Capitolo 6

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"non posso ucciderlo,

è pur sempre un essere umano,

macchierebbe il tappeto"

-Woody Allen-


«Sveglia, giocattolino. È tardi e noi abbiamo voglia di divertirci con te». Esco dal mio sonno con questa cantilena nelle orecchie. Apro gli occhi e mi trovo davanti Smile che tenta un sorriso ma mostra solo un ghigno macabro. Mi dirigo subito nella sala da pranzo dove, per colazione, trovo crema di yogurt greco e pancakes. Di fianco al piatto c'è un foglietto che recita "ti aspettiamo nella stanza dei giochi appena avrai consumato la tua colazione, non vediamo l'ora di divertirci insieme a te :)". Giocare con me...ecco come passerò la mia giornata: sveglia; colazione; inferno. Mangio in fretta sperando che se non li farò aspettare troppo saranno più clementi con la tortura.

***

"Benvenuto, non temere la sofferenza perché il dolore che ti verrà inflitto sarà minore rispetto al giocattolo entrato prima di te e maggiore rispetto a quello che verrà dopo. Buon divertimento".

Rileggo la frase sulla porta prima di aprirla lentamente facendole fare uno straziante cigolio.

«Buongiorno cara, per fortuna ti ha svegliato Smile, se no chi sa quando ti saresti svegliata ahah», dice Demon come se nella stanza non si notasse il mio terrore tra lamenti e grida a cui presto si sarebbero aggiunte le mie. «Sai... ieri ho pensato molto a te e a come potremmo giocare mantenendoti in vita... e mi è venuta in mente l'affettatrice...esatto! Proprio quella per i salumi... ed ho pensato che tagliuzzare la tua pelle delicata creando piccole ferite che bruciano e tirano sarebbe stato fantastico ahah! Perciò vieni piccola mia, sdraiati qui, su questo duro tavolo e lasciati legare. Lo sai che se fai la cattiva bambina mi arrabbio, e non è bello vedermi da arrabbiato dato che ne risentiresti tu. Quindi vieni bimba, sdraiati qui, vicino a me, e, se riesci non urlare troppo, queste grida mi bastano per sentire il mal di testa. Sono così... noiose e monotone». Mi avvicino lentamente e senza commentare al tavolo di legno sporco di sangue indicato da Demon. Vogliono tagliuzzarmi... non posso scappare, mi farebbero di peggio... non posso scappare.

Poggio il corpo su quella superficie ruvida e scomoda mentre l'uomo mi immobilizza i piedi e le mani in modo che io sia tesa ed immobile sul tavolo.

Passi si avvicinano a noi, volto lo sguardo e noto il ragazzo col sorriso dipinto che arriva sorridendo mentre affila un coltello lungo circa 15 centimetri... ha detto che non andranno troppo a fondo, ma io sento che finirò in un piccolo lago di sangue anche se, dicono loro, saranno ferite superficiali, di quelle che si richiudono in qualche giorno. Spero, ma non credo sarà così.

Senza preavviso sento la lama che si muove sulla mia coscia velocemente, avanti ed indietro, espandendosi su tutta la pelle. I vestiti mi sono stati tagliati via. In intimo davanti ad un uomo ed un ragazzo. Il dolore, anche se debole, si fa spazio sul mio corpo mentre sento la lama andare più a fondo su un altro pezzo di gamba. Avanti e indietro, sento quella lama sfregiare corpo e viso lentamente, con tagli studiati. Sento sangue viscido e appiccicoso coprire il mio corpo scendendo in lenti rivoletti sul legno. Loro guardano affascinati la scena sorridendo, io mi trattengo il più possibile emettendo solo gemiti strozzati di dolore quando la cosa mi diventa insopportabile. «Affascinante, vedere il tuo sangue colorare la tua pelle di rosso e creare un'opera d'arte è affascinante. Il tuo viso che espelle quella sostanza rossastra e vitale per noi umani è stupendo. Oserei dire eccitante». Sento commentare da Demon. Basta. Per favore basta. Mi ripeto nella mente mentre calde lacrime si mischiano al sangue sul mio viso.

***

Apro lentamente gli occhi, le palpebre sono appesantite da sangue raggrumato. Sorrido al pensiero che l'inferno è finito ma il mio tentativo fallisce dopo che la pelle tirandosi inizia a bruciare come il fuoco. Non sono più in quella stanza. Sono in camera mia. Sul comodino sono appoggiate delle garze, del cotone e due boccette di disinfettante. Mi metto a sedere e, dopo qualche minuto a ragionare sul perché mi abbiano lasciato la roba per curarmi, inizio a spargere il disinfettante sul batuffolo di cotone ed a tamponarmi delicatamente la faccia. Ripeto questi movimenti per quattro o cinque volte, poi bendo le parti da cui esce ancora del sangue e passo a disinfettare il resto del corpo. Mentre eseguo queste cose ragiono sul perché, anche questa volta, mi abbiano lasciato la roba per medicarmi. Magari hanno deciso di prendermi sotto la loro ala e questa era l'ultima tortura quindi mi hanno lasciato questi... oppure vogliono divertirsi ancora con me e devono tenermi invita. Non mi interessa. Ora come ora l'unica cosa che m'importa è che io sono viva e posso curare queste piccole ferite.

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