Capitolo VI - Corvin è accolto al monastero di Hautecombe

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L'abbazia di Hautecombe, sul lago del Bourget nei pressi di Aix-les-Bains, situata a circa dodici miglia da Belley, fu costruita intorno all'anno 1135. Divenne la sede di monaci Cistercensi, che avevano aderito alla regola benedettina, dal nome del loro fondatore San Benedetto da Norcia nel lontano 534. La regola benedettina da loro osservata, si riassumeva nel pensiero e nelle azioni con la frase latina 'Ora et labora'. I monaci Benedettini erano noti in quel tempo per la loro dedizione in particolare all'attività primaria di copiatura di testi antichi, specie di quelli biblici.
Alla fine dell'anno 1100, nel periodo del ritorno del conte Clert dalla Terra Santa, a Hautecombe l'abbazia non era stata ancora costruita, c'era soltanto un monastero in prossimità del lago, sulla sponda opposta a dove sarebbe sorta poi in seguito l'abbazia. I monaci che vi risiedevano, erano eremiti dediti alla preghiera, ai lavori manuali e allo studio della S.Scrittura.
Conducevano una vita poverissima, sostenuti dalle offerte del popolo, in cambio offrivano assistenza religiosa e caritativa in ogni circostanza, specialmente nelle calamità naturali e nelle frequentissime pestilenze di quei tempi.
Veramente questi religiosi vivevano in umiltà e in obbedienza verso i propri fratelli più anziani.
L'abate Alberter, il Priore del monastero, era il monaco più anziano, prossimo all'ottantina, ma nonostante la sua veneranda età, mostrava nello sguardo un'energia e una forza spirituale non comune. La sua fede, profonda e incrollabile era palese a tutti: dai monaci e novizi del monastero agli abitanti del borgo di Hautecombe. Era molto conosciuto nei dintorni, tutti provavano per lui un grande rispetto e alta considerazione. Qualunque pellegrino del luogo o straniero che bussava alla porta del monastero era accolto benevolmente e ascoltato dal Priore.
Il monastero era immerso in una natura rigogliosa e abbondante d'acqua, i prati, il lago del Bourget, il silenzio intorno rotto solamente dagli uccellini che cantavano di tanto in tanto durante il giorno, faceva di quel posto il luogo ideale per ritrovare la pace interiore.
In quell'ultima alba di novembre, nei pressi del monastero, si trovava un giovane cavaliere. Aveva poco più di venti anni; era alto, di corporatura tutt'altro che esile, di bell'aspetto. Il suo viso era sormontato da una folta capigliatura, lo sguardo fiero, gli occhi scuri e penetranti. I suoi capelli erano nerissimi, di qui l'appellativo per chi lo conosceva di Corvin, chiamato così per il colore dei suoi capelli simile a quello del corvo. Il suo vero nome però era Robert Allevand, unico figlio del nobile barone d'Innimond, una località a dodici miglia da Belley.
Il giovane era arrivato al monastero, ancora prima che spuntasse l'alba, un'alba ancora tiepida, nonostante l'approssimarsi dell'inverno. Si era inginocchiato davanti al portale, la spada tra le mani, con l'elsa vicino al mento, gli occhi rivolti in basso, come in meditazione.
Un turbine di pensieri affollava in modo caotico la sua mente. Rivedeva il giorno del torneo, quel mattino infausto per lui, lo scontro con Maurice, la lancia spezzarsi in tanti frammenti, la sua disperazione nel vedere l'amico esanime a terra, morto tra le sue braccia, lo sgomento della folla, lo stupore dei Giudici di gara ... Sì, tutto rievocava in quel momento, il tormento era visibile sul suo viso.
Incurante del vento che soffiava forte in quel momento e gli arruffava i capelli, il giovane restò assorto nei suoi pensieri, inginocchiato in attesa paziente.
Poco tempo dopo, uno dei novizi del monastero aprendo il grande portale si accorse della presenza del giovane cavaliere. Alla vista del religioso, Corvin si alzò lentamente e, avvicinatosi al giovane monaco, si presentò chiedendogli se poteva essere ricevuto dal Priore del monastero, l'abate Alberter. Il novizio gli rispose di attendere perché sarebbe andato a riferire.
Pochi minuti dopo giunse l'anziano Priore mostrando in modo evidente sul suo volto di essere assai sorpreso per quell'ora insolita per una visita. Mentre si avvicinava al cavaliere, avendolo quasi subito riconosciuto, con tono affabile disse:
<<Giovane Corvin, voi qui. Venite, entrate pure.>> Poi con un gesto lo invitò a seguirlo.
Il Priore conosceva molto bene Corvin e i suoi genitori in quanto, prima di diventare abate, aveva prestato servizio da religioso a Innimond per molti anni: la madre, la baronessa Valerie era una donna pia, devota, dedita alle pratiche religiose; il padre, un uomo molto generoso, aveva sempre sostenuto iniziative e opere di carità della Chiesa.
<<Vi seguo Padre>> rispose Corvin entrando all'interno del monastero.
I due si sedettero su una lastra di marmo, vicino a una colonna del porticato del chiostro del convento. Il religioso dopo aver scrutato per alcuni istanti il volto pallido di Corvin, disse:
<<Mio buon giovane, sono contento di vedervi. È trascorso quasi un anno, da quando siete venuto al monastero.>>
<<Vero Padre>> rispose il giovane con voce roca, bassa.
<<Ditemi, esponetemi pure il motivo di questa vostra visita, anche se posso intuire ...>> Il monaco s'interruppe ritenendo di aver detto qualcosa d'inopportuno; non avrebbe voluto fare alcuna impropria allusione al tragico avvenimento.
Poi proseguì con voce rassicurante:
<<Io e i miei confratelli abbiamo saputo del tragico incidente nel corso del torneo d'Innimond, il giorno dopo. Ci duole molto per voi e per la morte del povero Maurice, anche se non lo conoscevamo. Abbiamo pregato tanto e vorrei che sapeste ...>> ma non fece in tempo a terminare la frase, il giovane con la testa bassa, toccandosi il viso con le mani e con gli occhi umidi per l'emozione, iniziò a parlare.
<<Padre, sono venuto al monastero, dopo tanto tempo, per trovare conforto. Ne ho tanto bisogno.>>
<<Non dovete sentirvi colpevole - rispose il religioso - È stata una disgrazia, convincetevi che non ne avete colpa.>>
<<Padre, dopo la disgrazia vivo nel tormento e nell'angoscia: non riesco più a dormire, mi sveglio di soprassalto nel cuore della notte madido di sudore; ho spesso degli incubi, qualche volta nel sogno mi appare il viso di Maurice o credo di vedere il suo viso. Le mie notti sono sempre agitate, le giornate poi sono anche peggio, sono assalito spesso dall'inquetudine e a volte mi sembra proprio impazzire. Non riesco a trovare pace mi sforzo di reagire, ma invano ... tutto è inutile. Vi prego Padre aiutatemi!>>
La voce di Corvin raggiunse il cuore dell'anziano monaco come un gridò soffocato e al contempo accorato.
<<Povero figliolo! - rispose l'anziano abate, stringendo le mani di Corvin, come a volerlo rincuorare - Mi dispiace molto per quanto vi accade.>>
<<La mia angoscia si fa ancor più acuta per la pena che provoco ai miei genitori. Mia madre piange spesso per quanto è successo, mio padre, dopo l'incidente è afflitto, profondamente costernato, si sente impotente perché non riesce ad aiutarmi, ma soprattutto si sente colpevole per aver organizzato il torneo, causa di tanta sciagura. Se fosse per me - proruppe nuovamente il giovane - se fosse per me, aggiunse dopo una breve pausa, accetterei questo mio destino, ma sono addolorato per loro, che soffrono moltissimo.>>
<<Capisco figliolo - rispose il religioso con un filo di voce, quasi impercettibile -. State attraversando un triste periodo della vostra vita davvero difficile, ma non dovete disperare. Il trascorrere del tempo è una buona medicina, vi aiuterà certamente a lenire Il vostro dolore. Dovete pazientare, dovete pazientare molto, ma soprattutto dovete avere fede. Forse Dio vi sta mettendo alla prova, ma se avete fede in lui, Egli v'indichera' la via per trovare la serenità che agognate.>>
<<La fede non manca - rispose Corvin - Prego tutti i giorni nella speranza che il Signore accolga le mie preghiere e mi dia la pace.>>
<<Fatevi forza Corvin>> continuò l'abate e, questa volta, con una voce più ferma e decisa.
Poi si alzò lentamente, tese la mano a Corvin che sembrò consegnarsi a lui; insieme si avviarono all'interno della chiesa del monastero.
S'inginocchiarono entrambi in fondo alla navata, verso l'altare principale e l'abate fissando il pallido volto di Corvin, disse:
<<Ora dovete pensare ai vostri genitori. Vostra madre la ricordo bene, so che è una donna molto forte e sa reggere al dolore pur grande ma vostro padre è una persona molto anziana; in questo momento penso sarà affranto più di voi, per il vostro dolore. Si ritiene responsabile dell'accaduto, si sentirà colpevole per tutto questo.>>
<<Lo so Padre - rispose Corvin - Non voglio che mio padre, vedendomi così addolorato, sprofondi ancor più in uno stato d'irrisolvibile prostrazione. Ho deciso per questo di non ritornare per il momento a Innimond al castello. La lontananza, forse, farà bene a entrambi. Mio padre non dovrà vedere ogni giorno la mia disperazione ed io vorrei restare qui e dedicarmi alla meditazione e alla preghiera. Il silenzio di queste mura gioverà al mio spirito. Egli è a conoscenza della mia decisione di volermi fermare qui. Vorrei tanto restare, ma naturalmente se accetterete la mia presenza al monastero.
<<Certamente figliolo! Se questa è la vostra scelta, qui siete il benvenuto. Resterete al monastero fin tanto che lo vorrete. Dio voglia, nella sua infinita misericordia, che possiate trovare molto presto la pace nel vostro animo che tanto bramate.>>
Poi il monaco si alzò, fece il segno della croce e rivolto al giovane, disse:
Darò istruzioni per il vostro alloggio e che non vi manchi nulla. Non dimentico la grande generosità che elargiva un tempo vostro padre alla chiesa, quando ero assegnato a Innimond. Ora dovete scusarmi, sono costretto a lasciarvi per un po' qui in chiesa alle vostre preghiere. I doveri della mia carica mi chiamano, ma ritornerò presto da voi caro Corvin.>>
Detto questo, l'abate Alberter con un sorriso molto incoraggiante si accomiato' dal giovane.

L'abbazia di Hautecombe, sul lago del Bourget nei pressi di Aix-les-Bains, situata a circa dodici miglia da Belley, fu costruita intorno all'anno 1135

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L'abbazia di Hautecombe, sul lago del Bourget nei pressi di Aix-les-Bains, situata a circa dodici miglia da Belley, fu costruita intorno all'anno 1135.
Nota dell'Autore: L'abbazia devastata durante la Rivoluzione Francese e caduta in disuso, venne in seguito restaurata per opera del Re Carlo Felice di Savoia. Il disegno riproduce approssimativamente come poteva presentarsi l'abbazia nella prima metà del XIX secolo.

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