Capitolo 10

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Asia

La voce del capo mi giunge alle spalle provocandomi un leggero sussulto "Stai cercando di evitarmi?"

"Non proprio" rispondo guardandolo da sopra una spalla.

"E allora perché non mi rivolgi più la parola?" domanda perplesso, sul suo viso aleggia l'ombra della preoccupazione.

"Lo sai perché" rispondo sfruttando quell'alone misterioso.

Dirgli ho sbagliato e non m'interessi sarebbe controproducente, quindi, tergiverso in questo modo, qualcosa accadrà.

"Ho capito", afferma sbuffando, "hai saputo di Ornella, vorrei sapere chi è che non tiene la bocca chiusa in questo maledetto ufficio?"

Ornella? E adesso chi è Ornella? Mi domando con sgomento, ma ne approfitto sollevata e indago.

"Già" replico aumentando l'espressione dispiaciuta "davvero credevi che non l'avrei saputo?"

"Non credevo fosse un problema", risponde stringendosi nelle spalle, "nessuna tua collega si è mai posta il problema."

"Non siamo tutte uguali" obietto, infastidita dal fatto di non essere stata l'unica.

"Comunque mia moglie non è un problema", tenta di tranquillizzarmi, "siamo una coppia aperta."

"Io no, signore", replico offesa, "adesso se vuole scusarmi ho del lavoro da svolgere" lo informo ad alta voce tornando a dargli del lei.

"Vorrà dire che poserò gli occhi altrove" sussurra al mio orecchio e con passo sicuro si allontana.

L'ufficio piomba nel silenzio dopo la sua uscita. Silenzio che però svanisce con l'arrivo di Katia.

"Che cosa è successo?" mi domanda trafelata, "L'ho visto uscire come una furia."

"Lo sapevi che è sposato?" domando senza rispondere.

"Certo, qui lo sanno tutti" risponde come se fosse una cosa naturale.

"Io non lo sapevo", protesto arrabbiata, "perché non me lo hai detto?"

"Credevo lo sapessi!" si giustifica portandosi le mani al cuore.

"E tutte le cazzate che hai detto sul fatto che eravamo perfetti insieme?" domando in modo retorico "bella amica, complimenti" infierisco delusa.

"Dai Asia, non fare l'esagerata. Vuoi farmi credere che non ti sia piaciuto?" domanda con una nota maligna nella voce "non fai altro che stare da sola a compiangerti, vesti male, sei sempre senza trucco e non c'è uno straccio di uomo che ti si fila, dovresti essermi grata per averti aiutata."

"Aiutata a fare cosa?" chiedo furente.

Non mi piace la piega che sta prendendo questo discorso.

"Chi credi che ti abbia messo in luce con lui" ride perfida.

Ma davvero era mia amica? Mi chiedo mentre guardo il suo viso imbruttito da un ghigno sprezzante.

"Lui non sapeva neanche della tua esistenza" ride ancora di gusto "sei patetica. Dovresti dirmi grazie."

Nella mente, milioni di parole arcaiche corrono all'impazzata vogliose di essere pronunciate. Formule magiche capaci di azzittire quella bocca da vipera premono per uscire. Con un notevole sforzo mi calmo emettendo un lungo respiro.

"Non parli?" domanda derisoria.

"No", rispondo a denti stretti, "perché se dicessi quello che mi passa per la mente tu saresti una donna morta."

I suoi occhi si spalancano sorpresi e il sorriso di scherno si tramuta in uno di paura.

"Tu sei pazza" balbetta realmente spaventata.

"Esatto" confermo con un ghigno, il terrore che leggo nei suoi occhi mi galvanizza.

"Me ne vado" m'informa come se dovesse importarmi e veloce corre via, come se ad inseguirla ci fosse un cane con la rabbia.

Così impari, stronza! gioisco in modo strano e automaticamente la mente viaggia alla serata trascorsa con il capo. Che bastardo! Penso con rammarico e con una punta di dolore.

Non perché ne sia innamorata, il dolore è causato dal mio orgoglio ferito, in fondo sono pur sempre una donna e, tra gli insulti di Erik e questo, non ne esco proprio bene.

Erik? Cosa diavolo centra lui, adesso? Mi ammonisco con fastidio, mentre la porta dell'ufficio si spalanca con un rumore fastidioso.

"Si può sapere cosa le hai detto?"

"A chi?" ribatto a testa alta, il dottor Marini è corso in aiuto della sua bella.

"Lo sai" risponde appoggiando i pugni sulla scrivania.

I suoi occhi neri scintillano di rabbia e la mascella irrigidita mi fa capire che è proprio arrabbiato.

"Se Katia ha i nervi tesi non è colpa mia" rispondo alzandomi e, imitandolo con la posizione aggiungo, "dovevi pensarci prima di venire a letto con me."

"Questo cosa centra?" domanda da vero idiota.

"Avete organizzato un bel giochetto per farmi fare la figura della scema, bravi!" mi complimento con tono tagliente "ma forse non le è ancora passata la cotta per te" sottolineo dandogli del tu in modo arrogante.

"Non abbiamo complottato niente, noi.."

"Abbi almeno il buon gusto di tacere" lo interrompo accecata da una rabbia quasi incomprensibile, sentirmi usata così, è devastante.

"Se esci da quella porta lo fai per sempre" minaccia fermandomi davanti all'uscio.

Con deliberata lentezza mi giro a guardarlo da sopra una spalla "Tanto meglio" rispondo con un sorrisino tirato sulle labbra "ho proprio voglia di cambiare lavoro" lo informo uscendo.

La sua mano si aggrappa al mio polso "Dopo tutti questi anni non puoi abbandonarci" supplica con gli occhi, più che con la voce.

"Certo che posso" replico divertita dalla sua preoccupazione, lo so bene che perde la sua migliore venditrice.

Con facilità sguscio dalla sua presa e girandomi di centoottanta gradi concludo "domani ti porto le dimissioni e vengo a prendere la mia roba. Discorso chiuso."

Sicura esco dall'edificio.

Una strana tranquillità mi avvolge mentre sento allontanarsi il peso opprimente di quel luogo e di quelle persone false e ipocrite che mi hanno profondamente tradito.

Curse's Blood - Vol. 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora