Vecchie amicizie

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Ti guardasti attorno con aria circospetta: la "stanza" in cui eri capitato sembrava letteralmente un tendone da circo; non ti ricordavi nulla della notte precedente, solo che avevi bevuto molto e ti eri ubriacato a tal punto da addormentarti.

«Dove sono?» Ti sei chiesto disinvolto, un leggero mal di testa che ti martellava la mente già confusa da ricordi frammentati e offuscati; non che fosse poi così necessario domandarselo visto che uno strano presentimento che pervadeva il tuo corpo, ti diceva che non lo avresti mai capito o scoperto.

Non potevi nemmeno alzarti visto che un paio di corde ti tenevano bloccato su una sedia, stringendo saldamente caviglie e polsi; eri al centro di quel tendone, con un unico riflettore che puntava la luce proprio su di te.

«Ma come dove sei?! Sei nel mio FANTASTICO circo!» Cinguettò allegra una voce che sembrò provenire da dietro di te: era rauca e profonda, in qualche modo sembrava familiare...
Ti girasti lentamente: non c'era nessuno; non si vedeva neppure bene data l'oscurità che incombeva all'interno del padiglione e ti circondava.
Ed ecco che qualcuno voltò bruscamente il tuo viso dall'altra parte, facendo incrociare il tuo sguardo con il suo: era... un pagliaccio?
Un pagliaccio completamente in bianco e nero; ti fissava divertito con i suoi crudeli occhi bianchi, dall'alto dei suoi quasi due metri.

Era spaventoso.

«Chi... chi diavolo sei tu? Cosa vuoi?»
La tua voce risultava leggermente roca e ti pizzicava la gola, come se avessi ingoiato un peperoncino piccante.
«Sono CONTENTO che tu l'abbia chiesto! Io sono "Laughing Jack", quello che un tempo era il tuo migliore amico!» Incominciò lui con tono goioso.
«Eh?»
Insistetti con nervosismo; in tutta risposta, lui rise.
«Di cosa stai parlando
Ricalcasti quella frase con più aggressività, eppure, non sembrò smuoverlo nemmeno un po'.
«È divertente notare come dimenticate sempre i vecchi amici, quelli che non vi servono più, e li buttate via come se fossero giocattoli.»
Esclamò lui, come mise le mani sproporzialmente grandi sui fianchi, i quali sprofondarono al contatto con le dita affusolate... come se la sua pelle fosse fatta di un materiale morbido e comprimibile.

«Tu sei pazzo.» Esalasti dopo una breve pausa, osservando come, lentamente, il sorriso formatasi fulmineo sulla faccia del pagliaccio, stava sparendo per lasciare spazio a un'espressione indecifrabile.
«Mi vuoi dire chi sei realmente e cosa vuoi? E soprattutto, dove sono?»
Decidesti di fare una mossa azzardata.

Fu un attimo.
Iniziò a schiamazzare cercando di trattenere i risolini, ma niente da fare; cominciò a ridere a crepapelle e fu costretto a tenersi il ventre per le troppe risate.
Ma cosa c'era di così divertente?
«Mhm... oh, dovresti saperlo, Reggie! Ho intenzione di giocare un po' con te, come ai bei vecchi tempi!»
Spalancasti gli occhi: come faceva a sapere il tuo nome?
«Che... che vuoi dire? E come sai come mi chiamo?»
«Oh, ma io so praticamente tutto su di te! So, per esempio, che ti sei comportato da bambino cattivo. E non si fa, sai? Ti sei dimenticato di me, anche tu!»

Si girò e ti diede le spalle, posando una mano sotto il mento e l'altra a sorreggere il braccio opposto; tu, dall'altra parte, rimanesti senza parole.

«Ti ho osservato per un po'... ultimamente... fai tanti giochi a cui io non so giocare.»
«Tu... tu mi hai spiato?!»
Si girò verso di te. «Ero solo curioso... insomma, mi chiedevo: "Cosa avrà fatto il mio caro amico in tutto questo tempo?!". Per esempio, quel gioco a cui giochi sempre con... quella tua "amica": perché ci giochi sempre con lei e non con qualcun altro? È brava, forse?»
Sentisti la rabbia ribollire in corpo, ma non potevi negare che fossi anche imbarazzato dal momento che capisti a cosa si stesse riferendo...

Forse la tua "amica" era tua moglie; e quel gioco così "misterioso" era... beh... no, lasciamo perdere.

Si avvicinò a te sorridente.
«Anch'io ho giocato con la tua amica.»
«COSA?!»
«Oh no, non ho giocato a quel gioco! Non conosco nemmeno le regole! Ho giocato insieme a lei al mio, di gioco, quello che mi piace tanto. È stato bello.»
«Che "gioco"?»
Lui sembrò stupito, ma non lo diede a vedere più di tanto.
«Il più bello che possa esistere! Il mio preferito.»
«Mi prendi in giro? Se questo è una specie di scherzo, non è affatto divertente! Dov'è mia moglie? Che cosa le hai fatto?»
Lo sguardo del clown si fece dubbioso. «Hmm... cos'è questo, un gioco a cui stai giocando? "Essere noiosi"? Che noia! Perché non torni come prima, un minuto fa, quando eri così divertente?!»
«Porca puttana, tu sei bacato!»
«Oh, ma come sei maleducato! Mamma e papà non ti hanno insegnato a tenere un po' la bocca chiusa?! Oh no, non mi stupisce! Dopotutto, visto come sei diventato, sono stati dei genitori un po' incapaci, non credi?»
Sbuffasti irritato. «Sta' zitto!»

Era in grado di farsi odiare in poco tempo; chissà quanto ci avrebbe messo a farti impazzire...
E chissà quanto tu avresti retto.

Ma lui non poteva capire, no.
Era uno sconosciuto e quella tua vita schifosa che ti era capitata... nessuno ti avrebbe capito davvero, e non sopportavi quelli che ti provocavano tirando in mezzo la tua inutile esistenza, soprattutto luridi stalker come lui.

Puzzle| Laughing JackDove le storie prendono vita. Scoprilo ora