8. Sfilate di moda e alcol

50 7 20
                                    

La bocca piena di polvere, le mani che bruciavano, gli occhi gonfi che a malapena mettevano a fuoco il suolo schiacciato contro la sua faccia.

Le cose non andavano bene.

Sputò, la saliva era rossa.

"Accetta la sconfitta, ragazzo"

"Mi sto solo scaldando" Bryn appoggiò la punta del fucile a terra, e utilizzò l'arma come un bastone per issarsi in piedi. Le gambe non lo reggevano, si ritrovò col calcio dell'arma impiantato nello stomaco e il peso del corpo che tentava di farlo crollare nuovamente; dondolava sulla punta del moschetto, attendendo che un soffio di vento lo facesse collassare definitivamente.

"Sei testardo piccoletto, una cosa che so apprezzare"

"Continua a parlare, fra poco sarai morto"

"Sei troppo debole per battermi, e non hai la capacità di premere il grilletto" Il ragazzo strinse i denti e si raddrizzò, la schiena doleva e i muscoli a stento resistevano dal cedere, ma qualcosa dentro di lui gli diceva che se si fosse arreso sarebbe stata la fine di tutto; "Hai ancora voglia di combattere? A malapena ti reggi in piedi"

Una risata e uno sbuffo di sangue schizzarono fuori tra i denti di Bryn.

"È ovviamente una tattica"

"Ah si?"

"Certo, ora tu credi che io stia per svenire, o morire dissanguato. Forse è proprio ciò che stai aspettando"

"No, non ho alcun interesse nell'ucciderti o vederti morire. Sei una persona più che valida, sarebbe un dispiacere se crepassi così"

"Non pensavi lo stesso di tutti quelli che hai ucciso, vero?"

"Non hai capito nulla"

"Credo di no"

Bryn alzò l'arma con il braccio ancora funzionante, l'altro pendeva inerme sul suo fianco.

"Ultime parole?"

"Ti conviene prendere bene la mira"

"Di quello non ti devi preoccupare"

Con gli occhi iniettati di sangue mirò alla testa dell'uomo, che orgoglioso e crudele se ne rimaneva in piedi davanti a lui, braccia dietro la schiena e mento alto.

"Mostrami il tuo coraggio"

- Non sbagliare Brynmor! –

Al colpo di fucile si svegliò.

Si issò di scatto sul letto, tremante di freddo e sudato.

Si era gettato sul suo nuovo capezzale con i vestiti ancora zuppi, e si era addormentato in preda alla stanchezza e alla frustrazione; scese dal materasso e per poco non inciampò sul costoso tappeto orientale spesso due centimetri che il Barone doveva aver ereditato o ordinato via posta ad un prezzo esorbitante. Andò pian piano in cerca del pavimento con le mani, quando le dita incontrarono il tessuto ebbe la certezza di potersi accasciare, così si chinò, scivolò piano su un fianco, e vomitò.

Proprio sopra il costoso tappeto orientale spesso due centimetri.

Le forme geometriche ricamate con colori accesi e improbabili scomparvero sotto una nuova macchia anch'essa di colore acceso e improbabile.

"Stupida fish and chips ... ah no, non l'ho neanche mangiata. Deve essere il panino della stazione di servizio. Allora che siano maledetti tonno e uova"

Dedusse che dovesse esservi un bagno privato da qualche parte nella stanza, ma non era certo di dove si nascondesse; usò le proprie capacità investigative e sondò le superfici e le pareti speranzoso, forse avrebbe trovato una porta segreta travestita da quadro o da semplice affresco. Nessun pomello o serratura sporgevano dai mattoni, ne riusciva a localizzare il contorno di alcun ingresso incastonato nel muro.

Il Caso MaghnetDove le storie prendono vita. Scoprilo ora