-Si sta convincendo sempre di più, vero?
-Come, scusi?
Dopo un lungo periodo di silenzio sacro, che ormai più del cibo nulla può essere elevato a divinità nel mondo moderno, durante il quale Fereni e il commissario avevano pranzato nulla lasciava prevedere la possibilità di una qualche forma i dialogo. In effetti, anche quando erano usciti a fare un giro, qualche ora prima, i due non avevano parlato molto, e non avevano raggiunto la confidenza tale da approfondire le vicende delle quali stavano diventando protagonisti. Eppure il custode volle ardire una domanda più che personale, si può dire intima, a de Robertis:
-Dico che mi sembra evidente che ormai sta iniziando a credere a quello che stiamo vivendo...
-Mi sto abituando all'assurdità di tutto ciò...
-E lei reputa assurdo tutto questo?- ridacchiò Fereni
-Cos'altro si potrebbe definire così?
-Il mondo, mio caro commissario, e la vita stessa! Ma si rende conto? La gente ammazza, deruba, in definitiva fa morire i propri simili con lo scopo di non dare loro un attimo di requie. E non parlo solo di omicidi e furti in modo letterale, mi comprenda: quanti infangano gli altri o li derubano della propria dignità, li stanno già condannando a vivere da morti tormentati! Ed ora le chiedo: cosa stiamo facendo noi?
-Forse capisco dove vuole arrivare: noi stiamo aiutando un defunto ad andare contro questa logica!
-Esatto: stiamo facendo tutto ciò che l'uomo non fa. Noi, almeno pr questo giorno, siamo gli unici, veri uomini! Ed ora andiamo, fuori ci aspettano ancora tanti pericoli...
Uscendo dal fast food furono investiti da un'ondata di aria calda ed umida, in contrasto con la frescura piacevole all'interno del locale. Sarebbe piaciuto loro fermarsi per un altro po' dentro, ma non era possibile. Il tempo rubava loro non solo le forze, ma anche la possibilità di proseguire con calma e raziocinio. Fereni, che aveva visto la zingara, qualche momento prima, spostarsi sul retro, andò a chiamare lei e Martoni: li trovò seduti sulla panchina a parlare, probabilmente dei loro desideri e dell'oltretomba. Di cos'altro avrebbero potuto parlare, in fondo, un morto ed una divinatrice? Non fu necessario avvicinarsi: la donna lo aveva visto e gli fece un cenno, come per dire che sarebbero arrivati subito. In effetti, non tardarono più di un paio di minuti: il custode e de Robertis erano già in auto quando entrarono anche loro.
-Tra quanto arriveremo, signora?
-Credo che saremo lì per le due e un quarto circa, non oltre; forse anche prima se l'acceleratore di questa vettura funziona...
-Preferirei non usarlo molto: in questa zona non è difficile trovare rilevatori di velocità. Una multa non s'addice tanto ad un commissario, può ben capire.
-Come vuole lei, intanto esca da questo parcheggio, poi le indicherò la strada.
Partirono di nuovo, sulla strada, deserta come può esserlo solo alle tredici: il sole cocente rendeva l'asfalto ancor più caldo, si scorgevano da lontano miraggi, false pozze d'acqua nel bel mezzo del cammino. La vita era come scomparsa dal volto della terra, la desolazione della calura regnava indiscussa, senza degni avversari. Nulla lasciava percepire la presenza di una qualche anima viva nei paraggi, com'era nella realtà dei fatti. Anche nell'auto il silenzio, dovuto in parte alla sonnolenza del pasto, non correva rischio di essere interrotto; ma d'un tratto la donna urlò:
-È qui! La sento, prenda questa stradina!
Il commissario vedeva solo un piccolo sentiero sterrato, sul quale spiccavano i segni evidenti del passaggio di una qualche vettura; prese, quindi, quel vialetto circondato da piante spontanee: la vegetazione era talmente alta che in certi punti, non potendo reggere il proprio peso, si chinava sulla strada ormai piena di polvere. L'auto di de Robertis sobbalzava per le fosse ed i non meno frequenti dossi. Fereni e Martoni, ancora immersi nel tepore pomeridiano, stavano pian piano prendendo coscienza del fatto che non erano più sulla strada principale.
-Dove siamo?- chiese il custode
-Ci stiamo avvicinando all'auto dei vandali...- sussurrò la donna
-Sento una strana sensazione, non so spiegare cos'è: deve avere a che fare con il fatto che siamo vicini? - disse Martoni
-Si, ed è più che normale: è la connessione alla quale facevo riferimento qualche ora fa, il legame che ha creato con la sua auto...
Intanto le piante diventavano sempre più rade: lontana circa una cinquantina di metri c'era una casa in mattoni a vista della quale si poteva ben intuire la decadenza. Sulla destra aveva un garage che sicuramente era stato costruito in tempi più recenti:
-Crede che l'auto che cerchiamo sia lì, signora?- chiese il commissario
-È lì, ne sono sicura. Ora esca dalla strada, e lasci la sua vettura tra le piante: non credo che chi vive qui, se questo posto è abitato, sia avvezzo a ricevere visite, tanto più da un'auto sconosciuta. De Robertis parcheggiò tra la vegetazione alta, e scese con gli altri tre. Dalla cassetta degli attrezzi che aveva sul retro prese un cacciavite e lo mise in tasca. Avevano la casa davanti : erano più che vicini al loro obiettivo.
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PRIMO ED ULTIMO GIORNO DI VITA DI UN MORTO
FantasiLa casella postale del sig. Piero Martoni si riempie sempre più di multe non pagate per tre anni: sembra che con la sua auto abbia infranto molte delle regole del codice stradale. C'è un solo problema: il sig. Martoni è morto e la sua macchina impol...