Vendetta,
il boccone più dolce che sia mai stato cucinato all'inferno"
-Walter Scott-
La luce si ritaglia un piccolo spazio nella mia stanza svegliandomi. La mia pelle brucia invasa dalle bolle a forma di cerchio tracciate l'altra notte. Mi hanno salvata. Nonostante le ustioni mi hanno salvata. Hanno detto che avrebbero scelto quella notte e mi hanno lasciata vivere. Potrei tentare di fuggire... se non avessi troppa paura delle conseguenze. È meglio che mi sbrighi ad andare in sala da pranzo. Sto conoscendo sempre più a fondo la loro follia e non voglio esserne un fattore scatenante. Mi alzo dal letto e trovo sul comodino una tuta larga. Metto la crema e bendo la maggior parte delle bruciature su gambe e braccia, poi copro il tutto con i vestiti e mi dirigo in sala da pranzo. Le due sedie sul lato a muro del tavolo sono occupate daPsycho e Smile intenti a confabulare a bassa voce. Dalla cucina si sente un rumore di pentole prodotto quasi sicuramente da Demon. «Oh, ben tornata nel mondo dei vivi. Era molto caldo l'inferno?», chiede il ragazzo ridacchiando sommessamente. Non faccio in tempo a rispondere che l'uomo entra portando un vassoio pieno di pietanze. «Oh, benvenuta in famiglia... Hell. Si ahahah Hell, mi piace come nome. Dopotutto tu sei nata dalle fiamme dell'inferno che abbiamo creato appositamente per te. Non lo trovate carino anche voi ragazzi?» chiede dopo un' ultima risatina e guardando le altre due persone annuire divertite. Hell... il mio nuovo nome. Io non ucciderò delle persone. Lo hai già fatto una volta e sarai pronta a rifarlo, sussurra una vocina nella mia testa. Faccio un sorriso tirato e sento le ustioni sulla guancia sfrigolare. Fingendomi rilassata mi accomodo sulla vecchia sedia elettrica. «Allora... che programmi ci sono per la giornata?», chiedo pronta a sentirmi rispondere di omicidi e torture. «Oh bé, la notte scorsa siamo stati mortalmente impegnati nella tua nascita... oggi direi di dedicarlo a giocare. Ti abbiamo fatto un regalo per il battesimo. Giocherai e ti divertirai molto, anzi, moltissimo», risponde Smile con lo sguardo più cattivo di cui è capace. Finiamo il pasto velocemente poi Demon e la ragazza mi prendono a braccetto e mi conducono saltellando verso la stanza dei giochi. Davanti alla porta mi bendano ed io inizio, come riposta, a tremare per paura di qualche nuovo gioco con me, ma subito Psycho mi rassicura dicendomi che sono parte della famiglia, e non si tocca la famiglia ... è cosa sacra. Dopo aver camminato per cinque minuti buoni mi fanno fermare e mi tolgono la benda: davanti ai miei occhi trovo Davon, il ragazzo che mi ha fatto vivere nel terrore al tempo delle medie e dei primi anni delle superiori. È arrivato il momento. Vendetta sarà fatta finalmente, grida la voce dentro di me. Quella voce che mi spaventa ed è felice di aver trovato questi compagni. Chiudo gli occhi, sospiro, li riapro :«Datemi una motosega e un cucchiaino», ordino dopo averci pensato su un momento.
Mentre aspetto che Demon torni con la roba che ho chiesto mi faccio aiutare da Smile a legare il ragazzo sopra una croce e lo lascio lì, nudo, a guardarmi con gli occhi pieni di terrore e i polsi gocciolanti grazie alla corda con i vetri del ragazzo che ora è mio fratello.
***
«Aiuto! Ahhhh. Ti prego, smettila. Io e te... i-io, ahhhh, ti prego. Ci conosciamo,erav- eravamo amici noi due, ricordi?», grida il ragazzo di fronte a me. io sorrido e faccio riaffondare i denti della motosega nella sua carne. «Amici? Ahahah, avete sentito tutti spero! Amici, dice. La chiami forse amicizia tu? La nostra, un'amicizia?. Violenza, psicologica e fisica. Tutti che guardano e ridono mentre nessuno muove un dito. Era divertente, non è così? Oh si, molto divertente. Com'è Davon?Com'è subire invece che fare? Divertente. Ecco com'è fare invece che subire, oh si molto, moltissimo», dico riaffondando più e più volte la lama nei suoi arti e ridendo come una matta. La vendetta è divertente. Non più la povera ragazzina indifesa che soffre e si lascia malmenare dagli altri, no. Una nuova ragazza, nata dagli inferi e pronta a lasciare morte e sofferenza sul proprio cammino. Ora basta. Ho giocato, è stato divertente. Lui deve pagare per quello che ha fatto e c'è solo un modo per fare si che paghi tutto. La morte. Rido con gli altri che guardano mentre sento le sue grida di puro e semplice dolore. «E ora, diciamo ciao ciao agli arti».Dico prima di tranciare via un braccio, poi una gamba, l'altro braccio e.. perché no? Anche l'ultima gamba. «Dato che stai per morire direi che questi non ti servono più», accenno prendendo il cucchiaino e premendolo nell'infossatura dell'occhio fino a che questo non salta via schizzando i miei vestiti di sangue. Scoppio in una risata e faccio lo stesso con l'altro bulbo oculare. Sento le sue grida disperate, lo sento invocare la morte e mi accorgo che la cosa non mi fà alcun effetto, niente di niente, vuoto totale.
Butto per terra gli oggetti che ho utilizzato e solo ora risento farsi sentire le bruciature sul mio corpo. Guardo il resto della mia famiglia e noto i loro sguardi tra il stupito e l'ammirato. Sorrido e mi avvio verso la porta.
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Il manicomio
HorrorEro matta in mezzo ai matti. I matti erano matti nel profondo, alcuni molto intelligenti. Sono nate lì le mie più belle amicizie. I matti son simpatici, non così i dementi, che sono tutti fuori, nel mondo. I dementi li ho incontrati dopo, quando son...