Il signor Piero Martoni era deceduto, questo era un dato di fatto: era stato compianto e visitato da innumerevoli persone, era stato cosparso di acqua ed incensi ed, infine rinchiuso nel suo loculo cimiteriale. Non era molto anziano, a dir la verità, settantadue anni al giorno d'oggi non son chissà quanti, tenendo conto che non è più raro avere centenari in famiglia. Sta di fatto che, nonostante l'esiguità dei giorni che, dopo la malattia, lo tennero lontano dalla morte, aveva trovato il tempo di redigere un testamento, ed anche abbastanza preciso... solo uno degli oggetti di sua proprietà gli era sfuggito di mente: la sua auto.
Proprio questa dimenticanza fu, qualche anno dopo la morte del signor Martoni, la causa scatenante dei fatti che saranno narrati nelle pagine e nei capitoli seguenti. La povera vettura, infatti, restò dimenticata per due o tre anni davanti alla casa del defunto proprietario che, disfatta com'era, nessuno volle mai comprare, e si ricopriva visibilmente di polvere che aveva formato una spessa patina, impiastricciata con le piogge autunnali. Essendo poi rimasto il suo proprietario vedovo senza figli a causa della sterilità della moglie, colpita in giovane età dalla malattia del secolo, si dovette accontentare di lasciare i suoi beni ad avidi nipoti, che vivevano lontano da chissà quanto tempo e che erano tornati solo per ricevere i benefici dello zio defunto; neanche loro, dunque, si preoccuparono della sorte dell'auto che il notaio non menzionò leggendo il testamento. Se fossero stati più accorti, forse, non sarebbe stato necessario che il loro parente morto tornasse dall'oltretomba, ma di ciò si avrà a discuterne in seguito, che non è ancora giunto il momento di approfondire tale aspetto di questa vicenda. Sta di fatto che lo stato di abbandono dell'automobile di Piero Martoni fu subito notato da un gruppo di teppisti del paese, che decisero di clonare la targa per utilizzarla nelle loro corse sfrenate. Ovviamente fioccarono multe che nessuno pagava, e la casella postale della casa disabitata del signor Martoni si riempiva progressivamente di buste che, ignorate, portavano all'arrivo di altre, generando un susseguirsi di multe e more che, per essere pagate non sarebbe bastata una vita: erano difatti passati tre anni, ed essendo la casella postale piena, i postini inserivano la posta sotto la porta.
Ecco, per esempio chi, forse, avrebbe potuto prevenire tutto: i postini; si sa che chi lavora in certi ambiti, per questione di privacy o soltanto per non essere coinvolto in noiose indagini burocratiche, non si cura d'altro che di fare il proprio dovere senza notare che qualcosa non va (e in questo caso l'auto impolverata, la buca della posta in procinto di esplodere e le finestre velate da uno strato di sporco avrebbero dovuto far sorgere un paio di domande), ma talvolta, non l'abbiano a male i ligi lavoratori, non si può fingere d'essere ciechi, che si possono risparmiare tante di quelle vicissitudini delle quali si può dir di tutto tranne che sono normali.
Ritornando al fatto, ora il lettore, dopo le descrizioni di tutto questo, potrà rendersi conto che, per ragioni che non possiamo supporre che rischieremo di offendere le probabili buone intenzioni di qualche vicino di casa, nonostante le buste che gonfiavano il debito del signor Martoni, nessuno poteva fare nulla e nessuno diceva nulla, e l'intestatario di tutte le missive era come vivo: non era mai venuto in mente di andare a controllare come mai le multe non venivano pagate.
Così, dopo tre anni dalla sua compiante morte, il signor Piero Martoni decise di risolvere una volta per tutte la faccenda e tornò in vita.

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PRIMO ED ULTIMO GIORNO DI VITA DI UN MORTO
FantasyLa casella postale del sig. Piero Martoni si riempie sempre più di multe non pagate per tre anni: sembra che con la sua auto abbia infranto molte delle regole del codice stradale. C'è un solo problema: il sig. Martoni è morto e la sua macchina impol...