Capitolo XI - Corvin lascia il castello di Innimond

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Erano trascorsi parecchi giorni da quando Corvin aveva fatto ritorno a Innimond. L'autunno volgeva alla fine e a Innimond l'inverno, si annunciava molto rigido come a Belley. La prima neve era già caduta sul castello, anche se non abbondante. Dalle mura merlate al cammino di ronda percorso dalle sentinelle, dal Mastio alle altre torri, dal ponte levatoio al cortile del castello, fino alle contrade vicine a Innimond, tutto sembrava nascondersi sotto un velo bianco. Faceva molto freddo. Se i cavalieri, i soldati e gli altri abitanti della contrada parevano preoccupati del freddo, i fanciulli, per la comparsa della neve, manifestavano un certo entusiasmo inventandosi giochi e birichinate. Per tutti, forse perché avvezzi alle intemperie stagionali, il paesaggio innevato era un'opportuna e armonica sintonia con l'approssimarsi del giorno del Santo Natale, ormai imminente.
Quel giorno, nell'ultimo mattino d'autunno, Corvin era intento, come faceva ultimamente tutte le mattine, a fare compagnia al padre costretto ancora a letto. Seduto vicino al capezzale, aveva iniziato da qualche minuto a leggere un manoscritto che il padre stava ascoltando con molta attenzione. Era un testo scritto in latino, che trattava delle vicende belliche relative alla conquista di Gerusalemme avvenuta durante la guerra santa, indetta dal papa Urbano II qualche anno prima, al quale avevano partecipato anche il conte Clert e suo figlio Arture.
In quel momento stava leggendo l'episodio che riguardava l'assedio di Nicea da parte dei cavalieri Franchi, quando la madre di Corvin entrò nella stanza ed esclamò con voce suadente:
<<Felice mattino miei cari. Mi spiace interrompere la tua lettura Corvin, ma poco fa sono arrivati al castello due religiosi, che chiedono di conferire con tuo padre.>>
<<Capisco rispose Corvin, interrompendo la lettura e chiudendo repentinamente il manoscritto. Dal canto il padre sembrò preoccuparsi:
<<Due religiosi?>>
<<Sì, due monaci anziani, dell'ordine benedettino>> si affretto' a rispondere prontamente la madre di Corvin.
<<Mah! Saranno venuti probabilmente per la questua - rispose il barone - Vengono sempre almeno una volta l'anno>>
Poi il nobile cercò di sollevarsi un po' dal letto e rivolgendosi alla consorte esclamò:
<<Mia cara Valerie, non facciamo attendere ancora questi religiosi, puoi dire a loro che possono entrare nella mia stanza. Sono pronto a riceverli.>>
<<Andrò io, padre>> intervenne con solerzia Corvin. In quel momento ricordò della promessa fatta ad Arture quando lo aveva raggiunto presso il monastero di Hautecombe per riferirgli della precaria salute del padre. Pensò fosse quantomeno onorevole mantenere fede alla promessa; dunque disse con tono gentile ma deciso:
Voi, cara madre, restate pure a fare compagnia a mio padre. Avvisero' i due monaci; poi andrò.>>
<<Dove? Perché Corvin, vuoi andare via?>> trasali' la nobildonna, sgranando gli occhi.
<<Ecco padre, madre mia: durante il mio ritorno al castello, avevo promesso al mio amico Arture, che sarei andato presto a trovarlo a Belley. Il tempo stamane, come voi potete constatare, promette bene, non dovrebbe più nevicare. Vorrei approfittare prima che la strada per andare a Belley diventi impraticabile a fronte di successive nevicate.>>
<<Hai ragione Corvin - rispose con convinzione la baronessa - Se lo hai promesso, devi andare, tuo padre stesso, credo, approverà la tua partenza.>>
<<Certamente!>> asseri' l'anziano nobile con un sorriso; poi aggiunse mentre cercava di alzarsi dal letto:
<<Vai tranquillo ... e a proposito Corvin, giorni fa mi hai riferito che anche il conte Clert è ammalato: mi hai detto che soffre di una grave malattia, contratta in viaggio dal ritorno dalla Palestina.>>
<<Sì, lo confermo ... è ciò che mi ha detto Arture. Mostra evidenti difficoltà a respirare, ha sudorazione eccessive e tosse continua.>>
<<Mi dispiace ... come sai il conte è mio amico. Ti prego di portargli i miei saluti e i miei auguri per una pronta guarigione.>>
<<Sarà fatto>> rispose Corvin.
Il barone si lasciò andare ai ricordi:
<<È sempre stato molto gentile nei tuoi confronti. Quando da giovinetto andavi a prendere lezioni di spada dal cavalier Valdemar, eri sempre ben accolto. Eri felice di essere al servizio del conte, come paggio prima e poi come scudiero. Volevi diventare un bravo cavaliere ... ricordi Corvin?>>
<<Sì, è vero - rispose Corvin -. Non solo il conte, ma tutta la sua famiglia era affezionata a me, anche la compianta baronessa Helene, che ho avuto modo di conoscerla per alcuni anni, prima della sua immatura scomparsa, avvenuta sette anni fa.>>
<<Sì, ne sono certo - rispose il barone -. Povera baronessa, una grave malattia l'ha portata via troppo presto. Il conte Clert, ha sofferto molto per la sua dipartita. Ha passato giorni terribili: non riusciva a rassegnarsi alla sua morte. Ho saputo in seguito, che dopo un periodo in cui si era sentito come naufragare, era riuscito a riprendersi. Il conte è un uomo molto forte di carattere, ha una tempra eccezionale, non altrettanto figlio mio posso dire di me.>>
<<Non dite così padre, anche voi state dimostrando d'essere un uomo forte, come il conte Clert. State reagendo, sono orgoglioso d'essere vostro figlio.>>
<<Ti ringrazio figliolo, questo mi conforta. Ora va ... ovviamente salutami anche Arture e la figlia Isabelle.
<<Senz'altro. Porterò i vostri saluti a tutti. Parto subito; penso di far rientro prima del tramonto.>>
<<Corvin - riprese a parlare il barone. Io e tua madre ti aspettiamo al castello al tramonto. Tuttavia, ne sono certo, il conte ti ospiterà qualora a Belley dovesse nevicare e, in tal caso, tu avessi difficoltà a ritornare qui a Innimond. Ricordi ... in passato ti è capitato più volte di restare ospite del castello per la notte, con grande spirito di calorosa accoglienza e cordialità del conte e della sua famiglia.>>
<<Lo so, non preoccupatevi padre>> affermò Corvin.
<<Parti subito, dunque ... Avvisa Francois che conduca i due monaci nella stanza, tua madre ed io li attendiamo qui.>>
Corvin uscì dalla stanza; raggiunse Francois nel cortile,mentre si stava dirigendo alle scuderie per prendere il suo cavallo.
Pochi minuti più tardi, era già fuori dal castello, sul cavallo in direzione di Belley.
Dopo aver fatto un breve tratto di strada si rallegro' in cuor suo: il percorso che conduceva a Belley era completamente praticabile, non stava nevicando, il suo cavallo poteva procedere al trotto tranquillamente.
Era felice di poter vedere nuovamente Arture, il conte, il cavalier Valdemar ma soprattutto Isabelle, che non vedeva ormai da parecchi mesi, dal giorno della disgrazia al torneo.
Faceva molto freddo ma Corvin, pensando a Isabelle, avvertì un dolce tepore anzi di piu: una strana sensazione di avvolgente e appassionato abbraccio.

Corvin il cavaliere solitarioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora