Anime unite

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Per due giorni Yuuri non aveva fatto altro che ripensare a cosa gli aveva detto Mari. Una domanda, non riusciva a togliersela dalla testa, spuntava in ogni momento in cui si doveva fermare a metà delle prove, quando doveva correre al bagno, quando, notando il gonfiore crescente della pancia, ci passava sopra le fasce stringendo un po', quando la paura di essere scoperto divenne impossibile da sostenere.

"Lo vuoi tenere? "

Non sapeva cosa provasse di preciso per suo figlio, per questo non aveva il coraggio di decidere della sua vita: provava un misto di amore e odio, perché, sì, l'affetto materno, c'era ma a volte desiderava solo che la sua pancia fosse vuota, senza alcuna vita al suo interno.

Fu in quel momento della mattinata, dopo l'ennesima corsa in bagno a rimettere nulla, se non saliva e succhi gastrici, che si rese conto di aver fatto uno sbaglio a tenere quella piccola vita.

I sintomi della gravidanza non stavano facendo altro che peggiorare, oltre che distrarlo dagli allenamenti.

O da Victor...

Da quanto tempo era che non si baciavano con un po' più di passione? Erano passati pochi giorni, ma già la sua gola chiamava il suo respiro e le labbra cercavano quelle perlate del compagno.

Si sentiva in gabbia, stretto tra quelle fasce, che celavano la sua vera condizione: ormai quelle strisce bianche erano diventate la sua pelle.

Non solo lo aiutavano a muoversi con più facilità durante l'allenamento, ma lo aiutavano anche a nascondersi da Victor.

Era triste come pensiero, ma sapeva che non c'erano alternative.

Si sedette sul divano dell'appartamento di Victor, chinando la testa all'indietro sullo schienale, chiudendo gli occhi e posando la mano sulla pancia. Fu in quel momento, mentre pensava col cuore contratto al pensiero che bastava solo una chiamata e in una giornata sarebbe stato libero di tornare alla vita di un tempo, con una bella cicatrice a ricordargli ciò che poteva essere e non è stato, qualcosa che solo l'abbraccio di Victor poteva far scivolare via, anche solo per un po', che lo senti.

Una bolla d'aria scoppiò nello stomaco facendolo tossire, tirando su di colpo la testa. Si porto le mani sulla pancia, premendo un po': lo sentiva, anche se flebile, sentiva il pulsare forte di un battito del cuore oltre al suo e gli venne da piangere.
Era assurdo come potesse innamorarsi di suo figlio così velocemente, quando un secondo prima era sul punto di porre fine alla sua debole esistenza.

"Ti sento, ti sento..." premette di più sullo stomaco, sperando di sentire meglio quelle pulsazioni "Vedi, per quanto il tuo papà sia cattivo, non riesce proprio a lasciarti andare" sorrise, mentre calde lacrime scesero lungo le sue guance, già provate da altre crisi di pianto "Mi dispiace che tu debba vivere tutto questo, è colpa mia, lo so... Ma sono felice di sentirti..."
Per la prima volta, dopo tanto tempo, pianse di felicità: non accadeva da quando Victor, mesi addietro, gli aveva chiesto se mai avesse voluto sposarlo con lui un giorno.
Per quanto assurda e difficile, fosse la sua gravidanza, sapeva donargli un po' di soddisfazione come un'oasi nel deserto. E Yuuri si sentiva rinfrescato da quella pulsazione che batteva sui polpastrelli, come acqua che scivola lungo la schiena durante una giornata d'estate.

"Mi dispiace aver pensato quelle cose su di te..." disse con un filo di voce, straziato e stanco da quelle giornate rocambolesche "Non sa cosa fare il tuo papà, è un po' imbranato" rise sottovoce, per paura che qualcuno di inesistente lo sentisse.
Rimase lì sul divano a ridere, accarezzando ossessivamente il ventre: quel gesto, oltre ad infondergli calma, lo amava perché era l'unico contatto che poteva avere con la piccola creatura che portava in grembo. Inoltre, per lui, era un gesto di tenerezza che equivaleva, quasi, al baciarsi con Victor: semplice, passionale ed estremamente intossicante

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