capitolo 11

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A casa era tutto come al solito, anche Ginevra era tornata dai suoi per le feste, così ne approfittammo per vederci. Lei mi raccontò come andavano le cose a Milano, che le piaceva stare là. Poi le raccontai tutto, di Luca, di Riccardo e di tutto il resto, e come immaginavo la mia amica era pronta a dirmi ciò che pensava. Le dissi di aiutarmi, allora lei annuì e disse:

- Tu chi ami? Per me è una domanda retorica perché so la risposta, ma voglio sentirlo da te.

- Riccardo... Luca mi è stato vicino quando ne avevo bisogno ma non l'ho mai amato, ci stavo bene ma lui sapeva che non l'amavo e diceva di rispettare i miei tempi, ma non è mai arrivato l'amore per lui.

Gli raccontai di quando l'avevo respinto, mentre non avevo respinto Riccardo, anzi, proprio perché era il cuore a farmi reagire.

- Vedi, ti sei risposta da sola, ami Riccardo.

- Questo lo so, aiutami però. Cosa devo fare e dire a Luca?

- Amica mia sii sincera, tanto qualsiasi cosa tu dica non cambierà il suo stato d'animo e se lui si è innamorato di te soffrirà comunque. Ma meglio prima che dopo. Magari non dirglielo in un giorno di festa.

E sorrise.

Le festività erano trascorse tranquillamente. Era già l'anno nuovo ed ero felice perché si avvicinava il giorno in cui avrei abbracciato Riccardo. Era il 3 Gennaio, con Ginevra volevo andare a comprare un pensierino per Riccardo e Fede, così andammo in giro per i vari mini centri commerciali di Trapani, nulla a che vedere con quelli di Roma ma sicuramente erano meno affollati, e comunque si riusciva a trovare sempre qualcosa. Sapevo che Fede aveva una passione per quelle fatine soprammobili, ne aveva di ogni tipo, sedute, in piedi, poggiate ad una sedia e tante altre, così appena ne vidi una che era seduta sulla luna e guardava in alto, mi piacque subito e la acquistai. A Riccardo non sapevo cosa prendere, ma visto che il suo primo regalo era stato comunque molto significativo per me, volevo fare altrettanto. Così pensai a una collana con una piastrina, tipo le piastrine militari, e dentro ci feci incidere la data in cui abbiamo fatto l'amore 16/12 e la scritta "nessuno dopo te".

Quella sera ero felice, andai a dormire soddisfatta del mio regalo, e col pensiero che un altro giorno era passato.

Fui svegliata dal telefono di casa che squillava, guardai il mio cellulare e vidi sei chiamate dal numero di Fede, guardai che ore fossero e vidi che erano le 4 di notte. Sobbalzai dal letto, cosa era successo? Perché chiamare a quell'ora? Il cuore aveva preso a battere furiosamente, e la paura mi faceva tremare, all'improvviso vidi aprire la porta della mia stanza e vidi i miei:

- Cosa è successo?

- Ha chiamato Federica?

- No... vi prego ditemi che non è successo nulla a Riccardo.

Ebbi una brutta sensazione e iniziai a piangere incessantemente, mia mamma si avvicinò al letto, mi abbracciò e mi disse:

- Riccardo ha avuto un incidente, chiama Federica.

Chiamai Fede e appena lei rispose, sentii che stava piangendo e io con lei:

- Fede, cosa è successo?

- Riccardo....

- Cos'è successo? Ti prego dimmi.

- È in coma, ha avuto un incidente in macchina.

Mentre piangevo, uscì da dentro di me un urlo così straziante che fece impressione anche a me stessa.

Mi alzai di scatto ed iniziai a riempire un borsone con quello che trovavo prima. Mia madre mi guardò, dicendomi di botto:

- Tesoro è ancora presto, dobbiamo vedere se troviamo un volo.

- Mamma io con l'aereo, col pullman, in treno o a piedi, oggi parto, devo andare da Riccardo.

- Controlla i voli sul sito, per il resto della roba tranquilla te la spediamo noi a casa.

Abbracciai mamma e piansi, un pianto pieno di sofferenza, non era possibile. Ora che eravamo felici, ora che entrambi ci amavamo, ecco che ancora una volta il destino ci stava giocando un brutto scherzo.

Sentii Fede che mi disse che avevano operato d'urgenza il fratello per via di un' emorragia interna. Le chiesi:

- In che ospedale è?

- È al San Camillo, aspettiamo notizie, ci hanno detto che l'intervento è riuscito ma che dobbiamo aspettare ora, hanno detto che è stato fortunato perché il camion con cui si è scontrato andava piano.

- Ho capito. Fede, mi raccomando, tienimi informata ti prego.

- Ok, stai tranquilla.

- E come posso? Sono così lontana e so che un pezzo del mio cuore, tra l'altro la parte più grande, sta lottando per la vita ed io non posso aiutarlo.

Ci salutammo e mi misi subito al telefono con i vari call center delle compagnie aeree. Alla fine trovai un biglietto per le quattordici, e aspettai il momento della partenza in trepidante attesa.

I miei mi accompagnarono all'aeroporto e quando salutarono mi raccomandarono di stare calma. Durante tutto il volo solo una cosa pensavo, ovvero pregavo, pregavo non che il volo andasse bene, ma pregavo per Riccardo.

Non ero mai stata molto credente, o meglio credente lo sono sempre stata, ma non ero praticante. Quel giorno però chiedevo a Dio di lasciarmelo stare, di non prenderlo con lui perché ne avevo bisogno.

Pensavo: "ti prego lo so che non mi rivolgo spesso a te, ma oggi lo faccio. Voglio chiederti di aiutare Riccardo, non portartelo via, io ne ho bisogno. Tu hai tanti angeli con te, non portarti via anche il mio" e mi scendevano le lacrime da sole, tanto che la signora vicina a me, chiese se stessi bene.

Era il 4 Gennaio e alle 15.30 ero già a Roma. Presi un taxi e mi feci portare subito al San Camillo.

Nessuno dopo TeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora