Hope

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Salve,sono davvero molto sorpresa che mia sorella mi abbia permesso ancorauna volta di scrivere qualcosa nella sua "straordinaria storiasenza precedenti", o almeno è così come la definisce lei.

Comunque,come saprete ero in procinto d'iniziare il mio primo giorno allanuova scuola, state tranquilli, non è il classico clichè dellastudentessa trasferita che si deve presentare a tutta la classe e blabla bla.

Sarebbetroppo imbarazzante!

Ilgiorno in cui iniziai la scuola fù lo stesso in cui lo iniziaronotutti i miei compagni, quindi, almeno in parte, speravo di poterriuscire ad evitare le presentazioni davanti a tutti, avrei fatto unafiguraccia sicuramente.

Mainiziamo dal principio.

Erauna giornata come le altre, il sole era sorto come al solito, avevodormito come al solito e mi ero svegliata per prima come al solito,se ci dovevamo svegliare alla stessa ora infatti, tra me e Giovi eroio la più mattiniera, era tutto normale.

Mialzai, cercando di scuotere mia sorella per riuscire a farla almenosvegliare, poi poco a poco, in modalità orso in letargo, sarebbevenuta da sola a fare colazione, attirata dal dolce profumo dei toaste marmellata.

Andaiin cucina con ancora il pigiama addosso e i capelli arruffati, erotroppo assonnata anche solo per pensare lontanamente a mettermi aposto, prima veniva il cibo, poi tutto il resto.

Misiil pane a tostarsi e mentre prendevo la marmellata dallo sportello inalto incominciai a sentire il profumo dei toast che si spargeva perla stanza, di solito trovavo la colazione già preparata, da miasorella negli ultimi giorni, ma prima ci pensava la mamma, mentrepapà beveva il caffè.

Imiei genitori dicevano sempre che ero il mix perfetto di entrambi,con gli occhi verdi presi da lei e i capelli chiarissimi ereditati dalui, mentre Giovi non assomigliava per nulla a nessuno dei due.

Quelprofumo era così nostalgico...

Dicevanoche mi volevano bene, che avevano sempre desiderato una figlia comeme, che erano orgogliosi.

Perònon avevano esitato ad urlarmi contro una volta scoperto il mioorientamento.

Avreivoluto ribattere dicendo che non l'avevo deciso io, che l'amore èsempre amore e tutte queste classiche frasi.

Manon ce la feci, gli volevo troppo bene per urlargli contro, anche sein quel momento mi avevano ripudiata io non avevo la forza perrispondergli. Si può proprio dire che in quel momento mia sorella miabbia salvata, sia da loro che dalla mia autocommiserazione.

Ilproblema era che io volevo ancora bene ai miei genitori, anche dopoquello che mi avevano detto mi mancavano, anche se le cose nonsarebbero mai potute tornare quelle di prima, forse loro avevano giàsmesso di amarmi come una figlia.

Eraforse sbagliato continuare a desiderare l'amore di qualcuno che tiodia?

Senzache me ne accorgessi incominciai a vedere sbiadito ed in poco temposentì le lacrime rigarmi il viso.

No!Non potevo piangere ancora per quello! Avevo già pianto abbastanzaprima che io e Giovi ci trasferissimo, se avessi pianto di nuovo leise ne sarebbe accorta e pur di consolarmi avrebbe fatto tardi allavoro, non volevo essere la causa di un richiamo.

Propriomentre ero più concentrata a cercare di asciugarmi il viso, con lemaniche del pigiama, irremidiabilmente ritornava bagnato ogni volta,sentì la porta di casa aprirsi, era Rose.

Inquel preciso istante potei avvertire la mia inseparabile compagna divita, la sfiga, ammiccarmi da un angolo buio della stanza.

Comese non fosse già abbastanza piangere come una bambina, ora bisognavaaggiungere la costante "bellissima ragazza ben dotata" a tuttaquella situazione, fantastico, davvero.

Etero con le mani in alto (in revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora