Capitolo 14

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Il giorno seguente alla riconciliazione, ci fu quella che mi piaceva definire la svolta. Come ogni mattina, io e Lavinia ci dirigemmo a scuola in bus, per poi passare i cinque minuti che precedevano il suono della campanella nel Cortile degli studenti, essenzialmente uno spazio esterno alla scuola, comunque situato di fronte ad essa. Metà del mio volto, era coperta dalla mia adorata sciarpa grigia, mentre le mani erano ben immerse nelle tasche del giubbotto. I capelli svolazzavano per via del vento, ed io e Lavinia ridevamo l'una dell'altra. Probabilmente sembravamo due pazze, con i capelli all'aria e le risate udibili da una distanza pari a 3 km.

La mia risata tuttavia, finí prima di quella della mia amica. Sentivo delle mani calde e familiari posarsi sui miei occhi e avvertivo l'odore di fumo misto a colonia che lo distingueva dagli altri. Nonostante l'avessi riconosciuto, finsi il contrario. Era una giornata felice e volevo divertirmi ancora un po, prima di rovinarla con l'inizio delle lezioni.

«Ludovico, lo so che sei tu..» dissi con voce suadente - o almeno ci speravo - e sentendo gli occhi straniti della mia amica addosso.

«Chi cazzo è Ludovico?» sbottò lui infuriato togliendo subito le mani. Mi venne da ridere quando prese a camminare avanti ed indietro di fronte a me aspettando una mia risposta. Risposta che non riuscivo a formulare tant'era divertente la situazione. Ci aveva creduto davvero? Cavoli ed io che pensavo di essere sempre stata un'attrice pessima.

Mi decisi a fermarlo quando lo vidi scuotere la testa e non tornare piú indietro. Forse avevo esagerato un tantino.

«Giacomo aspetta! Stavo scherzando!»
E fu cosí, inseguendolo e richiamandolo di fronte a decine e decine di studenti, che finalmente venivo conosciuta. Sicuramente da quel momento, non sarei passata inosservata. Dopotutto stavo avendo a che fare con il ragazzo piú ambito della scuola, il noto Bad boy. Ma non era la fama quello che mi interessava, anzi, direi che probabilmente era l'ultima cosa che mi interessava. Tutto il mio essere era attratto da lui come un magnete.

Finalmente si fermó, non perché lo volesse - mi duole ammetterlo - ma perchè era giunto di fronte al cancello della scuola che ancora era chiuso. Praticamente si trovava in trappola.

Col fiatone e con le guancie arrossate per diversi motivi - freddo, corsa, imbarazzo dovuto al fatto che sentivo gli occhi di tutti addosso - gli spiegai quello che tenevo dentro da un bel po di tempo per fargli capire che non doveva mai dubitare di quello che provavo per lui. Dovevo fargli entrare in quella testolina sexy che per me era l'unico, cosí come aveva fatto lui con me il giorno prima. The eyes never lie, confidavo su quelle parole.

«Sei davvero un coglione se pensi che io possa anche solo minimamente pensare a qualcun'altro che non sia tu.»

Odiavo il modo in cui cercava di sviare il mio sguardo. Non ero mai stata una fan accanita del contatto visivo, ma con lui era tutto diverso. E magari, guardandomi negli occhi, l'avrebbe capito.

«Chi è Ludovico?»

Avrei voluto sbattere la testa al muro ad entrambi. A me per la frustrazione, a lui per esserne la causa. Grr, non avrei mai più fatto uno scherzo in vita mia.

«Non esiste nessun Ludovico per l'amor del cielo! E se tu mi guardassi negli occhi adesso mi crederesti! » urlai al limite della sopportazione.

Quando finalmente fece quello che avevo implorato, capí che aveva capito. Il suo sorrisetto adornato da deliziose fossette poi, lo confermò.

«Non farlo mai più.»

«Promesso. Mignolino?»

Scosse la testa e si avvicinò fino a far toccare le punte delle nostre scarpe, fino a far confondere i nostri respiri, fino a perdersi reciprocamente l'uno negli occhi dell'altro.

«No. Bacino.»

The eyes never lieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora