Amicizia?

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Chiusi l'ennesima videochiamata fatta con Michele. La sua mancanza si sentiva sempre di più. Ed io ero sempre più convinta di non poterlo rivedere più così spesso. Prima che Michele mi chiamasse avevo chiesto scusa ad Azzurra. Lei non mi sembrò dispiaciuta, e accettò le mie scuse subito. Era davvero una ragazza dolcissima. Me ne stavo distesa sul letto mio e di Benjamin, a guardare il soffitto. Era ora di cena. Ma non avevo fame. Benji mi aveva già chiamata due volte, ma non mi alzai dal letto. Ogni tanto mi capitava di avere degli sbalzi di umore. Okay, sono lunatica. Molto lunatica. In quel momento ero triste. Mi mancava mio fratello. La mia vita era cambiata. Avevo degli amici. Stava andando tutto bene. Ma avevo paura. Paura che quando sarebbe iniziata la scuola mi avrebbero trascurata. Si sarebbero dimenticati di me. Avevo paura che Benji si dimenticasse di me. Non capivo perchè. Perchè da un giorno all'altro mi sono trovata ad avere degli amici? Perchè uno di loro mi ospita nel suo casale? Perchè questa confidenza? E se volessero qualcosa in cambio? E se di me non importasse nulla a loro? Forse dovevo subito rompere i rapporti con loro. Dimenticarmi di loro. Tornare come prima. Sola. Senza amici. Con a malapena un fratello su cui contare.
Dopo cena la porta  della stanza di spalancò. Benjamin entrò a passo incalzante e si sedette al bordo del letto.
<Che ti prende?> Mi chiese.
<Non lo so.> Risposi continuando a guardare il soffitto.
<È successo qualcosa?> Mi chiese. <Qualcosa con Marika?> Incalzò.
Perché sospettava di Marika?
<Ehm, no. No con Marika non è successo niente. Perché me lo chiedi?>
<Perché te ne stai qui isolata dal mondo! E ti vedo triste e non capisco il perché!> Sbottò lui alzando leggermente il tono. <Scusami.> Disse dopo riabbassandolo.
<No, no hai ragione. Mi sento una cretina.>
Posò la sua mano sulla mia gamba. <Non devi sentirti così. Non ti fidi di me? Non vuoi dirmi cos'è successo?> Chiese con tono dolce.
<Certo che mi fido di te e ti ho detto qual'è il problema. Non lo so. >
Dissi con una risatina. L'ho detto, ho degli sbalzi di umore. Fino ad un istante prima stavo giù, poi rido.
<Non mi dire che sei lunatica.> Disse lui. Tacqui. Era uno dei miei tanti difetti. Ormai ci avevo fatto l'abitudine. C'è solo un problema ad essere lunatici. Difficilmente vai d'accordo con altre persone.
Non parlavo con molta gente, ma quelle poche persone che conoscevo litigavano facilmente con me.
<Anche io sono lunatico, o almeno così dicono.>
<Ma dai.>
Rimanemmo per ore a letto a parlare. Lo guardavo negli occhi. Vedevo che era sincero quando parlava con me. Si lasciava andare. Ed anche io. Parlavo come parlavo con mio fratello. Quello che mi frullava per la testa dicevo. Senza paura di sbagliare. In amicizia, non si può sbagliare. Amicizia? Davvero stiamo ancora parlando d'amicizia? Non so lui, ma io non riuscivo a vederlo solo come un amico. Non me ne intendo di relazioni. Ma noi due non eravamo solo amici.

Scappiamo a New York? |BENJAMIN MASCOLO CompletaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora