Gellert con la stessa aria innocente di prima «Aiuta eccome. Ci tiene occupati»
«Oh, mi calmerò. Appena lui smetterà di prendermi per il...» ringhiò Aberforth.
Gellert disse qualcosa in tedesco.
«Moderate i termini, tutti e due. Gellert, smettila» disse Albus, che conosceva il significato di quella frase. Era qualcosa di ben poco lusinghiero.
«Tranquillo, ragazzino» disse Gellert a Aberforth «La smetterò. Nello specifico, quando l'acqua del mare finirà»

Aberforth aveva tutta l'aria di voler rispondere alla provocazione, ma questa volta Albus fu più deciso.
«Basta»
Gellert mandò un ghigno in direzione di Aberforth, che si morse il labbro per evitare di far continuare la discussione.
«Voi due vi detestate proprio, eh?» disse Albus, esasperato.
«Sì» fecero entrambi, all'unisono.
«Oh, perfetto. Sembra che sia l'unica cosa sulla quale siate d'accordo» disse di nuovo Albus, alzando gli occhi al cielo.
«Come sta Ariana?» chiese il maggiore dei due fratelli.

Aberforth ci mise un po' a rispondere, probabilmente pensando che un "bene" fosse piuttosto sbagliato come risposta.

«Normale. Cioè, praticamente come al solito. Non è instabile, ma non è stato nemmeno facile farla mangiare» si passò una mano tra i capelli «Mi ha dato ascolto solo quando le ho mostrato il mio Patronus»
«Sai fare un Patronus?» chiese Gellert, stupito.
«Sì» gli rispose Aberforth guardandolo direttamente negli occhi, come per sfidarlo a dubitarne «Corporeo. È una capra»
«Una capra?» Gellert era ancora più stupito di prima.
«Quando nostra madre era... Quando noi eravamo piccoli, Aberforth dava sempre da mangiare alle capre che avevamo, e Ariana gli dava una mano. Le piaceva e la calmava. Sia prima che dopo... l'incidente.»
Albus guardò il fratello, che annuì.
«E poi» continuò, sorridendo «Aberforth adorava la storia di Ghiozza, la Capra Zozza»
Aberforth arrossì fino ad assumere lo stesso colore dei suoi capelli. Guardò il fratello con aria accusatoria.
«Questo non dovevi dirlo!»
«Scusa» disse, ma non sembrava molto dispiaciuto. Unì le punte delle dita e abbassò lievemente la testa, guardando verso il tavolo. Faceva sempre così: univa le dita, abbassava la testa e sorrideva. In quei momenti non sembrava che Aberforth fosse suo fratello quanto piuttosto suo padre. E forse, in un certo senso, lo era sempre stato.

«In ogni caso» disse, dopo un attimo «Vai avanti»
«Non credo che ci sia altro da dire. Solo che... Se mi permetti di dirti una cosa...» sembrava molto a disagio.
Sospirò.
«Quello che sto cercando di dire, è che
non credo che avresti dovuto andare a casa di Grindelwald»

Non avrebbe mai dovuto dire quella frase.
Da lì si scatenò l'inferno.

A Dangerous Friendship - Albus Silente e Gellert Grindelwald [DA RIVEDERE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora