Capitolo 1

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Pov's Hermione

Osservo con le sopracciglia aggrottate l'oscurità calare sul cielo già cupo e burrascoso di Londra al di fuori della finestra. La pioggia, insistente, si abbatte da giorni con foga rabbiosa sulla città come se volesse scaricare su di essa tutta la sua furia violenta ed impetuosa, alimentando i sentimenti pessimistici che mi porto dietro da settimane. Gli stessi pensieri che mi danno il tormento ogni giorno, sgretolando ulteriormente i cocci del mio cuore già distrutto, squarciandomi l'anima come se fossero artigli affilati che senza pietà mi fanno a brandelli dall'interno, facendomi ricordare i momenti peggiori che ho passato nell'ultimo periodo. In questi giorni, tetri e solitari, mi sembra di essere circondata da dissennatori che senza pietà si avventano su di me rubandomi ogni pensiero felice, ogni briciola di speranza e di positività. Solamente freddo, tristezza, buio...Non riesco a provare altro, non riesco ad andare oltre.

Sono lo spettro di me stessa. mi sento debole e ridicola, ma il mio cervello non collabora, il fisico nemmeno. E in questo momento invidio le strade di Londra...Colpite dalla foga dell'acqua che porta via tutto ciò che le ricopre. Ho provato, per assurdo, a scendere in strada sotto l'acqua impetuosa per provare a vedere se mi sarei sentita meglio. Se l'acqua scrosciante sarebbe riuscita a lavare via un po' del mio dolore, della mia rabbia e della mia frustrazione. Ma non ha funzionato. Sono tornata in casa fradicia e tremante, sentendomi ancora peggio di prima e più patetica che mai.

L'ennesima goccia fredda scivola sul vetro della mia finestra unendosi a tante altre goccioline fino a formare un piccolo rigagnolo spezzato e informe. Più che metà agosto sembra una fredda e buia giornata di dicembre. Stringo più forte tra le mani la tazza calda di tisana che ho preparato poco prima di salutare mia madre e mi acciambello meglio sopra il letto. Di lato, sparsi sulle coperte, ho vari libri e lettere di Ginny, Ron ed Harry. La mia migliore amica mi ha inviato decine e decine di lettere dalla fine della scuola ad ora, chiedendomi in ognuna di esse quando sarei andata alla tana e questa richiesta mi perseguita come se fosse la mia ombra, accrescendo ulteriormente i miei sensi di colpa.

La tana
I miei migliori amici
La realtà che prima o poi dovrò affrontare.

Sono pronta per affrontare tutto ciò? No, non lo sono. Non posso che essere sincera con me stessa, pur quanto la cosa mi faccia sentire una codarda che preferisce piangersi addosso piuttosto che affrontare i problemi. Ma i sensi di colpa che mi attanagliano lo stomaco mi impediscono di accettare l'invito di Ginny. A cose normali sarei là da minimo una settimana ma ora come ora non riesco a trovare il coraggio di accettare il loro invito, non ancora. So di essere egoista...Perché loro stanno soffrendo tanto quanto me, per non parlare di Harry, che ha perso l'unica persona che in questi pochi anni gli è stata accanto come un padre. Dovrei fare di più per lui, dargli forza, aiutarlo a combattere insieme questa battaglia per rendere giustizia a Sirius e a tutti coloro che hanno perso e stanno perdendo la vita per colpa della follia umana.E invece sono qua, chiusa nella mia stanza a piangermi addosso per le mie delusioni d'amore.

Ma ho fallito in tutto e la colpa è solamente mia e questo non riesco ad accettarlo. Sento di aver tradito Harry e Ron mettendomi con Draco e pensare a lui, mi fa contorcere le budella come se fossero serpenti vivi. Draco...Quell'amore per il quale ho lottato ma che alla fine mi ha illusa fino a distruggermi. Vorrei odiarlo, piuttosto che amarlo così tanto, ma non ce la faccio. Ci sono troppe cose che non mi sono chiare, ma sono stanca di lottare anche per questo. La delusione, il dolore e il peso dei sensi di colpa stanno avendo il sopravvento su tutto e non riesco anche a pensare alle cose che non mi sono totalmente chiare con lui. Ma soprattutto mi sento in colpa perché avrei potuto fare di più. Avrei dovuto fare di più. Ma non l'ho fatto...Perché ero troppo impegnata a pensare a me stessa.

Sto soffrendo di insonnia perché la notte, quando mi addormento, quasi sempre ho tremendi incubi. Rivedo ciò che è successo nell'ufficio misteri, ma in modo molto più amplificato, più doloroso e tutto ciò che vorrei, sarebbe non addormentarmi. Ma il mio fisico puntualmente mi tradisce e cede alla stanchezza. Puntualmente mi appaiono due occhi color del mare in tempesta, freddi come il ghiaccio e intrisi di perfidia. Pian piano mi rendo conto di trovarmi nell'ufficio misteri, nella stanza dell'arco, di fronte a colui che riconosco come Lucius Malfoy, che mi guarda con freddezza, disgusto e nemmeno un briciolo di umanità. Intorno a noi ci sono lampi di luce che appartengono alle maledizioni che stanno volando per la stanza e mentre tutti combattono, Malfoy mi deride ed umilia con la solita frase che ogni volta è come una pugnalata al cuore.

Il pianto della feniceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora