Ti amo

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<Chi hai baciato?>
Sobbalzai quando sentii la voce di Marika alle mie spalle. Volevo migliorare i rapporti con lei, ma non volevo iniziare dicendo che mi ero baciata con il suo ex. Stavo per risponderle dicendo che aveva sentito male, ma Azzurra intervenne prima di me: < Benjamin.> Disse con tono allegro.
Marika sbarrò gli occhi. Avrei voluto sotterrarmi.
<Dai! Sono felicissima per te! Ora state insieme?> Rimasi spiazzata dalla sua reazione.
<Insieme?...No...non credo.> Risposi.
<Sareste una bella coppia.> Intervenne Azzurra.
<Voi credete? Non siamo un po' diversi?> Lo eravamo. Io ero insicura di me, molto insicura, lui quello che pensava faceva. Era estroverso ma allo stesso tempo gli piaceva stare nel suo mondo. Io ero introversa punto e basta. L'unica cosa che avevamo in comunque era il fatto che eravamo entrambi lunatici. Quando ero giù di morale o semplicemente avevo la luna storta, sapeva farmi tornare il sorriso. E, non so come, facevo io lo stesso con lui. Ma eravamo amici, sono cose che succedono tra amici. Se ci fossimo messi insieme forse le cose sarebbero cambiate drasticamente e il mio primo amico mi sarebbe fuggito in un battere d'occhio.
<Siete diversi, hai ragione. Ma vi completate a vicenda.> Mi disse Azzurra.
La guardai negli occhi. Mi sembrò sincera. Non lo diceva per farmi felice.
<Devo parlare con lui?> Chiesi.
Entrambe annuirono contemporaneamente.
<Torniamo all'ombrellone.> Si lamentò Marika.
Io ed Azzurra l'accontentammo e tornammo indietro.

Quando facemmo capolino all'ombrellone Benjamin mi guardò. Forse mi accennò un sorriso, ma non ci feci caso. Ero persa nel suo sguardo, mi stava divorando. Può ridurti in questo stato un ragazzo?
<Com'è andata la passeggiata,
ragazze?> Chiese Marco afferrando per i fianchi la sua morosa.
<Bene, direi.> Rispose Azzurra sedendosi accanto a Federico.
<Che ne dite di mangiare qualcosa in uno di questi ristorantini su lungo mare? Ho una fame!> Esclamò Federico.
<Io ci sto!> Disse Marco alzandosi di scatto.
<Anche io!> Esortò Benji.
<Per me va bene.> Dissi.
Raccogliemmo le nostre cose ed uscimmo dalla spiaggia.
Camminammo per circa un chilometro e trovammo un ristorante con prezzi bassi che stava proprio sul mare.
Entrammo e ci sedemmo.
Avevo Benjamin al mio fianco. Averlo vicino in quel momento mi mise un po' di agitazione. Era successa una cosa, ci eravamo baciati. Forse nulla sarebbe stato come prima. E lui mi sembrava indifferente. Era stato il mio primo bacio, e per lui non aveva importanza. Forse se l'era già dimenticato.

Quando finimmo di mangiare il primo mi sentii più leggera. Riuscivo a scherzare e a ridere con Benjamin come prima, senza pensare al bacio. Tanto ne avremmo parlato in seguito, glielo avrei chiesto quando saremmo stati da soli.
Quando le cose vanno alla perfezione c'è sempre qualcosa che poi rovina tutto.
Potete indovinarlo.
Sono poche le cose che non sopporto.
I ragni.
I maleducati.
E Anastasia. Soprattutto quando arriva nel momento sbagliato.
Quando la vidi varcare la porta del ristorante sperai con tutta me stessa che non mi avrebbe vista, o che comunque non si sarebbe avvicinata al mio tavolo. Ma quando identificai i due individui al suo fianco andai nel panico.
<Che succede, Maya?> Chiese Federico notando che ero distratta.
Benjamin guardò nella mia stessa direzione.
<Tua sorella...> Mormorò.
<Ed i miei genitori...> Continuai io. <Fate finta di niente, magari non mi notano, non è difficile per loro.>
Dissi tornando a guardare davanti a me.
<Maya!> Sentii esclamare dopo qualche secondo. Era proprio la voce di mia madre. Mi voltai di scatto.
<Mamma...> Risposi senza entusiasmo.
<Quando torni a casa?> Chiese mio padre avvicinandosi al tavolo.
Ah, quindi si erano accorti che me ne ero andata.
<Ve l'ho detto, quando voglio io.>
<Credo a fine estate.> Intervenne Benji.
I miei genitori si girarono verso il ragazzo interamente tatuato sulle braccia che aveva appena rivolto loro la parola.
Loro erano abituati a ragazzi come Josh. Pettinatura impeccabile, viso pulito e modi cordiali ed eleganti.
Benjamin era tutto l'opposto. Tatuaggi, piercing, era diretto. A primo impatto non poteva sembrare un ragazzo dolce e gentile. Benjamin era quello che cercavo da sempre, e che forse i miei genitori non avrebbero mai accettato.
<Tu sei?> Chiese mia madre infastidita.
<Il migliore amico di sua figlia.>
Rimasi in silenzio. Migliore amico. So che probabilmente lo aveva detto per non allarmare i miei genitori, ma dopo quel bacio speravo in qualcosa di più.
<Migliore amico?> Intervenne mio padre.
Mi alzai dalla sedia.
<Sì. Papà lui è il mio amico Benjamin, Benjamin lui è Enrico, mio padre.> Dissi facendo le presentazioni.
<Loro sono Federico, Azzurra, Marika e Marco.> Dissi in seguito indicando i miei amici seduti al tavolo.
Mia madre si soffermò a lungo a guardare Benjamin e Federico. Cosa le dava fastidio? I tatuaggi? Non vedeva che avevano due volti cordiali ed amichevoli? I tatuaggi non significano niente. Anche io un giorno me ne sarei fatto uno, o di più.
<Ora, se non vi dispiace...> Dissi indicando loro un punto lontano dal tavolo dove sedevo io.
<Ragazzi, se volete sabato potete venire a cena a casa nostra.> Intervenne mia madre.
Dove voleva andare a parare?
<Tutti quanti?> Chiese mio padre indicando il tavolo.
<Certo!> Continuò mia madre fingendo un sorriso.
<Mamma...> Dissi infastidita.
<Ci saremo.> Mi interruppe Benjamin.
Lo guardai con gli occhi sbarrati. Lui mi sorrise.
<Okay, allora...buon pranzo.> Ci congedò mia madre allontanandosi dal tavolo, seguita da mio padre.
Mi sedetti di nuovo e guardai Benji in cagnesco.
<Perchè hai accettato?> Gli chiesi.
<Perché non mi piaceva il modo in cui ci guardava tua madre, voglio farle cambiare idea sul mio conto.>
Sbuffai. <A lei non importa nulla! Sta giocando a fare la mamma che invita gli amichetti della figlia a cena. Non c'è bisogno di fare buona impressione su di lei.>
<Ormai quello che è fatto è fatto. Ragazzi, voi venite, vero?> Chiese Benji.
<Bè, credo di sì. Ormai...> Disse Azzurra.

Non parlai più con Ben finchè non tornammo al casale. Quando lui entrò in bagno per fare la doccia io entrai dentro la nostra camera e mi distesi sul letto, aspettandolo.
Quando entrò con solo un asciugamano legato alla vita cominciai a sudare freddo. Era...era...lasciamo stare.
<Dovrei cambiarmi.> Mi disse cercando una maglietta dentro i cassetti.
<Mi giro. Cambiati intanto.> Dissi schiaffando la mia faccia sul cuscino. Sembravo una balena spiaggiata.
<Non puoi uscire?> Mi chiese.
<Devo parlarti.> Dissi con la bocca premuta contro il cuscino.
Rimase in silenzio. Lo sentii cambiarsi alle mie spalle. Era nudo. Eravamo nella stessa stanza e lui era nudo. Mi vennero i brividi.
<Ho fatto.> Disse dopo poco.
Mi voltai. Si stava infilando la maglietta. <Cosa volevi dirmi?>
Il cuore cominciò a martellarmi nel petto.
<Ehm...> Non sapevo da cosa cominciare. <Lo hai dimenticato quel bacio?> Chiesi tutto d'un fiato.
Lui sorrise e si sedette al bordo del letto. <Come posso dimenticarlo?>
Mi morsi il labbro inferiore e sorrisi. <Quindi ti è piaciuto?> Chiesi.
<Certo. A te?>
<Sì.>
Silenzio.
<In realtà, non era proprio questo che volevo chiederti...>
Perchè non mi sto mai zitta?
<Cos'altro vuoi chiedermi?>
<Prima hai detto che sei il mio migliore amico...>
<Non l'ho detto a te, l'ho detto ai tuoi genitori.> Disse.
<Quindi cosa sei per me?>
Lui sospirò e intrecciò le mani nervosamente. <Non so...cosa vuoi che sia?> Mi chiese.
Sorrisi. <Ti ho messo in difficoltà?> Dissi divertita, notando i movimenti nervosi che stava facendo.
Lui rise. <Sì, un po'....rispondi alla mia domanda?>
<A me piaci.>
<Ce lo siamo detti migliaia di volte, andiamo avanti, per favore.> Disse.
Risi nervosamente.
<Maya?> Disse richiamando la mia attenzione. <So che ti sembrerà impossibile....> Fece una pausa. Cercò la mia mano sul materasso e quando la afferrò mi sussurrò. <Ma io ti amo...>
Il mio cuore mancò un battito.
<Non è impossibile...perchè anche io ti amo.>
Non sapevo cosa volesse dire in realtà. Sapevo solo che i nostri cuori stavano battendo all'unisono. Sapevo solo che neanche ci conoscevamo, e già non potevamo fare a meno l'uno dell'altra. Sapevo che lui era diventato indispensabile per me. Sapevo che lo amavo. Sapevo cos'era l'amore.

Scappiamo a New York? |BENJAMIN MASCOLO CompletaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora