capitolo 14

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Telefonai alla signora Rossi e le chiesi di venire tutti e tre in ospedale, di stare tranquilla, che ero io a non stare benissimo. Quando furono arrivati e mi videro, erano visibilmente preoccupati e non capivano. Gli chiesi di seguirmi in una stanza a loro sconosciuta. Lì videro Riccardo con gli occhi aperti che sorrideva.

Eravamo tutti felici, certo Riccardo era ancora un po' intontito, ma tutto sommato stava bene. Il dottore si era raccomandato di farlo riposare, così dopo avergli dato un bacio e avergli promesso che sarei tornata presto, decisi di tornare a casa per fare una doccia, riposare un'oretta e poi tornare da lui. Mentre ce ne stavamo andando sentii bisbigliare:

- Stasy, voglio la mia collana...

Mi girai, lo guardai, gli sorrisi e dissi:

- Certo... tutto ciò che vuoi.

Andammo via, quel giorno ero felice come non mai. Chiamai subito i miei e gli diedi la buona notizia, anche loro erano felici. Arrivata a casa, mi feci una doccia e mi misi un attimo sul letto. Devo esser crollata perché ero tornata a casa nel primo pomeriggio, e aprii gli occhi che erano già le 19.

Saltai in piedi, mi sbrigai e corsi giù in strada, chiamai un taxi e mi feci portare subito in ospedale.

Quando arrivai, trovai sua mamma che gli stava facendo mangiare un po' di brodino, non poteva ancora mangiare molto anche se lui diceva che aveva fame. Appena arrivai, dissi:

- Scusatemi, mi sono addormentata e non ho sentito il telefono.

- E di cosa? L'avevamo capito con mio marito che per non essere giù stavi riposando, ne avevi bisogno. Per questo non abbiamo insistito.

- Ok... Come stai Riccardo?

- Molto meglio tesoro, visto mi è ritornata pure la voce,- sorrise.

- Sono contenta... non immagini quanto.

- Mamma, potresti lasciarci un attimo soli?

Sua mamma si alzò mentre annuiva col capo e uscì.

- Vieni, siediti qui vicino a me.

Quando mi avvicinai a lui, gli presi la mano e gliela baciai, non immaginavo di poter essere così felice, e di ringraziare Dio dal più profondo del cuore.

Riccardo mi guardava con gli occhi lucidi:

- Che succede Riccardo, tutto bene? Non farmi preoccupare.

- Sta' tranquilla, volevo solo ringraziarti, mia mamma mi ha raccontato tutto quello che hai fatto, che dormivi qua con me, che mi hai lavato e non hai mai perso la speranza.

- Non potevo permettermelo, dovevo in tutti i modi riportarti da me, non immagini quanto ho pregato perché Dio ti lasciasse con me, e oggi l'ho ringraziato per avermi esaudita.

- Nessuno ha mai fatto tanto per me, Stasy io ti amo, ti amo come non ho mai amato nessun'altra.

Mi avvicinai a lui, lo baciai e gli dissi che l'amavo anch'io.

Poi presi la borsa e ne estrassi un pacchetto, e Riccardo esordì:

- La mia collana.

- E tu come fai a saperlo? Mi sentivi?

- Sentivo tutto, ogni cosa, ti sentivo leggere e raccontarmi come passavano le giornate e poi ti ho sentito raccontarmi della collana. Adesso posso vederla?

Gliela passai e subito quando la tolsi dal pacchetto, la girai e guardò la data:

- 16/12 è la data in cui ci siamo messi insieme.

- Beh, se vuoi possiamo dire così agli altri se notano la data, ma non è esattamente quella.

- È qual è?

Lo guardai e feci finta di restarci male, allora lui aggrottò la fronte cercando di ricordare, poi proseguii io:

- Per me stiamo insieme dal 27 luglio da quando ti sono venuta a sbattere contro, anche se abbiamo avuto tanti intoppi, anche se io sono stata con Luca, anche se....

- Continua ti prego.

- Anche se con Luca... io ...

Vidi all'improvviso il suo volto scurirsi come se stesse scoppiando di rabbia... allora continuai dicendo:

- Anche se Luca ha provato ad avere un approccio con me, io l'ho respinto perché è te che ho sempre amato. Sai quella data cos'è? La data del nostro vero inizio e la data in cui abbiamo per la prima volta fatto l'amore.

Mi tirò a sé e mi baciò:

- Hai detto delle cose bellissime Stasy. Ma davvero Luca ci ha provato?

Sorrisi e replicai così:

- Sì, lui ci ha provato e tu ci sei riuscito.

Ci abbracciammo e poi andai a chiamare la signora Rossi. Aveva parlato col medico che le aveva detto che era tutto ok, e se non ci fossero stati problemi di nessun tipo con buona probabilità avrebbe dimesso Riccardo nei prossimi giorni. Era felicissimo, voleva, anzi, volevamo tornare alla vita di sempre. Quella sera non mi permisero di dormire in stanza con lui perché era stato spostato nel reparto comune con altri uomini.

Mi invitarono i signori Rossi e quella sera dormì nella stanza di Riccardo.

Nessuno dopo TeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora