XVIII

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Lo spiazzo antistante alla casa era deserto: si sarebbe potuto dire che da oltre vent'anni nessuno fosse passato di lì, se non si fosse notato il garage, con la serranda ben curata, come nuova. Molti mattoni erano frantumati, alcune finestre erano rotte, mentre altre erano coperte da uno strato spesso di polvere, la visibilità dell'interno era dunque minima. Ma non era lì che era rivolta la loro attenzione: Martoni si avvicinò alla saracinesca e vi mise sopra il palmo, spalancò gli occhi e si gaurdò intorno come un assennato:

-È lei, è qui! Ho sentito la sua voce, un sussurro!

-Di chi?- chiese Fereni

-Di Eleonora: l'ho avvertito appena ho toccato qui, guardi, provi anche lei...

Il custode fece come gli aveva detto, ma non sentì nulla. Lo guardò con occhi tristi e spenti:

-Non sento niente... mi spiace

-Nemmeno un palpito? Una sensazione? Nulla di nulla?

-Niente di niente...

-Ma... ma almeno lei commissario, provi! Non può essere stata solo una mia impressione... vero?

-O forse si...- disse la zingara

-Come? Mi sta dando del folle? Vuole dire che io sento cose che...

-Che i vivi non sentono, si... È solo perché è vicino all'auto, solo per questa ragione... Forse anche perché le manca sua moglie, ma per null'altro.

-Bene, allora entriamo- disse il commissario

Cercò di sollevare la serranda, ma invano: mancavano le chiavi per alzarla da terra, e con grande probabilità il sistema di sollevamento era anche automatico, comandato da qualche telecomando. L'unico modo per entrare era dall'interno della casa, il che era problematico e altrettanto rischioso, dato che nessuno era certo che lì dentro a quell'abitazione in disuso ci fosse un qualche collegamento con il garage.

-Io provo ad entrare- sbottò de Robertis

Prese un sasso e lo lanciò sulla parte ancora intatta di una delle finestre rotte, ripetendo la cosa fino a che non si creò un varco abbastanza largo da farlo passare. Oltre il vetro c'era una tenda che, quasi con certezza, si sarebbe potuto dire fosse stata bianca: ora era di un grigio tendente al nero. Riuscì a scavalcare la finestra senza tagliarsi, avendo provveduto ad eliminare prima di ogni cosa i frammenti di vetro alla base di essa. Entrò così in casa: avrebbe voluto vederla, ma prima sarebbe stato meglio aprire agli altri. La porta era marcescente, ovviamente era chiusa a chiave, anche se i ferri del meccanismo erano arrugginiti. Bastò un calcio, per fortuna, per aprirla: Martoni, Fereni e la donna erano lì davanti. Entrarono rapidamente:

-Bene, ora dobbiamo trovare una porta che possa portarci di fianco. Il garage è sulla destra, quindi ci basta vedere il lato destro della casa... Restiamo uniti, mi raccomando- spiegò de Robertis

-Se non c'è nulla cosa faremo?- disse Fereni

-Pensiamo a cosa fare se c'è, non si preoccupi...

Erano in un ampio atrio, la luce che riusciva ad entrare dalle finestre era poca, quindi l'ambiente giaceva nella penombra. La stanza fungeva anche da cucina, perché al centro c'era un tavolo con delle sedie ed un caminetto dismesso. Sul lato destro c'erano due porte. Aprendo la prima, li accolse un odore nauseabondo: era il bagno, ed aveva il pavimento pieno d'una fanghiglia appiccicosa. Sperarono non fosse ciò che pensavano, ma non c'erano altre spiegazioni: probabilmente c'era stato qualche allagamento; i sanitari erano sporchi, ma per il disuso, in fondo c'era un finestrone, inutile quanto ingombrante, dato che non passava neanche un raggio di luce. Non entrarono: già da fuori dovettero tapparsi il naso, e poi era non si vedeva traccia di altre porte o accessi. Si diressero verso l'altro accesso, sperando di trovare qualcosa di migliore, e si trovarono in una stanza da letto: lo poterono capire dalla rete, senza materasso, e da due comodini ai lati. In fondo c'era una grande cassettiera, alta, ma non abbastanza da coprire interamente quella che si poteva dire con certezza essere una porta.

-Guardi là, commissario, dietro il mobile!- esclamò Fereni

-Si, l'abbiamo trovata!- esultò de Robertis

-Come fa ad esserne certo?

-Beh, non credo che lei abbia porte nascoste dietro i mobili a casa...

-Lo sento: -confermò la zingara- è lì!

I tre uomini spinsero la cassettiera per spostarla: non era piena, ma bisognava pur nascondere in qualche modo l'ingresso. Così davanti a loro trovarono una porta, questa volta metallica, e non era certo il caso di aprirla con un calcio.

-Ora capisco perché il mobile era leggero: mi sembrava troppo semplice... - disse il custode

-Deve per forza commentare ogni singola cosa?- lo rimproverò la donna.

-Calma, signori. -fece il commissario- Il meccanismo di apertura è rudimentale: mi basterà togliere questa scatola metallica, che lo contiene. Avevo portato il cacciavite per smontare le targhe, ma può essere utile anche per questi scopi.

Fereni, Martoni e la zingara si fecero da parte, senza parlare: la tensione era alta, e si sarebbe dovuto fare tutto in fretta. De Robertis fu rapido: a conferma del buon lavoro si udì un piccolo scatto. La porta si aprì davanti a loro, cigolando: ora il destino ultimo del signor Martoni era ad un passo dall'essere cambiato.

PRIMO ED ULTIMO GIORNO DI VITA  DI UN MORTODove le storie prendono vita. Scoprilo ora