VIII

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Fereni lasciò al sostituto le chiavi del cancello principale mente de Robertis e Martoni lo attendevano in auto.

-Dobbiamo tornare in commissariato: deve darmi ancora il modello e la targa della sua auto

-Oh, certo... e se la può aiutare, ho a casa le multe: controllando le ultime potremo capire dove sono ora i delinquenti

-Ottima idea, ora andiamo

Il custode li aveva raggiunti, così partirono. Erano circa le nove meno un quarto. Il viaggio, per quanto breve fu avvolto da un silenzio pesante: ognuno aveva i suoi pensieri i suoi dubbi, le sue perplessità. Non fu facile affrontare quei dieci minuti che dividevano il cimitero dalla loro destinazione.

-Io non capisco, - pensava Piero Martoni- perché i miei ricordi si siano riversati tutti insieme nella mente? Credevo sarebbero stati loro ad accompagnarmi in queste ventiquattro ore: speravo solo di rivedere nella giornata ogni singolo frammento della mia storia d'amore, e questo mi avrebbe spinto ad andare avanti. Invece ora non ho più nulla che possa farmi vivere interiormente, ho esaurito ogni ricordo che valga la pena riportare alla mente... Spero solo ci sia qualcosa che possa darmi la forza di proseguire la mia missione.

Anche il commissario aveva di che pensare: prima di tutto avrebbe dovuto lasciare per un'intera giornata il commissariato, cosa mai fatta per un lasso di tempo così lungo. Non che non avesse fiducia nei suoi colleghi, ma non si era mai trovato in una situazione tale da farlo lavorare per un giorno completo.

Fereni aveva la testa piena di idee che scartava subito: non aveva la più pallida idea di quello che sarebbe accaduto né a lui né agli altri. In realtà non riusciva neanche a ritrovare quel coraggio che lo aveva spinto a dare una mano al commissario e a Martoni e che era durato solo il tempo di pronunciare la frase.

Insomma, l'aria della volante era occupata da mille e più pensieri che, se avessero preso consistenza, avrebbero fatto morire di asfissia passeggeri e autista. Ma per fortuna ciò non avvenne.

Arrivati al commissariato, de Robertis informò un agente che sarebbe stato assente almeno sino a fine serata. Poi entrò nello studio con Fereni e Maroni, e si sedette dietro la scrivania, invitando i due a fare altrettanto sulle poltroncine di fronte

-Allora, generalità dell'auto?

-Una vecchia Fiat Panda verde militare, targata AF 557 HJ

-Benissimo- disse segnando i dati- vedremo cosa possono fare anche da qui, lascio i dati ad un collega, così le ricerche non saranno fatte solo da noi.

-Possiamo parlare per un momento da soli, commissario?- interruppe Fereni

-Certamente: signor Martoni, cortesemente ci attenda fuori, vicino alla volante.

Questi uscì, e notò che qualcuno attendeva che egli uscisse: vide da lontano una figura vestita di nero che lo osservava. Fece per avvicinarsi, ma la stessa, accorgendosene, fuggì via. Gli restò impresso un dettaglio: gli occhi, seppur in lontananza gli erano entrati nel cuore. Ma egli non sapeva che li avrebbe rivisti presto.

Intanto il custode del cimitero chiuse la porta alle sue spalle:

-Lo sa che è una follia tutto questo, vero?

-Non ne sono sicuro al cento per cento, ho il presentimento che le cose volgeranno presto per il verso giusto. E poi, sbaglio o lei si è offerto volontario per aiutarci?

-È giusto, ma ora mi sto rendendo conto che non riusciremo mai a trovare quell'auto in tempo: ci vorranno settimane, se non mesi, per portare a termine l'indagine.

-Senta, sarò chiaro con lei. - de Robertis si alzò- Io non so né voglio sapere il motivo per cui lei è venuto a dare una mano. So solo che lì fuori c'è un uomo che è tornato dall'oltretomba per chiedere aiuto per avere una morte tranquilla, e dice la verità. Io mi sento in dovere di dare serenità a chi me ne fa richiesta, altrimenti non sarei qui a fare questo mestiere. Ora devo andare, se non le dispiace: può tornare a lavorare...

Dicendo così uscì dallo studio lasciando lì il custode, da solo, uscì dal cancello ed aprì la sua vettura:

-Beh, salga – disse a Martoni

-E Fereni?

-Non si preoccupi di lui, non sa cosa voglia dire avere fiducia, e neanche coraggio!

-Capisco: non è semplice accettare il fatto di avere a che fare con la morte

Mise in moto l'auto, quando di corsa li raggiunse proprio l'argomento della loro discussione:

-Tolga le sicure, vengo con voi

-Ne è certo?

-Più che sicuro- disse sorridendo- di essere stato un grande egoista: le sue parole mi hanno aperto gli occhi

-Allora salga- il commissario era soddisfatto di sé

Si recarono a casa del signor Martoni per visionare le multe e capire gli spostamenti dei teppisti. Ma quello che li aspettava avrebbe fatto perdere loro un po' di tempo. Parcheggiarono la volante dietro la vecchia Panda, e scendendo, Fereni poté solo esclamare:

-Ma che diamine sta succedendo qui?!

PRIMO ED ULTIMO GIORNO DI VITA  DI UN MORTODove le storie prendono vita. Scoprilo ora