Il sorriso del clown scomparve subito, venendo sostituito da un'altra espressione neutra che non ti diceva niente.
«Allora?» Iniziasti tu abbastanza nervoso, con mille paranoie che si proiettavano nella tua mente a nastro.
Una voce.
Una voce femminile, dolce, timida, maledettamente familiare... la sentivi nella tua testa dirti sottovoce frasi incomprensibili.Ti girasti lentamente con il cuore che batteva all'impazzata, vedendo nient'altro che la tua ombra che stava prendendo un'altra forma, leggermente scarna e deformata; quella voce che sembrava che ti stesse sussurrando all'orecchio, si trasformò ben presto in un gemito soffocato, come se stesse soffrendo.
«Io non ho detto che l'avresti vista subito.» Incominciò il clown dietro di te. «Io ho detto che l'avresti vista se avessi vinto.»
Deglutisti lentamente, riuscendo a malapena a mandare giù quel nodo alla gola che si era bloccato nel vedere la tua stessa ombra assumere una forma diversa; il tono del pagliaccio era passato ad essere giocoso e amichevole, a serio e cupo, come se si fosse improvvisamente innervosito.Quell'ombra femminile... non ne eri sicuro, ma avevi l'impressione di averla già vista.
Osservasti la donna prendere una forma più tridimensionale, come restò lì ad osservarti con le braccia a penzoloni; una porzione del suo cranio mancava e si poteva vedere parte del cervello schiacciato, come se avesse sbattuto violentemente contro qualcosa.
Ti girasti di scatto verso Jack, il quale non fece che sorriderti. Di nuovo.«Sei pronto a giocare?» Ti chiese entusiasta, quindi cambiando subito umore.
Indietreggiasti ponendo le mani in avanti in segno di protezione, andando erroneamente ad urtare qualcosa.
«Perché ci hai abbandonati?»
Ti voltasti ancora una volta verso quella strana figura, di cui il viso era a pochi centimetri dal tuo: ti fissava ad occhi spalancati e privi di palpebre, con quelle sue pupille bianche, e la sua mandibola aperta faceva intravedere i suoi denti marci e la lunga lingua nera; quella "cosa" sbavava pure: un filo di saliva partiva dal labbro inferiore e pendeva dal mento.Senza lasciarti intimorire, assestasti un forte calcio contro il suo stomaco, come lei urlò in risposta e il suo corpo iniziò a diventare polvere.
«Cosa sono questi cosi?!»
Facesti un giro su te stesso per incontrare lo sguardo del pagliaccio, che però era svanito nel nulla.Avresti desiderato scappare via, ma non potevi: non potevi perché l'uscita non c'era.
Era un tendone completamente senza uscite.Vedesti solo altre figure davanti a te anch'esse dal viso sfigurato e non solo, come se il loro corpo fosse stato consumato dalle fiamme: erano un uomo sui quarant'anni e una bambina sui sette.
«Perché ci fai questo?»
Quest'ultima ti guardò angosciosamente, come da quello che rimaneva delle orbite dove dovevano esserci gli occhi, iniziò a colare un liquido color porpora simile al sangue.
«Voi non esistete!» Urlasti, come il corpo della bambina iniziò ad aprirsi in due e caramelle di mille colori iniziarono ad uscire come una pignatta dal suo corpo squartato.
«Tu sei un mostro! È tutta colpa tua!»
E mentre la figura maschile rimanente continuava ad urlare senza sosta mischiandosi insieme ad altre voci, afferrasti un coltello da uno di quei banconi da tortura e infilzasti la lama affilata nel petto dell'uomo, macchiando i tuoi vestiti di una sostanza nerastra nel mentre il suo cadavere si polverizzava, proprio come quello della donna.Un battito di mani si levò in aria riportandoti alla realtà; osservasti le tue mani sporche di quel liquido dall'odore nauseabondo.
«Non è stato meraviglioso?!»
«Me... meraviglioso...?»
«Hai vinto il gioco! Non l'hai trovato assolutamente divertente? Adesso... c'è il premio speciale!»
Jack si sedette sul bancone di legno e iniziò a ridacchiare.
«Che... che cos'erano... questi...?»
«Questa... questa era la tua famigliola.»
L'espressione di Jack era coscienziosa, le sue mani viaggiavano indisturbate sulla superficie di legno accarezzandola; non smetteva nemmeno un minuto di fissarti con quel suo sguardo ipnotico e penetrante.
«Famiglia...»
«Li hai dimenticati. Come hai dimenticato me.» Ti interruppe il pagliaccio con una nota di tristezza nella voce: non era una recita, sembrava realmente dispiaciuto.
«Ma adesso che siamo di nuovo insieme...», continuò, «... giocheremo ancora, non è così?»
Non desti risposta a quella domanda semplicemente perché una risposta non ce l'avevi.
Eri così confuso, così tante domande...
«Io... io non ho una famiglia... non ho nessuno...»
«Oh, ma certo che hai qualcuno! Hai me, il tuo migliore amico!» Esclamò il pagliaccio alzandosi di scatto dal tavolo. «E dal momento che hai vinto il gioco, ti darò un premio speciale!»
«Mi farai vedere mia moglie, finalmente?»
La voce scossa, gli occhi speranzosi; non badasti neanche a quello che ti venne detto sulla tua famiglia, men che meno a quello che successe: volevi rivedere solo lei.
Solo lei.
«Io sono un amico di parola.» Ribatté lui allargando le braccia.
Lo seguisti con lo sguardo mentre si avvicinava a uno di quei tavoli con le contenzioni.
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Puzzle| Laughing Jack
Fanfic"È stato così facile dimenticare chi ti è stato accanto quando accanto a te non c'era nessuno?"