Capitolo 3

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Chi subisce violenze ha due strade:

evitare che la cosa si ripeta su altre persone

oppure

superare la violenza della persona che gliel'ha inflitta.

-Anonimo-


Vengo spinta dentro la stanza illuminata da candele ed inizio a tremare.

I lamenti strazianti e la puzza di sangue mi invadono. Smile mi spinge in avanti e, dopo aver stretto il mio polso sudato nella sua mano fredda mi fa fare un piccolo tour. Si ferma, dopo qualche passo, davanti ad un oggetto con spuntoni appuntiti. «Questo, mia cara, è l'artiglio di gatto, così chiamato per la sua forma. Veniva utilizzato nel medioevo sui prigionieri. Un arto veniva messo all'interno dello strumento, facendo affondare gli spuntoni nella carne del condannato, poi si procedeva tirando dalla parte opposta,strappando brandelli di carne. Di solito si moriva per infezione. Affascinante, non trovi? Te lo mostrerei volentieri in azione ma il giocattolo che lo usava è morto una settimana fa», spiega con un sorriso assassino mentre la stretta intorno al mio polso si fa più forte. Camminiamo per qualche metro prima che io mi fermi davanti aduna statua di bronzo a forma di toro. «Questa la conosco » dico.«L'avevo vista al museo delle torture che avevo visitato con la scuola. La persona viene inserita dentro la statua e, dopo averla chiusa, si appicca un fuoco sotto la pancia del toro in modo da far morire la persona a causa delle ustioni», ripeto senza un motivo. «Ma che brava, abbiamo una bimba sadica», risponde prima di sorridermi. Andando avanti mi mostra la sedia delle streghe, la vergine di ferro ed altri strumenti. alcuni sono occupati da donne e uomini che, se riescono, mi guardano facendomi leggere il dolore e la paura nei loro sguardi. Dopo un po'  da dietro una tavola di legno ricoperta di punte di ferro esce Demon, l'uomo che cucina. «Sdraiati». Gli spuntoni si fanno spazio tra le mie ossa senza riuscire a perforare la pelle. «Ora capirai l'alternanza di risate e grida. Ti farei conoscere la persona che è stata qui prima di te, proprio un giorno fa, ma vedi, l'acido gli ha tolto la vita per sbaglio», detto questo inizia a ridere e, dopo essersi avvicinato al mio corpo scarno con una mazza, inizia a percuoterlo facendo affondare la carne nel ferro. Grido e mi dimeno, ma i miei arti sono stati bloccati poco prima che iniziasse il loro gioco. Sento la carne lacerarsi mentre le loro risate aumentano. Il tempo non passa; gli orologi si sono rotti e nella mia testa rimbomba uno stridulo tic-tac-tic-tac.

Il mio corpo non regge più il dolore, sento le forze che lo abbandonano, la vista mi si appanna e le risate si fanno più lontane, fino a sparire.

***

«Forse abbiamo esagerato? Guardatela piena di lividi e buchi...», «No. Le ferite non sono troppo profonde, le ho medicate e tra qualche giorno tornerà come nuova... anche se penso che non la useremo come marionetta per il nostro teatro.», «spero che tu stia scherzando. È un'insopportabile mocciosa, un'inutile bambina», «non insultarla. Ricorda che anche Smile aveva la sua età. È normale che si preoccupi per la ragazzina. Ma state tranquilli, farò in modo che si riprenda».

***

Il mio corpo grida di dolore, i lividi tingono la mia pelle di un color prugna, la mia testa è sul punto di esplodere. Demon passa da me tre volte al giorno per portarmi da mangiare e medicare le ferite che lui stesso mi ha inflitto. Non mi chiede scusa ne mi motiva quello che ha fatto, arriva, aspetta fino a che non ho finito tutto il cibo nel vassoio, mi medica ed esce dicendo che le lesioni stanno migliorando molto.

Continuo a pensare a quel breve tratto di conversazione sentito dei miei aguzzini. Smile era preoccupato per me? A quale scopo se il suo divertimento è vedermi soffrire? Perché così tante domande e nessuna risposta?

***

Demon ha detto che posso alzarmi. Le ferite sono guarite e tra qualche giorno spariranno anche i lividi. Mi aiuta a mettermi in piedi e, dopo avermi fatto fare qualche passo per la stanza, mi conduce verso la camera 320, il salotto.

Lo seguo attraverso i corridoi fino ad arrivare davanti alla stanza. La  porta è segnata da graffi e sangue secco, esito a seguire Demon oltre la soglia... dopotutto le persone che mi hanno torturata sono tutte lì. Dalla soglia sbircio al suo interno: dei materassi sgualciti sono stati messi per terra a modi divano, un vecchio televisore acceso è adagiato sopra un mobile fatto di braccia impagliate, una vecchia credenza in legno di quercia racchiude dei libri, mentre, di fianco, in una cesta, sono raccolte riviste di moda e di musica. Mi decido ed entro nella stanza sotto lo sguardo attento del trio. «Allora, bimba, cosa te ne sembra?», chiede la ragazza con voce canzonatoria. Non rispondo e mi siedo nell'angolo vicino alla libreria.

Devo andarmene da questo posto.

***

Non ci sono risate, niente voci, solo un silenzio assordante. Devo scappare ora che posso. Raccolgo lo zaino da terra ed inizio a correre verso le scale. Esco dall'atrio attenta a non fare il minimo rumore nel caso loro siano nella stanza dei giochi ad uccidere. Supero la soglia e cammino a passo svelto per il giardino fino a quando qualcosa mi graffia le caviglie e mi fa cadere a terra mentre un suono assordante riempie lo spazio.

***

«E così pensavi di poter scappare, giocattolo?» dice Demon ridendo e spingendo di nuovo la leva.

Poco dopo la mia caduta il trio è venuto fuori e tirandomi un po per i capelli ed un po per le braccia mi hanno trascinata nella stanza delle torture, mi hanno appesa a testa in giù come un animale da scuoiare e ora si stanno divertendo a tenermi in acqua e tirarmi su giusto il tempo di farmi riprendere un breve respiro. Non sarei dovuta scappare, avrei dovuto sapere che da qui è impossibile andarsene. «Non si abbandona la persona che ti ha ospitato bimba, non dopo tutto quello che ha fatto per te. Dopotutto noi ti abbiamo curato le ferite, ti abbiamo nutrita, e ti stiamo facendo giocare», finita questa frase i tre iniziarono a ridere come se avessero detto la frase più ridicola della storia riprendendo a farmi fare dentro e fuori dall'acqua lasciandomi sempre meno tempo per respirare fino a quando non riesco più a trattenere il respiro e mi lascio andare.

***

«Ho deciso di metterla alla prova... ormai sono quasi due settimane che la ragazzina, ah ora che ci penso dovremmo chiederle il suo nome, vive con noi. Da domani anche lei infliggerà punizioni e poi decideremo se farla vivere o farla morire».

***

Apro lentamente gli occhi e prima ancora di mettere a fuoco capisco dall'odore di sangue marcio che sono di nuovo in questa stanza. Cosa mi faranno ora? Quando smetteranno di torturarmi?.

«Bene, vedo che ti sei svegliata. Bentornata qui tra noi», dice Demon interrompendosi per lasciare che il suo ghigno maniacale si faccia spazio sul  volto, poi continua:«Abbiamo preso una decisione cara. Tu inizierai a giocare con noi. Proprio ieri Smile ha trovato un giocattolo ma ha generosamente deciso di lasciarlo a te. Hai due ore di tempo per pensare a come fare», dice prima di girarsi e andare verso una donna con un coltello. «Cosa? Io non torturerò mai un uomo innocente», dico con voce flebile prima di ricevere un calcio in piena faccia che mi fa sanguinare il labbro,«Oh, si che lo farai... o sarai tu a morire al posto suo», dicono le voci prima di scoppiare a ridere.

***


«Tic-tac-tic-tac, tempo scaduto dolcezza. Ora illuminaci», dice Demon ridendo della mia sofferenza. Okay, ho deciso... più ci saranno grida, più loro si divertiranno e magari io sarò libera. Prendo un profondo respiro ed inizio a parlare :«Ho bisogno di un baule non troppo grosso, in cui l'uomo possa stare ma senza possibilità di movimento e di quattro scorpioni gialli», dico con la voce falsamente sicura e tentando di non pensare al fatto che sto portando al suo ultimo respiro un uomo innocente.

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