Tutti i tuoi ricordi

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«Mia sorella ha ucciso mia madre. Non credo che ci siano modi gentili per dirlo, sappi solo che non è stata una cosa volontaria.» Sospirò. «Ed è proprio questo il problema.»

Albus non poté fare a meno di chiudere gli occhi e massaggiarsi le tempie con le dita di una mano: stava raccontando la più grande verità - e il più grande segreto - della sua intera vita, probabilmente, a un ragazzo che conosceva da meno di un mese.

Eppure, la cosa non gli sembrava così sbagliata. Se una follia avesse potuto avere una logica, Albus avrebbe detto che quello ne era un esempio perfetto. Perché, a dire la verità, nemmeno lui sapeva il motivo quella scelta, e sospettava che non l'avrebbe mai capito.
Sperava solo che non sarebbe diventata una cosa di cui pentirsi, in futuro.

Una speranza piuttosto flebile e basata su poche certezze, è vero, ma non giudicatelo troppo severamente: quel povero ragazzo si era trovato in mezzo ad una situazione disperata a cui non aveva avuto modo di prepararsi, proprio quando era in procinto di partire per un viaggio che aveva sognato a lungo e organizzato nei minimi dettagli, peraltro a soli diciannove anni. Era come se, d'un tratto, tutta la sua felicità si fosse radunata in un unico luogo, giusto per sfuggirgli via tra le dite appena dopo che aveva potuto vederla.

Era piuttosto normale che avesse bisogno di sfogarsi con qualcuno di tutto quello che gli stava succedendo, e Gellert sembrava perfetto per farlo. Da quando si erano conosciuti avevano parlato spesso, e Albus si era reso conto che il suo nuovo amico non era solo di vedute molto simili alle sue, ma anche estremamente intelligente, come lo era lui.

Tra quei due c'era un'affinità che Albus non aveva mai sentito con nessun altro, prima d'allora.

Per questo - e perché Gellert sapeva già qualcosa di Ariana - era diventato il suo confidente. Certo, raccontargli che sua sorella non poteva vivere da sola e usare la magia era un conto, informarlo su quel che era successo a sua madre tutto un altro; ma sapere che il ragazzo non aveva parlato era confortante, e poi, in realtà, perché mai avrebbe dovuto raccontare in giro i guai della famiglia Silente? Che cosa gliene sarebbe venuto, in fondo?

Dato che ormai sapeva, tanto valeva raccontargli tutta la verità, se si fidava.

Gellert si alzò dal letto e andò ad appoggiarsi alla parete, sedendosi per terra e mettendosi dirimpetto ad Albus.

«Tua madre è morta a causa di tua sorella.» Fischiò. «Immaginavo che tu avessi molte cose da dirmi, ma questa va oltre ogni mia supposizione, lasciamelo dire... Ci vorrà del tempo per sapere tutto, immagino.»

«Temo di sì», riprese Albus, «Mia sorella è in questa situazione da parecchio tempo, ormai. Cominciò tutto quando era ancora una bambina, e aveva appena iniziato a usare la magia. Ovviamente, non sapeva controllarla bene, o molto poco, come è naturale. Per noi Maghi si tratta di una fase di crescita, ma, ovviamente, lo stesso non è per i Babbani. Tre ragazzi la videro, scoprirono che cosa sapeva fare e decisero che sarebbe dovuto essere loro compito farla... smettere».

Lo sguardo di Silente era duro mentre parlava di quei tre ragazzini, ma anche triste e incredibilmente stanco. Doveva aver ripensato a quello che avevano fatto così tante volte da perderne il conto.

«Solo che esagerarono. La spaventarono a morte, e la resero instabile. Non riusciva a controllare i suoi poteri prima, ma dopo fu molto peggio: non si controllava ed era un pericolo per sé stessa e, soprattutto, gli altri. Purtroppo, è ancora così, nonostante abbiamo tentato di tutto per farla migliorare almeno un po'. Le fanno paura cose innocue, talvolta la magia stessa la spaventa. Non potevamo certo mandarla ad Hogwarts, ma ancor meno potevamo chiedere l'aiuto di un Guaritore: se qualcuno l'avesse saputo, sarebbe stata mandata al San Mungo, per problemi di salute mentale, e non potevamo condannarla ad una vita simile. È vero, è potenzialmente pericolosa, ma fa parte della nostra famiglia, e i miei genitori non l'avrebbero mai abbandonata in questo modo. L'unico errore di mia madre fu quello di sperare di potercela fare da sola, ma, d'altro canto, chi altri avrebbe potuto aiutarla? Io e Aberforth dovevamo andare ad Hogwarts, e io non ho altri fratelli più grandi.»
«Vostro padre?»

A Dangerous Friendship - Albus Silente e Gellert Grindelwald [DA RIVEDERE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora