Il giorno della battuta mi alzai all'alba, naturalmente cercando di non svegliare le mie sorelle.
Per stare comoda mi vestì da maschio: stivali imbottiti con pelle di cinghiale, pantaloni e giustacuore rosso con bordi bianchi.
Era tutto di mio padre da bambino e stava nell'armadio nel caso della nascita di un maschio.
Poi presi l'arco.
Stava dimenticare nell'armadio di nostro nonno e nonostante fosse un po' impolverato funzionava ancora bene.
Con un arco in spalla che era più grande di me, vestita da maschio e con nella borsa pane e formaggio appositamente trafugati dalla cucina, mi diressi verso le stalle.
Nelle stalle avevo il mio pony Biancofiore che però non era del tutto bianco come suggerisce il nome.
Era un bellissimo pony bianco a macchie marroni con gli occhi vispi e veloce come il vento.
Adoravo cavalcarlo: su di lui mi sentivo libera e felice, con il vento fra i capelli e il sorriso sulle labbra.
Per tutto il tempo che stavo su di lui, mi credevo capace di cambiare il mio destino.
Quando mi vide, nitrì felice.
"Ssh...!". Lo zittì. "Sta buono se non mi vuoi fare scoprire!",
Lo montai e spronai le retini.
La battuta di caccia era appena iniziata e si erano diretti nel bosco con un gran frastuono di cani e araldi.
Neanche il mercato di Firenze faceva tutto questo fracasso!
Di sicuro tutto questo rumore avrebbe spaventato il cervo che sarebbe fuggito nella parte opposta.
Ed era lì che io stavo andando.
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L'aurora sorgeva sfumata e dolce e l'aria mattutina mi finiva suo viso.
La inspirai a pieni polmoni.
Libertà....
Il mio più grande desiderio.
Cervo reale dovunque tu sia io ti troverò!
Spronai ancor più le retini e dopo mezz'ora di cavalcata mi ritrovai in una radura.
Sopra di me le cupole verdi degli alberi creavano giochi di luce ed ombra con i primi raggi del sole.
Smontai da Biancofiore.
Sotto i miei piedi l'erba era ancora fresca di rugiada e qualche coccinella volava pigra.
Silenzio. Più assoluto silenzio.
Troppo strano.
Indubbiamente troppo strano.
Zac!
Cos'era stato? Sembrava un bastoncino spezzato.
Vi era uno scalpitio di zoccoli, ma non era di Biancofiore, lui stava tranquillo a brucare l'erba.
Non sapevo da dove proveniva.
Poi lo vidi: grande e imponente, con il manto dorato che scintillava sotto la luce del sole, i rami di corna bianchi che sembravano fatti d'avorio.
Sembrava una visione.
Lentamente tirai fuori l'arco e preparai la freccia per scoccarla.
Ero pronta, ma...
La freccia puntava verso l'occhio nero del cervo e lui mi guardava.
Sì, mi guardava.
Prova a uccidermi. Sembrava dire. Io sono qui, sono indifeso. Andiamo bambina, prova.
Mi stava sfidando.
Lentamente abbassai la freccia.
No, non doveva morire.
Da lontano giunsero i rumori dello battuta di caccia.
"Corri!". Gli dissi. "Andiamo vai! Se no ti prenderanno!".
Veloce com'era comparso, sparì, e io rimasi lì: immobile e silenziosa, pensando all'incontro appena concluso.
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Il diario segreto di Beatrice Portinari
Historical FictionBeatrice Portinari: noi tutti la conosciamo come la donna lodata da Dante. Ma era veramente così spirituale e angelica? E cosa ne pensava di Dante?. I poeti hanno descritto dal loro punto di vista le loro muse ispiratrici, ma ora tocca proprio a que...