"Muoviti, Stella ci ha già chiamato cinque volte" urlo alla porta del bagno. Adoro Susan, ma a volte ci mette troppo a prepararsi. "Arrivo" dice e da quanto sembra affannata, immagino stia cercando di condensare cose che ci mette almeno dieci minuti a fare in uno solo. "Serve un aiuto?" chiedo sapendo di farla imbestialire. "NOOOO!!" mi grida infatti da dietro la porta. Rido mentre infilo il telefono nella tasca dei pantaloni.
Quando apre la porta, capisco che valeva la pena aspettare. E' bellissima e sono parecchio felice di non condividere questo tesoro con nessuno. Mi fulmina con lo sguardo, come se fosse colpa mia se siamo in ritardo, riuscendo solo a farmi ridere. "Andiamo" dice decisa, prendendo la borsa e andando alla porta. Scuoto la testa, seguendola e soffermandomi a osservare il suo sedere, fasciato in un abito azzurro chiaro lungo fino ai piedi.
Il taxi ci lascia davanti al ristorante, e lei mi stringe la mano prima di entrare. I nostri amici ci aspettano dentro, qualcuno con un drink, le ragazze invece stanno parlando tra loro. Ci separiamo, ma mentre bevo al mia prima birra, la becco ad osservarmi tante volte quanto lei mi sgama a guardarla. Siamo completamente andati mi sa. Ho evitato la zona ragazze, per evitare Mia, che quando ci ha visto entrare, nonostante fosse appesa al braccio di un tizio, mi ha guardato come se fossi qualcosa da mangiare. Potrebbe essere più imbarazzante?
Mi concentro a parlare di basket con Davide e Luca, per scacciare la sensazione di fastidio, finché non dobbiamo sederci. La cena è buona, ma dura decisamente troppo. Sarebbe stato sufficiente andare a mangiare la pizza, ma Stella è stata irremovibile. Prendo in giro Davide, per gli infiniti preparativi del suo matrimonio e anche Peter, che si sposa tra solo un mese inizia a sembrare provato da tutta l'organizzazione. "Vedrai, quando toccherà a te" mi schernisce Peter, mentre Davide mi osserva ma non fiata. Porto pazienza fino al momento del dolce, poi faccio la mia mossa. "Ragazzi, oggi è un anno da che Susan è rientrata nella mia vita, se non vi spiace al dolce ho pensato io" e lei per prima mi sembra stupita, forse pensava che fosse tutto merito di Stella questa serata.
Chiamo il cameriere e faccio portare la torta, come concordato, poi chiamo a me la mia bellissima donna e la faccio sedere in grembo a me. Un coro di grida, schiamazzi ed esclamazioni riempie la tavolata, quando finalmente mi appoggiano la torta davanti. Una bella torta di panna e cioccolato al latte, con sopra le statuine di due sposi. Susan ha le pupille dilatate, perché non sapeva che lo avrei fatto, ma mi sorride raggiante.
La scosto e mi alzo accanto a lei. "Amici, abbiamo organizzato questa cena, grazie Stella, per festeggiare una cosa con voi. Come sapete, l'ultima volta che siamo stati tutti insieme, questa stupenda ragazza qui accanto ha acconsentito a sposarmi. Bene, oggi con voi vogliamo festeggiare, perché un mese fa ci siamo sposati".
Silenzio di tomba. Tutti ci guardano come se avessimo tre teste, tranne Stella, Davide e Luca, ovviamente, che erano presenti e quindi non sono sorpresi. Susan tira fuori la mano, mostrando la fede per la prima volta dall'inizio della serata. Prima era coperta da un anello molto grande che copriva tutto. Mi prende la mano e la intreccia alla mia. A quel punto i nostri amici si sono un pò ripresi dallo shock e iniziano a fare baccano. "Che grande stronzo!" mi apostrofa Peter "te ne stavi qui tutto tranquillo, come se non avessi un pensiero al mondo, a prendermi per il culo!" "E facevo bene, no?" "E tu, non dici niente?" chiede a Davide "Ero il suo testimone" è tutto quello che dice. Tanto basta per far restare l'altro a bocca aperta, prima che mi tiri uno scappellotto dietro la testa. "Come hai fatto a non andare fuori di testa?" chiede poi. Onestamente non ci ho mai pensato, forse perché abbiamo fatto tutto in fretta e senza tanta gente a cui rendere conto..
24 Agosto (Un mese prima della cena)
"Michael dov'è il bouquet?" urla Stella fuori dalla porta. Eh? Ah. MERDA. "Ehm, n-non.." "Non ti sarai dimenticato di andare a ritirare il bouquet di Susan, VERO?" Sento irritazione e un leggero panico nella sua voce, io mi sento esattamente allo stesso modo. Cazzo, dovevo fermarmi dal fiorista a ritirare il fiore per me e il bouquet per Susan e, non so come, mi è uscito di testa. Sento del trambusto fuori dalla porta, ma ho un ronzio in testa che non mi permette di capire cosa dice la gente qui fuori. Apro la porta, tremante, perché non so come rimediare a questo casino, e vedo Stella parlare con Luca, con una scatola rotonda in mano.
"Va bene, ci vediamo dopo" dice lei, lanciandomi un'occhiata indulgente. Luca si volta e mi riporta dentro lo stanzino in cui mi sono cambiato. "Sapevo che te ne saresti dimenticato" mi dice allungandomi una scatolina trasparente. "Sei andato dal fiorista" dico in un soffio. "Sono andato dal fiorista" risponde "Michael, stamattina hai bevuto la tazza con il the e il miele di papà senza accorgerti che non era caffè, questo mi ha fatto capire che non eri proprio lucido. Quando ti ho visto uscire e girare per la chiesa, ho capito che dovevo andarci io dal fiorista, se volevo che Susan avesse il bouquet" spiega. Ho bevuto del the? Quando?
La mia faccia deve sembrare abbastanza sconcertata, dato che lui mi guarda e scoppia a ridere. "Va tutto bene, hai detto che era tutto a posto, no? Tra poco quella splendida ragazza sarà tua anche legalmente, concentrati" azzarda.Mi siedo cercando di concentrarmi sul fatto che lei tra poco sarà mia moglie. Mia. Cazzo, dovrei farle tatuare la fede sul dito, invece di infilarle solo l'anello. Magari glielo chiedo. Luca mi scuote la spalla. "E' ora di infilare la giacca" dice gentilmente. Non so come ma siamo arrivati ad avere un rapporto civile, anche se quando abbiamo comunicato ai miei familiari che ci volevamo sposare nel giro di un mese, era sbiancato. Poi, credo, ha capito che se una donna come Susan decide di passare il resto della vita con te, non vuoi aspettare.
Siamo tornati a casa al termine delle lezioni, annunciando prima a mio padre e i miei fratellastri e poi ai suoi genitori, che avevamo deciso di sposarci. Credo che suo padre mi guarderà sempre con sospetto, dopo il modo in cui ho trattato sua figlia l'anno scorso, ma non mi importa.
All'inizio facevamo progetti a lungo termine, pensavamo di sposarci dopo la laurea. Poi un giorno siamo passati davanti ad una piccola chiesa in mezzo al nulla, e lei si era voluta fermare. L'ho accontentata, nervoso. "Guarda che bella!" aveva detto. "Se lo dici tu" avevo ribattuto. E' voluta entrare, a dare un'occhiata e l'avevo seguita. Una piccola navata, due absidi e poco altro. Ma la luce del sole che entrava dalla vetrata riluceva dietro di lei e boh, non ci ho capito più niente. "Facciamolo" le ho detto mentre si girava a guardarmi stupita. "Qui. O vuoi fare una cosa in grande?" Lei mi aveva osservato per alcuni secondi, rendendomi ancora più teso. "Va bene. Volevo fare una cosa intima, solo nostra. Qui dentro ci entrano tutti quelli che vorrei e anche di più, quindi... facciamolo qui". Mi sono ritrovato a sorridere, con quella specie di paresi che vedo ogni tanto nei film, senza un perché. Mi ha abbracciato, appoggiando la testa nell'incavo tra il mio collo e la testa, e mi sono sentito in pace. "Non voglio aspettare" mi è uscito. Ha tirato su la testa, sospettosa. "Cosa non vuoi aspettare?" "La laurea, il lavoro perfetto. Non voglio aspettare un anno, nemmeno due" le avevo detto, sicuro. L'ho vista inspirare, un'emozione nuova sul viso. Ho pensato che mi avrebbe detto di no. Dopotutto non ero famoso per la mia costanza.
"Va bene, sposiamoci. Quest'estate?" mi ha sfidato, forse voleva sondare il terreno, capire se ero serio. Ma l'avevo stupita. "Andiamo a sentire quando è disponibile questo posto" e così abbiamo fatto. Ancora non ci credo, eppure siamo andati a cercare il sagrestano, abbiamo trovato una data disponibile, ed oggi eccomi qui, a tremare come uno stupido in attesa di sposare la mia Susan.
Quando la marcia nuziale è partita, ci eravamo girati tutti a guardarla, e avrei voluto che non ci fosse nessuno a parte il prete, perché in quel momento avrei voluto correrle incontro, mentre avanzava nella piccola navata. La saliva azzerata, sentivo le palpitazioni. Pochi passi, leggeri, accompagnata da suo padre, ed eccola lì da me. Un sorriso timido sul viso, la stessa emozione nei suoi occhi. Non ho ascoltato molto l'orazione, ero incantato da lei. Aveva un vestito bianco e rosa, come le camelie che le piacciono tanto, che se segnava la vita sottile e si allargava verso il fondo. La parte sopra era composta da un semplice velo di tulle bianco latte, come quello del vestito che mi piaceva tanto. Un piccolo pettinino teneva ferme, al lato della testa, sopra l'orecchio, due camelie vere. Non riuscivo a toglierle lo sguardo di dosso, non mi è mai sembrata più bella.
Eravamo in dieci quel giorno, noi compresi. Abbiamo festeggiato in un albergo con ristorante di pesce non troppo lontano, e lei non si è cambiata d'abito, restando con addosso quel tripudio di tulle e raso. Ci sono stati pianti e urla di gioia, e vino, tanto vino. Quando finalmente ne abbiamo avuto abbastanza, abbiamo salutato tutti e siamo saliti in stanza. Ci avevano riservato la suite nuziale, con vasca idromassaggio. "Tirami fuori da questo vestito" mi ha ordinato, maliziosa, forse anche a causa del vino. Mi ero avvicinato, per accarezzarle le braccia, e un profumo delizioso mi ha avvolto, come in chiesa. Cazzo, anche dopo ore lei profumava come se fosse appena uscita dalla doccia. "Ci sono un sacco di bottoni, qui dietro, sai?" le avevo detto. "Ah ma c'è il trucco. Apri il bottone in alto" mi aveva guidato. Sotto al primo bottone, trovai una zip. Lunga fino in fondo alla schiena, scoprii. Una volta fatto scivolare giù dalle spalle, il vestito si raccolse tutto attorno ai suoi piedi, lasciandola con un completino color carne completamente di pizzo. Quello, autoreggenti chiare e scarpe con il tacco a spillo dorato. Quella visione mi accompagna spesso, anche adesso.
"Sono uno stronzo dannatamente fortunato" dico tornando al presente. Poi guardo lei, che intercetta il mio sguardo e mi sorride emozionata. Sta ricordando anche lei quel giorno, lo so. Il mio sorriso è identico al suo.
Bene, vi è piaciuto il finale dal punto di vista di Michael? La storia è finita, ed è stata una fatica quest'ultima parte, spero vi piaccia. Sto iniziando a scrivere una nuova storia, si chiama "In amore vince chi corre" se vi va di dare un'occhiata, pubblicherò i primi capitoli la settimana prossima!
Grazie a chiunque abbia letto, votato, apprezzato la storia, per me è importante!
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Occhi color cioccolato 3
RomanceTerzo e ultimo capitolo della storia d'amore tra Susan e Michael. Lui ha quasi perso la vita in un incidente, di cui dà la colpa a lei, ignorando la verità. Lei stanca di lottare per entrambi, farà cambiamenti drastici nella sua vita. Sembra tutto f...