La piazza e il cimitero

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[DA CORREGGERE]

Ci furono quattro giorni di silenzio assoluto.

I gufi si rilassavano sui trespoli.
Anche i padroni "oziavano", chi facendo ricerche, chi leggendo un libro, e chi cercando di fermare le crisi magiche della sorella.
Albus sapeva che avrebbe dovuto ringraziare il Cielo, visto che le crisi di Ariana non erano gravi e, fortunatamente, contenibili, ma ogni volta che la vedeva aveva sempre paura che qualcosa scatenasse un'altra crisi, ed ogni volta che lo pensava, sentiva un brivido involontario corrergli su per la schiena, accompagnato dal solito pensiero rivolto alla ferita.

Ad Albus non faceva più tanto male, sebbene, facendo alcuni movimenti (in special modo se questi erano bruschi), sentisse pizzicare la schiena. In quei momenti, Albus temeva che la ferita si riaprisse, ma fortunatamente, questo non successe mai.

Albus si sorprendeva di come, invece, suo fratello non sembrasse minimamente preoccupato dal potere di Ariana. Il ragazzo sospettava che la sua stessa presenza, con tutti i suoi anni di studio e la sua bravura negli incantesimi, desse sicurezza ad Aberforth.
Non avrebbe alzato nemmeno un dito su Ariana, ma era felice che almeno suo fratello si sentisse al sicuro con lui.

La mattina del quinto giorno, ad Albus arrivò una lettera di Gellert, dove il ragazzo diceva che sarebbe passato da casa di Albus, e che dopo avrebbero fatto una camminata insieme.
Albus accettò di buon grado, lieto di poter finalmente parlare con Gellert.

Alle 3 e mezzo del pomeriggio, Albus sentì suonare il campanello.
Scese le scale di corsa.
Si era dimenticato di prepararsi in anticipo e Gellert aveva specificato di farlo!
Si infilò le scarpe in un lampo, gridò ad Aberforth che usciva, buttò in terra un vaso, lo riparò, e andò ad aprire la porta.

Gellert lo guardò, sorridendo, un po' incerto.
«Perché hai il fiatone?»
«Ah... Non è niente»
Sollevò un sopracciglio.
«Ti eri dimenticato di prepararti?»
«No. Assolutamente»
«Allora devi essere stupido» disse, con semplicità.
Albus lo guardò, stupito e offeso.
«Grazie, eh. Ma si può sapere perché mi dai dell'idiota?»
«Dello stupido, non dell'idiota» Gellert cercò di non scoppiare a ridere «Hai la maglietta al contario. Si vede l'etichetta»
La faccia di Albus divenne più rossa dei suoi capelli. Mise l'etichetta dentro la maglia, nascondendolo alla vista.
«Guarda che così non risolvi il problema» gli disse Gellert ridendo «Giratela, dai, ti faccio io da palo»
Albus si girò e si tolse la maglietta.
«Sembra che la tua ferita vada meglio» commentò Gellert.
«Non fa più male se dormo di schiena» rispose Albus, una sfumatura di sollievo nella voce «Non ne potevo più dormire sdraiato di pancia. Non ci sono abituato, è difficile addormentarsi»
«Che problemi complicati» commentò Gellert, sarcastico.
«Ah-ah»

Camminarono lungo il viale di Godric's Hollow, inizialmente parlando del più e del meno: dei guai della signora Bagshot, del libro che Albus stava leggendo; per poi arrivare a parlare di cose più importanti, come Ariana e Aberforth.
Quest'ultimo argomento fu l'unico che Gellert non commentò con battute sarcastiche.

Camminando, arrivarono in una piazza, passando rasenti alla colonna di alberelli che costeggiavano la strada.
Nella piazza non c'era niente di particolarmente interessante, eccezion fatta per una piccola chiesa.

Anni più tardi, in quella stessa piazza, verrà eretto un monumento, esattamente nel centro della piazza stessa, a due persone, un uomo e una donna, e ad un bambino.
Un bambino con capelli neri e occhi verdi, che un giorno diventerà importante, importante quanto lo saranno i due ragazzi che in quel momento camminavano insieme, fianco a fianco, senza sapere che cosa, un giorno, li avrebbe attesi.
E sarà proprio questo bambino, un giorno, a conoscere uno dei due ragazzi, e a salvare il mondo da una minaccia che l'altro non aveva potuto sconfiggere.
Ma questa è un'altra storia.

Albus si sedette su una panchina, leggermente ansante.
Gellert si sedette lì accanto e tirò fuori la bacchetta.
«Sei pazzo?» fece Albus, allarmato «Mettila via, qualcuno potrebbe vederti!»
«Sta' tranquillo. Qui in giro ci sono un quantità incredibile di maghi, e comunque, non c'è nessuno nei paraggi»
Fece un piccolo movimento con la bacchetta. Due panini si materializzarono nella sua mano, impilati l'uno sopra l'altro.
«Ne vuoi?» disse ad Albus.
«Solo se poi metti via la bacchetta» rispose quello.
Gellert sospirò, alzando gli occhi al cielo, ma ripose ugualmente la bacchetta in tasca. Albus addentò un panino.
«Non dovresti farti tutti questi problemi, Albus» fece Gellert, con ancora in bocca un pezzo del suo panino (würstel e ketchup) «quando i Babbani sapranno della nostra esistenza, poco importerà se avrai mostrato o no la tua bacchetta»
«Sì, certo, ma visto lo stato delle cose, direi che per adesso non dovremmo metterci nei guai. Specialmente tu» aggiunse.
Gellert sbuffò.
«Ma chi sei, mia madre? Se anche mi vedessero con in mano una bacchetta, potrei dirgli che è, che so, una bacchetta da Direttore d'orchestra. E se anche mi vedessero fare magie» disse, anticipando la domanda di Albus «potrei tranquillamente usare un Oblivion per fargli dimenticare tutto, mi sbaglio?»
Questa volta fu Albus a sbuffare.
«Sta' attento lo stesso»

Finirono di mangiare, si alzarono, scossero i vestiti per ripulirli dalle briciole, e infine andarono.

Fecero la stessa strada dell'andata, solo al contrario, andando in senso opposto.
Erano circa le 5 del pomeriggio, e in piazza si cominciava a radunare la gente per la Messa delle 17:30. Nonostante fossero in Gran Bretagna, la chiesa in questione era cattolica, e aveva perciò al suo interno immagini di Gesù, dei Santi e, naturalmente, di Maria. La chiesa protestante era invece situata un po' più il là rispetto al "centro" cittadino.

Passando nuovamente di lì, i due ragazzi non fecero niente di strano o di particolare. Fu quando raggiunsero il cimitero, però, che Gellert fermò Albus.
«C'è una cosa» gli disse «che vorrei mostrarti. Sempre» e qui ammiccò, sollevando le sopracciglia «che tu sia abbastanza coraggioso per venire»
«Vorrei ricordarti» fece Albus alzando la voce «che sono un Grifondoro. Le nostre qualità sono l'audacia e il fegato»
«In tal caso» disse Gellert aprendo il cancello, che fino a quel momento era stato chiuso «non avrai problemi a seguirmi»

A Dangerous Friendship - Albus Silente e Gellert Grindelwald [DA RIVEDERE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora