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Bussai alla loro porta.

Mi sembrava l'occasione giusta per chiedere gentilmente del latte in prestito come fanno i buoni vicini di casa siccome una di loro, Momo, pochi giorni prima era venuta a chiederci una tanica di benzina, della candeggina, cotone, tappi di bottiglia e della cedrata.

Non mi sarei sorpreso se poi avesse aggiunto alla lista ali di pipistrello o zampe di ragno... davvero.

Mi venne ad aprire Dahyun, ragazza sempre allegra e sorridente.
"Ciao! In cosa posso aiutarti?"
"Avete del latte?"
"Latte? Dovremmo, aspetta che guardo. Non essere timido, entra pure".

Mi portò in cucina, aprì il frigo e iniziò a rovistare.

"È questo?"

"No, quella è aranciata". Rimise la testa dentro.

"Forse questo?"

"No, quella è una... mela". Fece un verso deluso.

"È questo?".

"Questa è acqua".

Mentre si era rimessa alla ricerca del latte, mi guardai in giro: dalla loro cucina era visibile il salotto dove c'era una ragazza, indossava una maglietta verde, pantaloncini di jeans.
Stava stirando tranquilla.

Un momento.

Guardai davanti a me: maglietta verde, pantaloncini di jeans.

Ricontrollai tutto per accertare ciò che avevo appena visto, ma ero sicuro: la ragazza della cucina era la stessa del salotto.

"Ecco il latte" me lo mise tra le mani, ero talmente scioccato che non riuscivo a compiere gesti.

"Tutto bene?"

"Penso di sì".
Ero pazzo, forse avevo le allucinazioni.

"Posso chiederti un'altra cosa?" lei annuì.

"Dov'è il bagno?".

Caspita! No che non ero pazzo! Però non volevo che quelle nove mi facessero impazzire con le loro stranezze.

Volevo sapere di più su di loro, avrei trovato prove della loro insanità e le avrei portate a far vedere ai miei genitori e al mio migliore amico così avrebbero capito che non ero IO il pazzo che credevano ma QUELLE RAGAZZE.

Piuttosto che andare al bagno, entrai in una delle camere da letto.

La stanza che avevo scelto non era molto grande: c'erano a terra dei vestiti e sulla scrivania mille fogli scarabocchiati.

Ne presi in mano uno e lo lessi. Non ci capii niente di quei numeri messi in fila ordinatamente, forse potevano essere delle coordinate geografiche.

La mia attenzione poi cadde su quell'aggeggio che avevo raccolto il giorno del loro arrivo ovvero una pistola laser.

L'analizzai.

Era curata nei minimi dettagli, verde fluo e rosa, talmente bella da sembrare realistica.
La puntai su un mucchietto di vestiti e premetti il grilletto.

Mi venne un infarto: il cumolo si era dissolto nell'aria.
Era davvero meravigliato.

Questa volta la puntai sul letto, premetti e questo sparì nel vuoto.

Spettacolare!

"Chissà se anche la porta sparisce se..."

... non premetti il grilletto siccome il mio nuovo bersaglio si era spalancato: le nove ragazze erano tutte lì che mi scrutavano con facce che non promettevano nulla di rassicurante.

-no signal-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora