Se fosse possibile

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«I Doni della Morte?» fece Albus, che non sapeva se Gellert lo stesse prendendo in giro o parlasse sul serio.
«Sì. Ne hai già sentito parlare, vero?»
«Certo che ne ho sentito parlare. Ma nelle fiabe, Gellert. Quando avevo... quanto? Tre anni?»
«So che adesso ti sembra che non c'entri niente con quello di cui hai bisogno, ma...» provò a tranquillizzarlo Gellert.

Senza successo, però.

«Ma cosa? Mi stai dicendo che in una fiaba per bambini c'è la cura alla malattia di Ariana?»
«No. Ovviamente, no», ribatté l'altro, «ma... Oh, immaginavo che non avresti capito... Albus, per favore, ascoltami. Siediti.»

Ma Albus non aveva intenzione di sedersi. Si muoveva per la stanza, formando cerchi con i piedi, con una mano davanti al viso.

«Tu mi hai fatto venire qui, alle quattro di notte, vestito così, dandomi speranza... per venire a parlarmi di... di...»

Anche Gellert si alzò e, messosi davanti all'amico, lo prese per le spalle.

«Albus, ascoltami. E mettiti seduto, per piacere. Credi davvero che ti avrei fatto fare tutte le cose che hai detto, se non fossi stato sicuro che a qualcosa sarebbero servite?»

Lentamente, Albus scosse la testa.
«No. Scusami. È che... non posso sperare in qualcosa per poi essere miseramente deluso... È già successo, non lo sopporterei di nuovo» disse, andando verso la sedia.

Gli tremavano le mani.

Ancora una volta, persino dopo aver già provato l'esperienza, Albus aveva sperato. Aveva provato a non farlo, ma non gli era riuscito, perché gli occhi del suo amico gli erano parsi così fiduciosi, che difficilmente sarebbe riuscito a non fidarsi.

E, similmente a quello che gli era capitato con i libri, gli sembrava - almeno per il momento - di essere stato profondamente deluso.

«Non preoccuparti. Bene», riprese Gellert, «eravamo rimasti... all'inizio, no? Allora... I Doni della Morte sono una delle "Fiabe di Beda il Bardo", questo mi sembra che tu te lo ricordi fin troppo bene».

Rise divertito, e un Albus decisamente più controllato di poco prima lo ricambiò con un timido sorriso.

«In assoluto la mia preferita. Non pensavo che la raccontassero anche dalle tue parti», aggiunse, per cercare di darsi un tono.
«Oh, lo fanno. Anche le altre fiabe del libro, in realtà,vengono spesso usate per farci addormentare. E poi, sono imparentato con mia zia Bathilda: la mia famiglia è in parte inglese, quindi non sarei potuto scampare a queste letture comunque.
«Ma torniamo a noi. La storia, come sai, narra di tre fratelli che, raggirata la Morte con un'astuzia, ricevono dei regali - i Doni della Morte, appunto - per esserci riusciti. In verità, la Morte è molto più astuta di loro, e quella è solo una trappola in cui cadono tutti, eccetto il fratello più piccolo. Questi chiede alla Morte un Mantello per nascondersi alla vista, il fratello di mezzo riceve una Pietra che possa far rivivere i morti, il terzo ottiene una Bacchetta, fatta di sambuco, che sarebbe la più potente al mondo.
«Ora, ciò che tu non hai mai pensato è che questi oggetti potrebbero esistere davvero.»

Il ragazzo fece una pausa, che Albus impiegò a porsi domande nella sua testa, a cui sperava che Gellert avrebbe presto dato risposta.

Con grande sorpresa di Albus, Grindelwald sorrise.

«Immagino che tu adesso mi stia dando del folle, o peggio. Se può consolarti, sappi che non sono comunque l'unico che crede in questa teoria. C'è addirittura un simbolo che rappresenta i Doni, e chi li cerca, di solito, lo ha da qualche parte. Su quaderni, libri, collane, bracciali, tatuato sulla pelle...»
«Tatuaggi?» fece l'altro, momentaneamente distratto dal flusso dei suoi pensieri.
«Via, Albus... Siamo nel ventesimo secolo, ormai. Quella dei tatuaggi è una moda che può solo rafforzarsi. Non dovresti scandalizzarti tanto solo per dei disegni sulla pelle», lo rimproverò Gellert. «In ogni caso, il simbolo è questo.»

A Dangerous Friendship - Albus Silente e Gellert Grindelwald [DA RIVEDERE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora