Capitolo XVII - Ogier si dirige al castello di Cessens

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Ogier, cacciato in male modo dallo zio, si allontanò dal castello di Belley in gran fretta con il suo cavallo; i soldati a guardia del ponte d'ingresso, notarono sul suo volto un'espressione furente. Il giovane non riusciva ad accettare che tutti lo avessero avversato durante il diverbio con Corvin. Suo zio addirittura aveva preferito difendere Corvin, un estraneo anziché  lui, nipote della sua adorata sposa, la compianta Helene. È  pur vero che ho mostrato il peggio di me - pensò  - ... ma tutte quelle affettuose attenzioni di tutti per Corvin ... È  stato lui, dopotutto, che per primo ha estratto la spada, io mi sono limitato ad accettare la sfida. Non sopporto, poi, l'eccessiva ammirazione di Isabelle per lui ... ne è  davvero innamorata: come spiegare altrimenti il suo coraggio di smentirmi, di apostrofarmi come un bugiardo davanti a tutti? Sono preda della gelosia ...non posso accettare di aver perduto definitivamente Isabelle. Non ho più alcuna speranza di far breccia sul suo cuore.
Tanti  troppi pensieri vagavano nella sua mente, come in un labirinto avvolto dalla nebbia, senza trovare solo pochi istanti di quiete.
Si domandava inoltre a cosa alludesse il conte quando affermava che era a conoscenza del motivo del suo comportamento inopportuno e indecoroso; lo zio probabilmente sapeva dei suoi sentimenti verso Isabelle, forse glielo aveva comunicato lei stessa, venendo meno alla promessa fattagli nel bosco.
Ogier pensava ... pensava intensamente  a Isabelle e pur, cavalcando, chiudeva di tanto in tanto gli occhi e si lasciava pervadere dal brivido che gli scorreva lungo le vene facendo pulsare il cuore di ansia, gelosia e rimpianto ... Rievoco' la leggiadria della sua figura, la luminosità  dei suoi occhi ... le sue labbra e immagino'  di sfiorarle con teneri baci.
Era in balìa di un tumulto di emozioni difficile da contenere. Ora la rabbia gli ribolliva in petto, insieme con un angosciante desiderio di vendetta.  Gli balugino' nella mente un'idea malvagia: voleva vendicarsi sul rivale in modo subdolo, con un'idea non degna di un cavaliere. Progettò  un piano diabolico, che ne era certo, avrebbe avuto ragione sul suo avversario. Pensò  che sarebbe andato dal conte Modain,  anche se non lo conosceva, per narrargli a modo suo, gli avvenimenti accaduti al torneo ... Avrebbe raccontato l'episodio della morte di suo figlio, secondo una sua personale versione, falsamente, a suo piacimento. Poteva farlo, eccome! Sapeva che il conte di Cessens non era andato al torneo, sarebbe stato facile fargli credere la sua versione anche considerando che il padre di Maurice, pazzo di dolore, aveva propositi di vendetta e non aspettava che un'occasione per passare all'azione.
Ogier era ormai sopraffatto dal desiderio di vendetta che pianificava sotto ogni punto di vista: un tarlo, insistente quasi ossessivo, gli rodeva la ragione che sembrava rannicchiarsi, sempre più,  in un meandro oscuro della mente.
Rimuginava a lungo. Sarebbe stato creduto certamente dal conte, dopotutto si presentava come un cavaliere sconosciuto agli occhi del nobile ... È dunque che motivo aveva di mentirgli? Il conte non poteva certo sapere del suo sentimento verso la cugina. Era proprio sicuro in quel momento, che dopo l'esposizione del suo racconto, manipolato a suo piacere, tale da mettere in cattiva luce il suo avversario, il padre di Maurice non avrebbe più esitato a compiere la sua vendetta. Se il conte cercava un pretesto per vendicarsi, il pretesto glie lo avrebbe procurato lui stesso.
Si ammoni': "Certamente dovrò fare attenzione a come esporre i fatti. Devo essere credibile".
Preso dai suoi pensieri, non si accorse che cavalcando a spron battuto era già arrivato a un bivio a nord, vicino a Magnieu, in prossimità  di una sponda del fiume Rodano. La strada si biforcava in due: una in direzione a nord di Marignieu verso il suo castello; l'altra, invece, in direzione est, alla volta di Cessens.
Ogier si fermò e indugio'  per qualche istante; decise di non andare subito a Marignieu. La vendetta era proprio lì,  a portata di mano. Considerò,  infatti, che la contrada di Cessens, distasse da Belley poco più  di una ventina di miglia; guardando il sole, ancora alto nel cielo, calcolo'  mentalmente che in paio d'ore o poco più,  sarebbe arrivato al castello. Sprono'  quindi il suo cavallo in direzione di Cessens.
Dopo qualche miglio, andando sempre più  a nord di Magnieu e costeggiando il fiume, un'ora dopo era arrivato al piccolo villaggio di Conjux  sulla sponda sinistra del lago del Bourget, situato a circa tre miglia più  a nord di Hautecombe.  Qui si fermò per una breve sosta, si diresse quindi alla locanda del villaggio per bere e lasciare il cavallo a riposare presso la scuderia vicina.
Ripreso il viaggio, procedendo sempre più verso nord e sempre costeggiando il lago quando giunse a Cessens, il tramonto era ancora lontano.
Vide su una collina il castello: era molto più  grande di quello di suo zio con mura ben più  solide e robuste; le fortificazioni erano più efficaci di quelle di Belley e, infatti, un profondo fossato lungo tutto il perimetro, realizzato non solo e semplicemente scavando, ma anche utilizzando strategicamente l'altura del terreno, rendeva molto difficile un eventuale assalto.
Il giovane sapeva che il conte di Cessens era un uomo molto influente e potente, forse il più potente di tutti i nobili delle contrade vicine; a lui si rivolgevano i nobili, i cavalieri, i contadini per dirimere qualsiasi controversia.
Come arrivò all'entrata della costruzione, si fermò  un istante. Ammiro' per alcuni istanti ancora le mura imponenti del castello, poi immobile sul suo cavallo, si rivolse ai soldati di guardia al ponte e con voce altisonante esclamò:
<<Il mio nome è  Ogier, sono il figlio del barone di Marignieu, informate il conte che ho comunicazioni della massima urgenza da riferire.>>
Il tono della sua voce, e il suo sguardo acuto, penetrante, intimori' una delle giovani guardie che si affretto' subito a rispondere che andava a riferire al suo signore.
Ogier, restò sul cavallo in fiera attesa ... ma solo un attimo e, infatti, quasi simultaneamente, ebbe un ripensamento; richiamò  la guardia che stava per allontanarsi ed esclamò:
<<Guardia aspettate! Fate presente al conte che vengo a nome personale e ditegli anche che ero molto amico del compianto suo figlio Maurice.>>
Ogier conosceva Maurice, aveva scambiato qualche parola con lui, nei vari tornei precedenti che aveva partecipato, prima di quello di Innimond, ma non era proprio suo amico. Pur tuttavia, in quel momento pensò  che avrebbe avuto più  probabilità  di essere ricevuto dal conte se si fosse presentato come un vecchio amico.
Pochi minuti dopo, infatti arrivò  la guardia, che avviso' gli altri suoi compagni di farlo passare, il conte era disposto a riceverlo. Ogier ne fu lieto in cuor suo, il primo ostacolo, pensò,  era superato.
Mentre seguiva nel cortile la guardia che lo accompagnava dal conte, pensò  alle parole più appropriate per rendere credibile, senza il minimo dubbio, il suo racconto sulla triste vicenda riguardante la morte di Maurice. Dopo una cinquantina di passi, sempre seguendo la guardia, salì  all'interno di un'area piena di guardie del castello e, poco dopo, in una grande sala illuminata ancora dalla luce solare: qui, si trovò al cospetto del signore di Cessens.
Il conte, in piedi, stava conversando con due cavalieri del castello. I due uomini riconobbero subito Ogier: gli erano seduti accanto sul palco al torneo di Innimond. Con un cenno del capo lo salutarono e uscirono dalla sala  per lasciarlo solo con il loro signore.
A Ogier, il nobile gli appariva come un uomo vicino alla sessantina, la sua figura era molto robusta; il suo viso, incorniciato da barba e capelli color argento, era pallido e segnato da pieghe, soprattutto sulla fronte. La sua statura era elevata, il suo sguardo severo.
Il giovane fece l'atto di andare verso di lui; il conte, con passo lento si avviò  a sua volta. L'incedere dell'anziano nobile era fiero e sicuro, nonostante i suoi anni; l'età non aveva curvato la sua imponente figura.

Corvin il cavaliere solitarioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora