La prima cosa che feci subito dopo essere uscita da casa di Azzurra, fu andare in ospedale. Continuavo a dirmi che quello che mi aveva detto Azzurra non era vero, per me era impossibile crederci. Perché a lui? Perché proprio a lui? Non se lo meritava.
Arrivai in ospedale nel giro di 20 minuti. I corridoi bianchi pieni di medici, infermieri, pazienti e gente che veniva a trovare i cari mi mettevano ansia. L'entrata dell'ospedale era piena di persone che aspettavano di poter vedere un loro patente, o un loro amico. Persone costantemente in ansia e agitate. Mi diressi al bancone e chiesi all'infermiera dove si trovasse Benjamin. Prima ancora che lei mi rispondesse sentii una mano adagiarsi sulla mia spalla. Mi girai e vidi il volto frastornato di Federico. Non lo vedevo da un po', non sembrava aver una bella cera, probabilmente stava male per Benji.
<Fede.> Dissi mormorando non appena lo vidi. <Benjamin? Dov'è?>
<Azzurra ti ha detto tutto?>
Annuii. A quanto pare tutti si erano messi d'accordo per non farmi sapere nulla. Federico mi fece cenno di seguirlo e mi condusse dentro l'ascensore, premette il tasto del quarto piano. Le porte del l'ascensore si aprirono davanti ad un corridoio con le pareti color azzurro pastello e con numerose finestre disposte da un lato. Era come un normale corridoio d'ospedale.
La stanza di Ben si trovava quasi alla fine. Mi fermai davanti la porta prima di aprirla, e guardai Federico.
<Sua madre?> Chiesi.
<È andata via poco fa.>
<Noi possiamo vederlo, giusto?>
Federico annuì. <Devi provare a parlarci. I medici hanno detto che magari può sentirci e magari anche grazie a noi si potrà svegliare.>
Annuii per fargli capire che avevo afferrato.
<Entri anche tu?> Gli chiesi.
<Io ti aspetto qui fuori.> Disse facendo un passo indietro.
Lentamente girai la maniglia in ferro e aprii la porta bianca, la quale protestò con un piccolo cigolio. Guardavo a terra, senza alzare lo sguardo neanche per sbaglio. Non so perché, ma avevo paura di vedere Ben in quelle condizioni, qualsiasi esse fossero. Avevo paura di stare male. Avanzai lentamente finché non arrivai ai piedi del letto. Allora alzai lo sguardo. La pelle di Benjamin era pallida, cadaverica. Dei fili collegati alla flebo e ad altri macchinari erano attaccati alle sue braccia tatuate. Sembrava dormire come sempre, ma la sua espressione aveva una velatura di dolore. Aveva un polso fasciato e un cerotto vicino l'occhio. Cercai di non piangere. Presi una sedia e mi sedetti vicino a lui, cercando di trovare il coraggio di parlargli, le parole giuste da dire qualora mi ascoltasse.
Per prima cosa gli afferrai una mano. Sperai che me la stringesse, come sempre. Invece sembrava una mano morta, fredda. Però era sempre la sua mano, quella che stringevo nei momenti più difficili, quella con la quale sono riuscita ad andare avanti.
<Siamo tutti molto preoccupati, io soprattutto.> Cominciai. <Ti devi svegliare, Ben. Altrimenti...non so...senza te mi sento persa. Quando ti sveglierai dovremo raccontare ai ragazzi di New York. Io non vedo l'ora di dire loro tutto quello che abbiamo fatto e quello che abbiamo visto. Gli farai vedere tutte le foto che hai scattato. Magari poi le stampiamo, che dici? Sono bellissime!> Stavo per scoppiare a piangere, me lo sentivo. E anche se stava dormendo, non volevo piangere davanti a lui. <Va bene, facciamo così. Quando ti svegli le riguardiamo insieme, e magari, chi lo sa, ci torneremo di nuovo a New York. Magari anche con i ragazzi. Non sarebbe fantastico?> Una lacrima, maledetta, uscì. Io l'asciugai subito, diedi un bacio sulla guancia a Ben ed uscii dalla piccola, triste, stanza d'ospedale.
Di fianco alla porta, appoggiato al muro del corridoio, c'era Federico, il quale non appena mi vide mi mandò uno sguardo interrogativo, come per chiedermi come fosse andata.
Senza dire niente lo abbracciai e scoppiai a piangere. Lui mi strinse a sé e mi accarezzò delicatamente i capelli, mi diede anche un bacio sulla fronte e mi lasciò sfogare per circa 10 minuti. Era un vero amico. Sicuramente capiva il mio dolore, lo provava anche lui.
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Scappiamo a New York? |BENJAMIN MASCOLO Completa
FanficCOMPLETA DAL ROMANZO: -A me piaci.- -Ce lo siamo detti migliaia di volte, andiamo avanti, per favore- Disse. Risi nervosamente. -Maya?- Disse richiamando la mia attenzione. -So che ti sembrerà impossibile....- Fece una pausa. Cercò la mia mano sul...